Inaugurazione mostra. Restituita alla città un piccola parte della sua archelogia
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- Pubblicato Martedì, 24 Gennaio 2017 16:33
- Scritto da Teresa Gallone
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Museo Archeologico Di Donna “restituito” a Rutigliano
Inaugurazione mostra temporanea “Restituzioni” – le collezioni private riconsegnate ai Rutiglianesi
di Teresa Gallone
Rutigliano. Lunedì 23 gennaio scorso dopo un complesso iter di rinnovamento e riqualificazione il Museo Archeologico “Di Donna” ha riaperto le porte al pubblico. Battezza quello che ci si augura sia un cammino di attività costante del Museo, la mostra “Restituzioni – Le collezioni private riconsegnate ai Rutiglianesi”.
Sono intervenuti alla cerimonia di inaugurazione Fabrizio Vona, direttore del Polo Museale della Puglia, Luigi La Rocca, direttore della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la Città Metropolitana di Bari, Antonio Lombardo, delegato in vece dell’assessore all’Industria Turistica e Culturale Loredana Capone.
Ha condiviso i dettagli dell’allestimento presente e dei progetti futuri la direttrice scientifica Elena Saponaro. Hanno contribuito inoltre il sindaco Roberto Romagno e l’onorevole Nuccio Altieri. Gli interventi di esperti e autorità sono stati moderati dall’archeologa membro della Pro Loco Rutigliano Viriana Redavid.
La moderatrice Redavid ha aperto dando al pubblico un quadro dettagliato dei mezzi impiegati per la realizzazione del progetto, illustrandone inoltre obiettivi a breve e lungo termine. Una squadra di archeologi e volontari di Pro Loco Rutigliano e Archeoclub, coordinata da Elena Saponaro, ha portato alla luce più di duecento reperti di varie tipologie e dimensioni, celati nel piano interrato del museo e fortunatamente ancora in buone condizioni.
L’esame degli esperti ha poi chiarito la natura degli oggetti e ha dato l’input per la realizzazione concreta dell’esposizione. Si tratterebbe di oggetti di uso quotidiano, preziosissimi per una scientifica ricostruzione storiografica di vita e costumi delle popolazioni autoctone attive sul territorio dal Neolitico all’Alto Medioevo.
L’allestimento di questa prima esposizione di reperti funge da apripista per un futuro iter di ricerche archeologico scientifiche con l’obiettivo di restituire testimonianze valenti delle radici antropologiche e storiche della comunità.
Restituzione, riappropriazione e comunicazione sarebbero stati gli obiettivi primari che hanno orientato il lavoro di Roberto Romagno, intervenuto successivamente. Il sindaco ha fatto presente che la riapertura del Museo non debba essere percepita come punto di arrivo ma come premessa per la costruzione di una realtà stabile e concreta.
Il progetto finale vedrebbe il Comune di Rutigliano come punto di attrazione turistica e scientifica resa possibile dall’attività incrociata di tre entità museali complete, MUDIAS, Museo del Fischietto in Terracotta e Museo Archeologico. Completerebbe l’offerta turistico scientifica la supposta riapertura del Museo delle Antiche Arti e Mestieri. La creazione di una rete museale di questo tipo andrebbe a mettere in moto il processo di richiesta e impiego di professionalità specializzate.
Roberto Romagno si è detto completamente compreso in questo progetto, desideroso di mettere a frutto l’esperienza e lo studio dei volontari che hanno contribuito alla riapertura del Museo Archeologico. Ha concluso il suo intervento mettendo in evidenza altri due punti salienti da concretizzare: il trasferimento definitivo dei beni archeologici rutiglianesi ora presenti nei siti museali di Taranto e Gioia del Colle e il sodalizio con la macchina economico turistica per inserire il Comune fra le mete pugliesi di primario interesse.
In accordo con il sindaco a proposito della creazione di una rete museale attiva e della promozione economico turistica del territorio, hanno poi preso la parola Antonio Lombardo e Fabrizio Vona. Il delegato dell’assessore Loredana Capone ha fatto presente al pubblico l’importanza di ricontestualizzare il finanziamento regionale di cui ci si è serviti per l’apertura del Museo Archeologico, datato 2007-2011.
Ciò sarebbe possibile lavorando su tre obiettivi preminenti: studiare la domanda culturale e rapportarsi in sua funzione offrendo prospettive stimolanti, fare dell’innovazione tecnologica un mezzo di ausilio e non un concetto in contrasto con il lavoro storico archeologico, sondare il mercato e investire in professionalità in grado di presentare progetti appetibili per la fruizione delle risorse del POR FESR – Puglia 2014/2020 (Programmazione Europea Sviluppo Regionale).
Compito dell’amministrazione comunale e dei responsabili di gestione dei musei sarebbe quello di prodigarsi a investire in risorse e professionalità per innescare un circolo virtuoso di promozione turistico culturale e creazione di impiego. Su questa scia Fabrizio Vona si è detto soddisfatto del lavoro congiunto delle associazioni culturali e dell’amministrazione rutiglianese, elogiando la perseveranza di Gianvito Altieri e di Roberto Romagno oltre che la professionalità mostrata dai membri della Pro Loco Rutigliano.
