Carolina è stata assolta, è innocente. Lasciatela in pace
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- Pubblicato Mercoledì, 23 Marzo 2016 14:15
- Scritto da Gianni Nicastro
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di Gianni Nicastro
“La Voce del Paese” e Rutiglianoweb hanno per due volte -forse anche più- in due anni trattato la vicenda di una donna di Rutigliano, da questi giornali chiamata “Miriam”, che ha subito molestie sessuali da parte di un uomo, un fatto accaduto a novembre del 2011. Quest’uomo, subito dopo le molestie, è stato dalla vittima denunciato, a gennaio 2012 arrestato, poi processato con patteggiamento, infine condannato a luglio dello stesso anno a 1 anno e 2 mesi per un reato -la violenza sessuale- punibile da 5 a 10 anni (art. 609 bis del c. p.).
Contemporaneamente a questa prima vicenda giudiziaria Miriam ne apre un’altra contro la moglie del molestatore, che qui chiamiamo Carolina e che, a suo dire, l’avrebbe molestata e minacciata perché levasse la querela contro il marito. Miriam, quindi, denuncia anche Carolina. A dicembre 2012 Carolina è citata in giudizio presso il tribunale di Rutigliano, nell’udienza di luglio 2013, che si svolge alla presenza dell’imputata, Miriam si costituisce parte civile.
Il 15 dicembre 2015 il processo penale contro Carolina arriva all’ultima udienza. Qui il giudice, ora trasferito nella sede centrale del Tribunale di Bari, emette una sentenza con la quale “assolve 'Carola Carolina' dal reato a lei ascritto perché il fatto non sussiste” e, dopo ventitré giorni, il 7 gennaio 2016, ne deposita le motivazioni.
Non vogliamo qui fare la disamina puntuale delle motivazioni della sentenza, che smontano, poco alla volta, l’impianto accusatorio di Miriam. Citiamo una sola delle diverse “considerazioni” che hanno portato il giudice all’assoluzione di Carolina: “Alla luce di quanto finora descritto emerge con evidenza la contraddittorietà e l’insufficienza del quadro probatorio in relazione alla sussistenza di condotte reiteratamente minacciose e molestatrici poste in essere dall’imputata nei confronti della persona offesa. Le dichiarazioni di quest’ultima risultano, infatti, in larga parte inattendibili in quanto non trovano riscontri estrinsechi e, anzi, vengono in gran parte smentite dalle emergenze processuali”.
Ora, nonostante l’inattendibilità e la smentita dei fatti denunciati e una sentenza di assoluzione piena, “La Voce del Paese”, il 26 febbraio 2016, ritorna sull’argomento con un notizia di apertura in prima pagina dal titolo “Molestata e perseguitata”. Qui l’articolista ripropone, pari pari, le dichiarazioni accusatorie riferite da Miriam (almeno così sembrerebbe) in un altro articolo pubblicato circa due anni prima, sul numero in edicola del 4 aprile 2014, sempre col risalto della prima pagina e dal titolo “Rutiglianese molestata e denigrata”.
Già due anni fa la notizia era abbondantemente fuori cronaca, riferiva fatti successi nel 2011-2012 senza che ci fosse stata una evoluzione della vicenda, notizie nuove che l’avessero fatta assurgere agli onori della cronaca. Quando, effettivamente, la vicenda secondaria -il processo contro Carolina- evolve nell’assoluzione dell’imputata a dicembre del 2015, a febbraio 2016 il giornale in questione ripropone questa storia omettendo in modo clamoroso non solo la vera notizia, cioè l’assoluzione, ma rincarando la dose affermando che “la moglie dell’aggressore è riuscita ad evitare gli 8 mesi di reclusione cui era stata condannata”.
Insomma, l’unica vera notizia, che avrebbe giustificato, sul piano giornalistico, il riproporre quella vicenda, cioè l’assoluzione di Carolina, viene completamente omessa a favore di una condanna che non c’è stata, come si evince in modo chiaro dalla sentenza n.4470/2015 del Tribunale di Bari ex sezione distaccata di Rutigliano.
Qualche settimana dopo l’uscita dell’ultimo articolo su di lei, Carolina chiama la redazione di Rutiglianoonline perché si sente perseguitata da quella stampa, perché vuole si racconti la sua versione dei fatti, perché vuole giustizia sui media dopo averla ottenuta in tribunale. «Voglio essere lasciata in pace», ci dice. «Io sono innocente, non ho fatto del male a nessuno e non voglio averne da nessuno. Vogliamo essere lasciata in pace, io non voglio essere molestata perché non ho fatto del male a nessuno e sono innocente».
Quelli qui raccontati sono i fatti così come emergono dalla sentenza di assoluzione di Carolina, sentenza emessa in nome del popolo italiano il 15 dicembre 2015.
La solidarietà e la vicinanza a una donna che abbia subito molestie, o violenza, sessuali si può esprimere senza la necessità di vittimizzarne un’altra. Vicende di questo tipo vanno trattate con delicatezza, discrezione, senza sensazionalismi e titoli cubitali che vendono, forse, qualche copia in più di un giornale, ma che fanno un cattivo servizio all’informazione.
Vicende del genere vanno trattate con la cognizione di causa necessaria a riportare la verità e l’attualità, fondamenti indispensabili -e deontologici- di una notizia di cronaca. Ma prima di tutto viene il rispetto della dignità delle persone che, per quanto giornalisticamente anonime, in una realtà paesana sono facilmente riconoscibili.