"Sarei curioso di conoscere il parere della redazione..."
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- Pubblicato Giovedì, 08 Settembre 2016 23:57
- Scritto da Gianni Nicastro
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di Gianni Nicastro
"# exwarhero 2016-09-08 14:39
Sarei curioso di conoscere il parere della redazione sul dibattito generato dalla vignetta. Dobbiamo considerare voce univoca quella del. sacerdote?"
Non avrei voluto parlare di questa storia, ma sono sollecitato a farlo.
Quelle due vignette sono state sopravvalutate dalla intellighenzia, soprattutto di sinistra, che ci ha visto la denuncia della fragilità del patrimonio edilizio di un paese fortemente soggetto a terremoti, che piange ad ogni tragedia -puntuale come un orologio- i suoi morti, i suoi paesi distrutti, senza investire un euro nella prevenzione dei disastri, ma stanziando miliardi di euro per una ricostruzione che, altrettanto puntualmente, finisce nelle mani di speculatori edili, corruttori, concussori e via dicendo.
Ok, è vero tutto; ma questo, secondo me, non c’entra nulla con le vignette di Charlie Hebdo.
Se l’autore di quelle vignette avesse voluto dire qualcosa di simile, avrebbe disegnato altro, avrebbe fatto un’altra battuta. Magari avrebbe disegnato un affarista palazzinaro, agganciato alla politica, che -poche ore dopo il terremoto- al telefono si mette a ridere, godurioso, pensando agli appalti della ricostruzione che lui sicuramente intercetterà grazie a quegli agganci, cosa che è successa davvero dopo il terremoto dell’Aquila. C’erano tanti altri fatti a cui ci si poteva ispirare se si voleva fare satira finalizzata alla denuncia.
No, per me il senso di quelle vignette è molto più banale, solletica lo humor francese sugli italiani; una banalità che traspare dagli stereotipi sull’Italia molto in voga all’estero, quindi anche in Francia. Le “penne al sugo di pomodoro”, “gratinate”, “la lasagna”; manca solo la pizza e il mandolino.
Con la vignetta di risposta all’indignazione suscitata dalla prima, “Charlie” infierisce, ancora, utilizzando lo stereotipo più deleterio per l’Italia: la mafia. Perché ve la prendete con Charlie, dice il vignettista, non è Charlie che ha costruito le case, “c'est la mafia!”. Quindi, le case ad Amatrice -è lì che ha colpito il terremoto- le ha costruite Riina, Badalamenti e Provenzano. Quindi l’Italia, se non è penne al sugo di pomodoro e lasagne è mafia.
Sciorinare inossidabili stereotipi (“séisme a’ l’italienne”) sull’Italia e gli italiani, utilizzando la tragedia del terremoto, carica di morte e disperazione, è deplorevole.
Viva la libertà di satira certo, ma io non sono “Charlie”, non lo sono mai stato.