Il direttore del Polo Museale della Puglia ha puntato sulla parzialità del risultato ottenuto, notevole considerata l’estensione del Comune ma ancora perfettibile. Ciò che a suo dire rende la mostra inaugurale di considerevole interesse è il ruolo che il collezionismo privato a giocato. L’allestimento “Restituzioni” infatti è stato possibile solo grazie alla devota aspirazione alla raccolta e alla valorizzazione di reperti e manufatti autoctoni di quattro figure eminenti della comunità: Pippo Catamo, Giuseppe Colamussi, Nicola Didonna e Saverio Dioguardi.
A tali personalità la cittadinanza deve la gratitudine per un lascito così prezioso e l’impegno per un degno riconoscimento e valorizzazione di un lavoro encomiabile di ricostruzione del percorso storico delle comunità che hanno preceduto quella attuale.
Sul concetto di mostra inaugurale come punto di partenza e non di arrivo ha insistito Luigi La Rocca, con una rapida cronistoria dei lavori archeologici in territorio rutiglianese, attività che hanno consentito di portare alla luce elementi fondamentali per la ricostruzione del contesto etnico, antropologico e storico della comunità. In virtù dell’efficacia e dell’impegno dei precedenti lavori di scavo, La Rocca ha posto come obiettivo primario di questo percorso l’acquisizione di ulteriori terreni in zona Castiello per continuare i lavori e arrivare alla costruzione di un parco archeologico che offra al fruitore un’esperienza totale del patrimonio rutiglianese. A proposito dell’allestimento “Restituzioni” ha sottolineato l’impegno delle professionalità spese per la concretizzazione, medium affidabile per il superamento dei supposti problemi di gestione di una futura mostra permanente.
Anche l’onorevole Nuccio Altieri si è dichiarato concorde sul progetto di costituzione di un parco archeologico, sottolineando il ruolo della cultura e della fruizione attiva di questa come promotore forte di espansione in ogni ambito.
Ha chiuso la conferenza inaugurale la direttrice scientifica del Museo Archeologico, Elena Saponaro, già direttrice del Museo Nazionale Jatta di Ruvo di Puglia e del Museo Archeologica Nazionale di Altamura. In qualità di coordinatrice e supervisore dell’allestimento, ha illustrato le linee guida della mostra.
A suo dire, “Restituzioni” sarebbe stata concepita in modo innovativo, non puntando sulla valorizzazione fine a sé del reperto ma sulla sua collocazione in un percorso di contestualizzazione che ne metta in evidenza uso e storia. Si parte da un oggetto di punta che colpisca subito il visitatore e lo orienti nel percorso museale che va a mettere in luce vari aspetti della storia etnico antropologica delle comunità presenti sul territorio. È stata data la preminenza alla sfera quotidiana delle popolazioni, mostrando attraverso gli oggetti l’evoluzione delle tecniche agricole e artigianali tipiche degli agglomerati pre-urbani neolitici sino ad arrivare all’Alto Medioevo.
Fra i reperti di punta, va menzionata la presenza delle piramidi fittili (collezione Catamo), di uso prettamente femminile e variegato: si pensa fossero destinati alla produzione laniera come pesi per il telaio o utilizzati in generale ambito domestico. Vista la presenza di questi oggetti in contesti sepolcrali, si potrebbe supporre che avessero anche una qualche valenza in ambito religioso. L’individuazione precisa della loro funzione è al momento impossibile da definire.
Particolarmente pregevole anche l’anfora lenticolare a decorazione vegetale (collezione Colamussi) databile intorno al V-IV secolo a.C., manufatto simbolo della perizia nella lavorazione della ceramica già molto fiorente nel territorio. Spicca direttamente dalla necropoli di Purgatorio il kalathos (collezione Didonna), vaso con radici antichissime di uso prettamente domestico e femminile, deputato alla raccolta di oggetti o alla conservazione di frutta e cereali. Di simile funzione domestica l’askos in esposizione (collezione Dioguardi), contenitore votato alla conservazione dell’olio e di ausilio per le lampade.
La destinazione e la contestualizzazione degli oggetti in mostra sono illustrate attraverso didascalie e cataloghi fruibili a tutti i visitatori, pensati per una comunicazione diretta e agile. Maggiori notizie sui reperti in esposizione sono stati messi a disposizione del pubblico e facilmente reperibili a qualsiasi visitatore.
La direttrice Saponaro ha poi chiuso invitando gli avventori a notare il particolare accostamento dei reperti ai manufatti in terracotta dei figuli rutiglianesi, a suo dire ulteriore contributo al dispiegamento della storia etnico antropologica della comunità.
La mostra archeologica “Restituzioni – Le collezioni private riconsegnate ai Rutiglianesi” rimarrà aperta dal 23 gennaio 2017 al 16 luglio 2017 con la possibilità di visite guidate gratuite offerte dalle professionalità delle associazioni culturali del Comune.
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