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Nota settimanale. Beatrice Lorenzin scivola sul «Fertility day...»

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di Sac. Pasquale Pirulli    
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L’ultima iniziativa della ministra della Salute On. Beatrice Lorenzin che precedentemente aveva dichiarato alcuni essenziali esami diagnostici non mutuabili, soltanto in base a calcoli economici, gettando così nella preoccupazione numerosi pazienti anche anziani, ha indetto per il 22 settembre la celebrazione del Fertility Day nelle piazze di Roma, Bologna, Padova e Catania.

La estemporanea iniziativa rientra nel Piano nazionale per la Fertilità “Difendi la tua fertilità, prepara una colla nel tuo avvenire” che si propone di avviare una politica di sostegno alla genitorialità con lo scopo di “collocare la Fertilità al centro delle politiche sanitarie ed educative”.

Le tappe di questo singolare piano sono le seguenti:
- Informare i cittadini sul ruolo della fertilità (durata e rischi);
- Fornire assistenza sanitaria qualificata (prevenzione, diagnosi e ripristino della fertilità);
- Sviluppare la conoscenza della fertilità per una genitorialità consapevole e autonoma;
- Operare un capovolgimento della mentalità corrente in riferimento alla procreazione;
- Celebrare questa rivoluzione istituendo il “Fertility Day”: “Giornata nazionale di informazione e formazione sulla fertilità con la parola d’ordine “Progetto della Maternità”.

Gli slogans (12 cartoline) di promozione del “Fertility Day” sono contrassegnati dal marketing più fantasioso e becero ed eccone alcuni:
“La bellezza non ha età, la fertilità sì”; “La fertilità è una scelta di coppia e non un bene comune”; “Non mandare gli spermatozoi in fumo”; Un figlio e a tempo indeterminato, il mio lavoro no”.

Si è scatenata una bagarre proprio sulla iniziativa provocatoria che pare trattare il delicato tema della genitorialità, propria dell’uomo e della donna che vivono una esperienza di amore ed che è servizio alla vita, come se si trattasse della “fertilità” biologica propria dei bovini, dei polli e dei conigli in batteria. Il linguaggio utilizzato nella comunicazione poi è quanto mai offensivo alle stesse donne.

La stessa Lorenzin è sembrata accorgersi della gigantesca gaffe ed ha dichiarato: “Nessuno qui è innamorato di un messaggio di comunicazione; il messaggio deve arrivare corretto. Se ci sono delle immagini che sono state vissute come un’offesa, penso che nessuno in questo ministero abbia questo desiderio; ho già dato mandato di poterle riformulare”.

E poi insiste: “Questo non è un invito alla gravidanza; è un invito alla consapevolezza della propria fertilità” e difende il suo piano: “Rinunciamo a fare politiche per la salute perché bisogna fare gli asili? Bisogna fare gli asili e le politiche per la Salute. Tra l’altro puoi fare gli asili, ma poi se si è sterili e non si riesce ad avere figli non abbiamo i bambini da metterci dentro”.

Qualcuno ha stigmatizzato questa indebita e volgare invasione nella sfera privata dalla vita personale e familiare definendo il ministero della Salute, di cui è titolare l’on. Beatrice Lorenzin, come il “Ministero dell’Invadenza” e coniando altri slogans provocatori di questo tenore: “Da quanto tempo non fai la doccia? Da quanti anni non vai in vacanza? La fertilità è affar nostro non di Stato!”. 

Questa volta il premier Matteo Renzi le ha dato sulla voce: “Non conosco nessuno dei miei amici che fa un figlio perché vede un cartellone pubblicitario… Però conosco tante ragazze della mia generazione che mi dicono: “Come faccio, Matteo, a fare un figlio se non ho i nonni, sono in uno stato di precarietà costante”.

La cocciuta Lorenzin ha replicato: “Nella decisione di avere figli l’aspetto economico è il grande tema che deve affrontare l’Italia: un Paese dove non crescono bimbi deve fare politiche a sostegno di natalità, donna e lavoro”.   

Un sola parola, o meglio un consiglio, ai nostri governanti che discettano di temi tanto decisivi per il nostro paese quali la famiglia, i figli, ecc. La Chiesa cattolica con la guida di papa Francesco si è soffermata nello studio di questi problemi che interessano l’avvenire dell’umanità in ben due sinodi e allora regaliamo alla ministra della Salute il volumetto della esortazione “Amoris laetitia”.

Dalla sua lettura non troverà indicazioni sulla quadratura dei bilanci del suo ministero ma forse avrà modo di una riflessione sulla vocazione dell’uomo e della donna a vivere nella famiglia una esperienza di amore fedele e di servizio gioioso alla vita.



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