INTERVISTA A PADRE ALESSANDRO (OSTUNI) SU FEDE E ATTUALITA’
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- Pubblicato Giovedì, 28 Aprile 2011 09:07
- Scritto da Franco Valenzano
In Contrada San Giovanni a OSTUNI esiste una struttura religiosa denominata “OPERA NOSTRA SIGNORA DI FATIMA”. La struttura è gestita da frati dell'ordine dell'Istituto dei Servi del Cuore Immacolato di Maria. Il Padre superiore dell'Istituto è padre Alessandro Ricciardi.
L'Opera Nostra Signora di Fatima in Ostuni è nata nel Gennaio del 1999, desiderio dell'Istituto dei Servi del Cuore Immacolato di Maria, che aspiravano alla realizzazione di un centro di spiritualità in Puglia, grazie alla donazione effettuata dai coniugi Fausto e Giuseppina Galassi della loro casa di vacanza estiva e del relativo terreno.
L'Ordine dei Servi del Cuore Immacolato di Maria prevede, come da loro statuto, l'organizzazione di riunioni di formazione e di preparazione all'affidamento del Cuore Immacolato di Maria, ritiri spirituali, giornate di fraternità e di spiritualità, catechesi di vita cristiana, incontri di formazione cristiana e culturale per i giovani.
Presso la struttura di Ostuni gli appuntamenti più importanti sono :
- La festa dei “Bambini” in prossimità della memoria liturgica dei Beati Francesco e Giacinta Marto (20 febbraio).
- La funzione per gli “AMMALATI” ogni terza Domenica del mese.
- La celebrazione pomeridiana del primo sabato di ogni ogni mese dell'anno, in riparazione delle offese al Cuore Immacolato di Maria.
- Ogni 13 del mese, da Maggio a Ottobre, all'imbrunire viene effettuata la processione mariana, seguita dalla Santa Messa, in memoria delle sei apparizioni della Vergine Santissima a Fatima. Alla predetta celebrazione accorrono numerosi fedeli provenienti da Diocesi vicine e da Diocesi di numerose altre Province.
Lo scorso anno ho partecipato, ogni 13 da giugno a ottobre, alla processione mariana e alla Santa Messa. Sono rimasto molto colpito dalla quiete e la tranquillità che suscita il luogo e la serenità d'animo che trasmettono i colloqui con i frati. Posso testimoniare che non si tratta di suggestione. Anche perché non sussistono elementi che conducano alla suggestione, anzi tutta la cerimonia religiosa è all'insegna della semplicità e della cordialità.
Molto probabilmente per volere di Dio e della Madonna di Fatima, ho avuto l'onore di conoscere Padre Alessandro, superiore della Struttura religiosa e con il quale si è instaurato un rapporto di fraterna amicizia.
Padre Alessandro ha voluto conoscere la Città di Rutigliano, ha voluto visitare il nostro Santuario del Santissimo Crocifisso, ha visitato alcune aziende agricole fra cui quella dei F.lli Didonna, nipoti del Servo Di Dio Mons. Giuseppe Didonna, ha apprezzato il prodotto tipico di Rutigliano: l'uva da tavola.
Al fine di individuare meglio il ruolo di questo ordine e di capire il loro impegno religioso e sociale, ho voluto intervistare Padre Alessandro le cui domande e risposte si riportano di seguito.
Padre Alessandro, i frati del vostro Ordine salutano con la dicitura: “PACE E BENE” che è il saluto dei frati francescani Cappuccini. Ci spiega questo accomunamento!
«È un saluto biblico. È l’augurio migliore che si possa fare. Gesù stesso ha detto di invocare il dono della pace su coloro che i suoi discepoli avrebbero incontrato, ed Egli stesso lo ha donato il giorno della sua Risurrezione, apparendo agli Apostoli. Pace innanzitutto con Dio, cioè l’essere in grazia di Dio, che porta alla serenità interiore e ai buoni rapporti con gli altri».
In quale anno è stato fondato il vostro Istituto Religioso?
«Siamo relativamente recenti: siamo nati il 13 maggio 1991. Il nostro carisma si ispira al Messaggio di Fatima. Nel 1996 sono sorte anche le suore Serve del Cuore Immacolato di Maria. La nostra realtà ingloba altresì la presenza dei laici, che condividono la stessa spiritualità, pur continuando a vivere nel mondo. Nel 2005 il cardinal Ruini, allora Vicario Generale del Papa per la diocesi di Roma, ha approvato questo nostro movimento ecclesiale, denominato “Famiglia del Cuore Immacolato di Maria».
Padre, Lei è nato a...?
«Sono nato a Salerno».
Quindi è campano e svolge il suo lavoro di apostolato in Puglia. Non ha avuto difficoltà a inserirsi nel contesto pugliese e ad accettare le caratteristiche soprattutto umane di noi pugliesi?
