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Nota estiva. Burka, burkini e… Pirandello!

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burkini


di Sac. Pasquale Pirulli  
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Alcuni sindaci della Costa Azzurra (Cannes, Nizza, ecc.) hanno proibito l’accesso in spiaggia alle donne islamiche che indossano il burkini, versione estiva in ambiente marino del tradizionale burka. Si sono aperte accese discussioni tra chi ritiene questo vestito incompatibile con le tradizioni francesi e chi invoca il principio della libertà della persona a gestirvi come meglio crede in base alla propria cultura.

Il primo ministro francese Valls, pur rilevando la estraneità di questa moda estiva alla cultura e alla sensibilità popolare dei francesi, si è detto perplesso circa la possibilità di emanare una legge proibitiva in materia. La stessa difficoltà hanno espresso la cancelliera tedesca Angele Merkel e il ministro degli interni italiano Angelino Alfano.

Non c’è alcun dubbio che il burka e il burkino siano il tradizionale vestito delle donne islamiche la cui condizione sociale nei confronti del proprio marito non è certamente quella delle donne europee che hanno conquistato la piena parità e quindi una libertà grande.

Non c’è alcun dubbio nel rilevare che il burka, ostentato anche nelle foto di documenti di identità, impedisce il riconoscimento della persona e deve essere vietato per ragioni di sicurezza sociale.

Il burkini, ostentatamente indossato da alcune donne islamiche sulla spiaggia di Cannes, si configura come una provocazione o sfida che l’integralismo islamico, in forte sospetto di collegamento con il terrorismo, lancia alla Francia che nel passato si è fatta paladina di libertà, eguaglianza e fraternità.

Qualcuno ha definito il burkini come “inutile fardello” di cui la donna islamica potrebbe e dovrebbe liberarsi e il leader della Lega Matteo Salvini ha sentenziato che “il burkini offende il corpo delle donne”. Qualche commentatore ha accusato i francesi che proibiscono il burkini di islamofobia.

Dinanzi a queste discussioni circa l’abbigliamento estivo delle donne islamiche è quanto mai attuale il richiamo al drammaturgo siciliano Luigi Pirandello il quale dava alle sue opere teatrali il titolo di “Maschere nude” proprio a sottolineare l’intento fustigatore delle tante ipocrisie imposte dai ruoli che le persone sono costrette a interpretare sul palcoscenico della società e quindi l’invito a deporre le maschere per recuperare la propria identità nella libertà.

Da questa rubrica si rivolge un cordiale invito alle donne di fede e di cultura islamiche a continuare un cammino di autenticità e di libertà che le liberi dalle “maschere” loro imposte ed ostentate quale provocazione in paesi che le accolgono e ai politici che non sanno che pesci pigliare a interessarsi di problemi più gravi quali la tragedia umanitaria che vive la popolazione della città siriana di Aleppo.
                             

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