Quando l'imprenditoria è donna
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- Pubblicato Martedì, 15 Ottobre 2013 12:45
- Scritto da Rosalba Lasorella
di Rosalba Lasorella
Uno spazio dedicato alle donne. Soprattutto a quelle che, insieme ai giovani, si impegnano quotidianamente a cercare la propria strada nell’intricato mondo del lavoro. Il convegno “Donne in campo: le nuove forme di imprenditoria al femminile”, organizzato lo scorso 11 ottobre dalla Commissione per le Pari Opportunità e la Presidenza del Consiglio Comunale di Rutigliano, ha puntato i riflettori sulle iniziative imprenditoriali che confermano le grandi potenzialità di quello che viene ancora erroneamente definito come “sesso debole”.
Moderato dal direttore di TelePuglia Roberto De Petro, l’incontro ha indagato le possibilità attualmente offerte a chi intende fare di un’impresa agricola il proprio mestiere, mettendo altresì in luce le difficoltà che deprimono un sistema socio-economico già notoriamente al collasso. «Abbiamo guardato alle risorse della nostra terra ed in particolare alle donne come risorse umane e all’agricoltura come risorsa economica» ha spiegato in apertura la Presidente della Commissione consiliare Maria Fumarola, secondo la quale le donne sono ora «più consapevoli» e sempre più pronte a ricoprire ruoli manageriali. «C’è uno stile femminile di fare impresa che si sta delineando» ha continuato, facendo riferimento a caratteristiche quali flessibilità, personalizzazione, ricerca del nuovo e riscoperta della tradizione.
Lo spirito di iniziativa, tuttavia, non basta e l’entusiasmo rischia di essere smorzato dagli impedimenti per accedere al credito o al capitale iniziale, dalla pressione fiscale e dalla «scarsa visibilità» di cui le donne imprenditrici ancora soffrono «sul piano sociale». Indispensabile, dunque, perseguire con tenacia i propri obiettivi, sfruttare ogni occasione di formazione ed informazione, investire sulle competenze e sulle ricchezze di cui il territorio regionale trabocca per natura.
Su questa strada hanno mosso i primi passi Maria Laura Minoia, Rosaria Sorino e Claudio Natile, giovani pugliesi impegnati rispettivamente nella “Masseria Didattica Minoia”, nell’azienda rutiglianese “Leccornie Sotto gli Ulivi” e nell’associazione culturale “CanaPuglia”.
Le loro testimonianze hanno indotto i presenti a scoprire (e ad ammirare) le forme più coraggiose di imprenditoria, esperienze concrete alle quali si deve riconoscere lo sforzo quotidiano di abbattere il muro della diffidenza per costruire realtà significative e degne d’interesse anche oltre la dimensione locale.
«Sta crescendo la voglia delle donne di fare impresa, anche in campo agricolo» ha dichiarato, dati alla mano, l’Assessore alle Politiche Agricole di Rutigliano, nonché Presidente del GAL SEB Pasquale Redavid. Sulla base delle adesioni ai bandi promossi dal Gruppo di Azione Locale del Sud-Est Barese, l’assessore ha confermato l’interesse crescente del sesso femminile verso il mondo imprenditoriale: «Circa il 53% dei finanziamenti sono richiesti ed ottenuti da donne, soprattutto under 30».
Molteplici sono, dunque, i progetti in cantiere e consistenti sono le idee che tendono a rivalutare la pratica della diversificazione della produzione agricola. Limitato rimane, invece, al sud in modo particolare, il ricorso ai finanziamenti europei, di cui la cronaca nazionale ha in più di un’occasione riportato le basse, quasi irrisorie, percentuali: «Questo dimostra che forse non crediamo all’impresa come dovremmo» ha concluso il Vice Sindaco di Rutigliano, chiamato, in assenza del primo cittadino, a fare gli onori di casa.
Assente anche l’Assessore Regionale alle Risorse Agroalimentari Fabrizio Nardoni, per il quale qualcuno aveva forse già pronte delle domande. Qualcuno come il Presidente dell’ASP “Monte dei Poveri” Vitangelo Radogna, invitato ad intervenire per approfondire un altro aspetto legato all’imprenditoria femminile, quello dell’agricoltura sociale. «E’ una forma di agricoltura ancora considerata al margine, soprattutto perché non esiste una legge regionale che la disciplini» -ha lamentato il dott. Radogna- «Eppure si tratta di un settore potenzialmente ricco, capace di dare occupazione e di favorire l’inserimento lavorativo dei soggetti deboli».
Con “Donne in campo” è, quindi, chiaramente venuta alla luce la bellezza dei fiori già sbocciati, ma è al contempo emersa la necessità di continuare a levigare la terra, a seminare, a trasformare in humus le zolle più secche ed aride. Chi si occuperà dei lavori? Le donne ovviamente, ma non da sole, perché è nella parità e nel reciproco riconoscimento che si cela il segreto del rinnovamento sociale.