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Inclusione e contrasto alla povertà, presentato il Reddito di Dignità

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red-conf comune


di Rosalba Lasorella

«Il reddito di dignità non è un provvedimento assistenzialistico. E' una misura di giustizia sociale e, dunque, un investimento di speranza». Lo ha sostenuto sempre con grande convinzione l’associazione “Libera” di Don Luigi Ciotti, promotrice insieme al “Gruppo Abele” della campagna nazionale “Miseria Ladra”, nell’ambito della quale si proponeva l’introduzione del «Reddito Minimo per una vita dignitosa, in quanto misura di intervento sociale pro-attiva, come avviene nella quasi totalità dei Paesi dell’Unione Europea».Dibattiti, petizioni, coordinamenti, manifestazioni fino a quando con la legge n.3 del 14 marzo 2016 il Consiglio Regionale della Puglia ha ufficializzato l’adozione di tale strumento approvandone conseguentemente il Regolamento operativo.

La presentazione delle domande sul portale dedicato www.sistema.puglia.it si è resa possibile a partire dallo scorso 26 luglio e ha subito coinvolto un numero cospicuo di cittadini: alle ore 7 del giovedì successivo le richieste in lavorazione erano ben 1113, di cui 851 già completate (oggi si parla di 18000).

Non è, tuttavia, sull’incidenza dei dati già verificati che si è incentrato l’incontro tenutosi venerdì 30 settembre presso il Museo Civico Archeologico “Di Donna”, bensì sull’illustrazione di quelle caratteristiche strutturali ancora sconosciute ai tanti possibili fruitori della misura. L’appuntamento, organizzato dal Comune di Rutigliano come previsto dall’Ambito Territoriale n.11, è stato introdotto dall’ex Assessore ai Servizi Sociali Anna Ancona (ormai dimissionaria), la quale ha tracciato una linea di continuità con i “Cantieri di Cittadinanza” presentati alla comunità circa un ared-conf comune-1nno fa.

Al suo fianco il funzionario dell’Ambito Territoriale di riferimento dott. Filippo Lorusso e il funzionario regionale Franco Lacarra, chiamato ad esporre gli elementi chiave del ReD e di quella che è stata definita come una vera «svolta nei processi di inclusione sociale». L’avvio della sperimentazione che ha indotto al lancio del SIA (Sostegno Inclusione Attiva) sembra, infatti, nascere da una particolare urgenza riscontrata non solo dal punto di vista sociale: l’Italia non si è mai dotata di uno strumento universalistico atto a contrastare la povertà assoluta, preferendo piuttosto l’elargizione di contributi sporadici che pongono le istituzioni in una posizione di assistenza passiva.

La prospettiva sta ora cambiando: non semplici benefit elargiti a fronte di requisiti più o meno rigidamente controllati, ma percorsi condivisi di re-introduzione nel mondo del lavoro. Come si legge sul sito dedicato: «Una volta individuati i destinatari del ReD, dopo una meticolosa di istruttoria su piattaforma informatica, questi sono invitati dal Comune di riferimento, grazie a un’équipe multi professionale, coadiuvata dal Servizio sociale professionale e dal Centro per l’Impiego territoriale, a definire il proprio patto individuale di inclusione sociale attiva».

Ad una vera e propria squadra di tecnici è, dunque, affidato il compito di costruire un progetto personalizzato che tenga conto dei fabbisogni del richiedente, delle sue propensioni, nonché delle richieste avanzate dalle aziende, le associazioni, gli enti pubblici e privati che donano la propria disponibilità ad accogliere i tirocinanti.

La sottoscrizione di tale patto è obbligatoria ai fini dell’ottenimento e del mantenimento del ReD, il cui «contributo monetario» può arrivare fino a 600 euro mensili per una famiglia composta da 5 persone (accreditato su una normale carta ricaricabile).
Ma chi sono i destinatari del ReD?

Fondamentalmente possono accedere al Reddito di Dignità regionale tutte le persone e tutte le famiglie residenti in Puglia da almeno dodici mesi dalla data di presentazione della domanda con Isee inferiore a 3mila euro annui. Stessi diritti per i cittadini comunitari, ovvero i cittadini stranieri con regolare permesso di soggiorno, ammesso che siano residenti in un Comune pugliese da almeno dodici mesi.

Il funzionario Lacarra ha approfondito i requisiti necessari, l’iter procedurale, le opportunità e i limiti della misura regionale, rispondendo ai diversi interventi dell’attento pubblico presente in sala. Ha, inoltre, più volte sottolineato che il ReD è coordinato nonché integrato con il SIA, essendo concepiti come strumenti finanziari che si intrecciano al servizio della persona: nonostante i criteri di accesso siano leggermente differenti, la Regione prevede che sia possibile inoltrare un’unica domanda per un’unica procedura, al fine di ottenere un’unica erogazione e un’unica presa in carico con il patto di inclusione.

Tutte le richieste possono essere personalmente inoltrate attraverso l’apposita piattaforma o tramite assistenza del CAF. Una modalità che dovrebbe agevolare il lavoro burocratico e non esporre eccessivamente i cittadini alla gogna del proprio disagio.
Per approfondimenti: www.sistema.puglia.it


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