«No. Anzi, mi sono trovato da subito bene. Come i campani, i pugliesi hanno un cuore molto buono, accogliente e generoso».
Cosa l'ha spinto a diventare frate e a quale età?
«Il desiderio di stare con Gesù. Sono entrato in seminario dopo un anno di università - ero iscritto alla facoltà di Ingegneria Elettronica -, all’età di 20 anni».
Dove ha studiato?
«Un volta entrato in seminario ho avuto la fortuna di studiare a Roma, presso diverse Università Pontificie: Angelicum, Gregoriana, Santa Croce e Regina Apostolorum. È una grazia studiare a Roma perché ti mette in contatto con molte realtà ecclesiali e tante culture, poiché lì vengono a studiare seminaristi da tutto il mondo».
Padre, esiste il demonio?
«Esce dall’insegnamento cristiano – diceva Paolo VI – chi ne nega l’esistenza. Ma la bella notizia è che Cristo lo ha sconfitto per sempre e che, dunque, non dobbiamo temerlo».
Quali difficoltà trova sul suo cammino un Religioso nel compiere il proprio dovere?
«Certamente quelle che trova ogni cristiano che si impegna in un cammino serio di santità. Oggi viviamo in una società molto secolarizzata, cioè orientata a pensare solo alle cose di questo mondo. Il religioso non deve lasciarsi “mordere” da questa mentalità, ma deve testimoniare con la sua vita la transitorietà delle cose e insegnare a cogliere ciò che è veramente importante: la fede, la grazia di Dio, l’amore per il Signore e la condivisione e la vicinanza verso i fratelli».
Come i frati francescani, anche il vostro ordine prevede la professione di tre voti: CASTITA', POVERTA' E OBBEDIENZA. Anzi, avete un quarto Voto che è quello di fedeltà e obbedienza al Santo Padre. Come mai questa dipendenza?
«Apparendo ai tre Pastorelli di Fatima nel 1917, la Madonna ha espresso più volte il suo invito a stare vicini al Papa e a seguire il suo Magistero. Una volta la piccola Giacinta ebbe la visione del Sommo Pontefice che soffriva molto, mentre degli uomini gli urlavano contro e gli lanciavano pietre. È certamente una visione di forte attualità, considerando le varie contrarietà che gli ultimi Papi hanno incontrato nello svolgimento del loro ministero petrino. I Pastorelli pregavano tanto per il Papa e offrivano molti sacrifici per lui».
Il vostro Istituto religioso è denominato “Servi del Cuore Immacolato di Maria”: ci spiega questa denominazione?
«Tale denominazione vuole indicare la particolare offerta della nostra consacrazione a Dio, attraverso il Cuore Immacolato di Maria. In questo nome si racchiude tutta la vita terrena di Maria SS.ma, svolta sempre in adorazione alla Santa Volontà di Dio».
Stiamo assistendo al disastroso inquinamento dei valori fondamentali della morale civile e cristiana? Quali sono le cause che lo hanno scatenato ?
«Andando in profondità, direi che è la manifestazione di quel grande combattimento che le forze del male da sempre compiono contro la Chiesa di Dio. È il mistero dell’iniquità che purtroppo trova in alcuni uomini preziosi alleati.
Oggi viviamo in una cultura della morte, che ha inaridito la nostra passione per la vita. Assistiamo innanzitutto ad un diffuso indifferentismo: ci si è dimenticati di essere creature e ci si attribuisce un’autonomia assoluta dal Signore. Pertanto che Dio esista o non esista non ha nessuna importanza, dal momento che nell’una o nell’altra ipotesi la nostra vita non cambierebbe.
Non riconoscendo più Dio come nostro creatore, siamo noi a decidere ciò che è bene e ciò che è male; la distinzione fra bene e male, giusto ed ingiusto perde la sua serietà, per ridursi alla distinzione fra ciò che è utile o dannoso, ciò che piace e non piace. Tutto diventa questione di opinioni, anche la risposta ai supremi interrogativi della vita. È il drammatico fenomeno del permissivismo e del relativismo.
L’ultimo e drammatico passo è costituito dal materialismo, per il quale l’uomo non è una persona immortale: l’ultima parola sull’uomo la dice la morte, che chiude definitivamente la nostra esistenza. Si è perso così il senso ultimo della nostra vita: l’eternità beata con Dio.
Nelle sue apparizioni a Kibeho, in Africa, avvenute agli inizi degli anni ’80 e riconosciute dalla Chiesa, la Madonna ci ha ricordato che quando si vuole costruire un mondo senza Dio non c’è futuro, si va verso il baratro. Occorre ritornare a Dio».
E' possibile un’inversione di rotta?
