FLI. SULL’OSPEDALE UNA PROPOSTA SCONCLUSIONATA
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- Pubblicato Sabato, 04 Giugno 2011 01:00
- Scritto da Gianni Nicastro
Il partito del Presidente della Camera a Rutigliano sull’ospedale ci riprova. Questa volta non si tratta di un ordine del giorno, l’interlocutore non è il consiglio comunale, ma l’intera cittadinanza. E’ un documento sotto il quale FLI raccoglierà le firme dei cittadini.
C’è da apprezzare l’impegno sul nostro ospedale che il neonato partito della nuova destra italiana sta profondendo in loco. Un impegno tardivo, certo, in linea con la tardività che caratterizza l’intera classe dirigente locale rispetto ai grandi problemi che il paese si ritrova a vivere, ma apprezzabile.
C’è, però, un forte scarto, un gap, tra l’annuncio “Salviamo il presidio ospedaliero di Rutigliano” e la proposta.
Al di là dell’autoreferenzialità della premesse, che pregiudica la condivisione bipartisan del documento, quella che manca è proprio la proposta sull’ospedale.
Nell’ultima parte del documento gli estensori “Propongono”, al punto 2, “di attuare una riconversione della struttura ospedaliera per continuare a dare risposte alle esigenze ed al diritto alla salute della nostra Comunità…”.
Intanto l’ospedale di Rutigliano non ha bisogno di una riconversione, è stato già abbondantemente riconvertito nel 1999 da struttura ospedaliera con posti letto (p.l.) per acuti, a una con p.l. post-acuzie.
Allora come oggi la Puglia -quindi la provincia di Bari- era estremamente carente di p.l. di riabilitazione e lungodegenza. Quella riconversione, dunque, andava bene, ne garantiva la continuità nell’esistenza. Ma il nostro ospedale, nonostante la riconversione, ha sempre avuto un tallone di Achille: l’esiguità dei posti letto.
Il piano di riordino di Fitto fissava a 32 (se non ricordiamo male) il limite minimo dei p.l. per il mantenimento di un reparto ospedaliero, al di sotto di quel minimo andavano chiusi. A Rutigliano sulla carta, sin dalla metà degli anni ’90, i p.l. di riabilitazione sono sempre stati 32, quelli di lungodegenza 40. Gli effettivi, invece, non hanno mai superato la ventina e, negli ultimi anni, quelli di riabilitazione si sono ridotti a 19, quelli di lungodegenza sono arrivati alla demenziale quantità di 8. Un struttura ospedaliera con complessivi 27 p.l. su due reparti -con tutti gli annessi e connessi- ce l’aveva scritto nel DNA che sarebbe stata, un giorno o l’altro, smobilitata.
La battaglia che la classe dirigente e politica locale doveva fare, ad oltranza, sin dal 1999, era quella del rimpiguamento dei posti letto, era quella di portarli a un numero capace di legittimare il mantenimento di due reparti ospedalieri. FLI dovrebbe, dunque, chiedere non la riconversione, ma il mantenimento della riabilitazione con un numero di p.l. almeno di 32 o 40, perché è lo stesso Pansini che è venuto a dirci che nella provincia di Bari manca l’offerta di strutture pubbliche della riabilitazione.
Ma è più avanti che il documento di FLI fa trasecolare. L’ospedale si chiede “segnatamente, in linea con gli indirizzi generali della Regione Puglia, di trasformarlo in un presidio al servizio del territorio che preveda il potenziamento delle prestazioni specialistiche ambulatoriali esistenti…”. Questi chiedono di trasformare l’ospedale in un generico “presidio”, senza specificare in cosa consiste questa trasformazione. “Presidio” significa tutto e non significa nulla.
Se leggiamo questo passaggio del documento così come è scritto volendogli dare un senso logico, quello che si capisce è che FLI chiede la trasformazione dell’ospedale in un poliambulatorio implementato. Cioè conferma la chiusura dell’ospedale chiedendone la trasformazione in un qualcosa che già esiste a Rutigliano da oltre trent’anni. Cosa c’entra l’ospedale col poliambulatorio!
Lo diciamo senza polemica: non s’era mai vista a Rutigliano una così sconclusionata proposta di “riconversione” dell’ospedale. Suggeriremmo, se FLI ce lo consente, di riformulare la proposta prima di chiedere agli ignari cittadini rutiglianesi di metterci in calce la loro firma. Suggeriremmo di farne una che punti a conservare e rilanciare l’ospedale della riabilitazione di Rutigliano, non una che coadiuva l’odiato Nichi Vendola nella decisione di chiuderlo.