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Sulla strada, sul terreno o sul cordolo, “quartum” non datur

Una via importante, in una zona della città ormai centrale. Vi si svolge il mercato settimanale, ci sono due istituti scolastici, c’è il parco urbano, oltra ad esserci un quartiere residenziale. Via Giovanni Falcone, una strada frequentata da pedoni e, soprattutto, dalle auto perché congiunge velocemente via Dante con Via A. Moro.

Ci segnalano che le auto qui non hanno nessun problema, il problema è tutto dei pedoni se vogliono percorrere questa strada in sicurezza, cioè su un marciapiede senza soluzione di continuità. Per oltre la metà uno dei due lati della strada, quello che costeggia il parco urbano, è senza marciapiede. Dalla curva di fronte all’istituto “E. Montale”, per una cinquantina di metri, il pedone cammina su un marciapiede comodo e largo.

Come finisce la stecca di case e comincia il Parco, il marciapiede cede il passo a uno scivolo anti barriera architettonica che finisce, traumaticamente, su un "barrierone" architettonico ostacolo non solo per portatori di handicap, ma anche per semplici pedoni che sono costretti a tre alternative: camminare sul terreno, farlo sullo stretto cordolo, oppure sulla strada direttamente. Per una persona su carrozzina, un anziano con bastone, o anche senza, per una signora -o un signore- col figlioletto in passeggino, non ci sono alternative, la scelta è una ed è facilmente intuibile.

Un pedone esperto, con pochi problemi di equilibrio, il cordolo se lo può pure fare, ma fino a un certo punto perché, poco prima dello stop, all’incrocio con via Dante, quel cordolo sconnette e anche il pedone più temerario potrebbe correre il rischio di cadere.

Si tratta di una strada larga e lunga, a scorrimento piuttosto veloce di auto, il marciapiede su quel lato ci vuole in tutta la sua lunghezza, come ci vorrebbero, su quel rettilineo, un paio di attraversamenti pedonali con relativa segnaletica orizzontale. Su tutta via Falcone ce ne sono solo due, si trovano a ridosso della curva a gomito di fronte all’ITET.