«Il cambiamento è sempre possibile. Noi sappiamo di poter contare non solo sulle forze umane, ma anche e soprattutto sulla grazia di Dio. C’è bisogno - come aveva detto già Giovanni Paolo II e ora ribadito dal suo successore Benedetto XVI con l’istituzione di un apposito Consiglio Pontificio - di una nuova evangelizzazione. In tale compito tutti i battezzati devono sentirsi ampiamente “chiamati alle armi».
Padre Alessandro, Le risulta che la maggior parte dei cristiani si rivolge a Dio o alla Madonna solo nei momenti in cui ha bisogno e in particolar modo quando è malato?
«Certamente le sofferenze e le varie necessità ci stimolano a guardare verso l’Alto. La grande fioritura dei nuovi movimenti ecclesiali, però, mette in luce che c’è una sete profonda di Dio nel cuore di ogni uomo. La mia personale esperienza è che per vie diverse, a volte anche attraverso quella della malattia o dopo aver percorso sentieri tortuosi e “velenosi” di questo mondo, molti approdano ad una esperienza autentica e profonda di Dio per mezzo di questi movimenti ecclesiali».
I giovani di oggi, per fortuna non tutti, sono sempre di più propensi al facile divertimento, all'alcool, con un comportamento spesso al limite della legalità e molte volte alla ricerca di sostanze dopanti. Il suo Ordine si dedica a queste problematiche e se sì in che modo?
«Noi cerchiamo di prevenire l’insorgere di tali problematiche, offendo ai giovani un ambiente familiare, con la possibilità di incontri culturali, di preghiera, caritativi e ricreativi, adatti alle esigenze della loro età, per educarli a maturare nella loro fede e al retto uso del tempo libero».
Cosa chiedono i giovani oggi ad un sacerdote o a un frate?
«Autenticità e serietà. Chiedono di vedere incarnato il Vangelo».
Qual'è la differenza tra un monaco e un frate?
«La parola “monaco” deriva dal greco “monachos” e significa “persona solitaria”. Il monachesimo è uno stato di vita religiosa che consiste nell'appartarsi dal mondo, per cercare solo Dio in una vita di ascolto della parola di Dio, di preghiera e di penitenza.
“Frate”, o “fra” deriva dal latino frater, fratris. Tale termine si è diffuso soprattutto con la nascita degli ordini mendicanti, come i Domenicani e i Francescani, a partire dal XIII secolo. Tali Ordini furono detti "mendicanti" perché vivevano mettendo in comune quanto riuscivano ad ottenere con il lavoro o ricevevano in elemosina. A differenza delle forme di vita monastica in cui l'accento è posto sulla solitudine come mezzo di santificazione e spazio di incontro con Dio, i frati mendicanti generalmente sottolineano la dimensione comunitaria e fraterna della vita religiosa, scoprendo in essa un veicolo di sempre maggiore conformazione a Cristo. Questo sostanzialmente motiva la scelta dell’appellativo “frate”».
Il vostro Ordine vive di carità, eppure servite i più poveri con amore e attenzione. Riuscite nella difficile impresa di vivere di carità e offrire carità?
«Il Signore ci ha invitato, nel Vangelo, a cercare innanzitutto il Regno di Dio e la sua giustizia, cioè la santità. Tutto il resto – Egli ha promesso – ci verrà dato in abbondanza. E Dio è fedele alle sue promesse».
Oggi il sesso non è più un tabù. Se ne parla in continuazione ed è proposto in televisione e sui giornali tutti i giorni».
Si rischia di diventare dipendenti?
«Nel mondo occidentale c’è una cosa su cui tutti sembrano essere d’accordo: non bisogna dipendere mai da nessuno. Eppure oggi si diffondono più che mai le “dipendenze”, non solo da sostanze come il fumo, la droga, l’alcool, ma da tante altre cose che “si mangiano la vita”. Si parla, tra l’altro, di dipendenza da internet, dal lavoro, dal gioco d’azzardo, dal cellulare, dallo shopping, dal cibo, dai rapporti affettivi. Purtroppo anche del dono divino così delicato e meraviglioso della sessualità, attraverso il quale i coniugi si donano con reciproco amore, si può avere una distorta comprensione e se ne può fare un uso sbagliato. Gli psicologi definiscono la dipendenza sessuale, sex addiction, come di una relazione malata con il sesso, attraverso la quale la persona allieva lo stress, fugge da sentimenti negativi o dolorosi, dalle relazioni intime che non è capace di gestire. La relazione sessuale diventa il bisogno fondamentale rispetto al quale tutto il resto viene sacrificato, inclusi la salute, la famiglia, gli amici e il lavoro. Le persone stesse vengono considerate solamente come oggetti da usare».
Il ruolo e la funzione dei mezzi di comunicazione nella odierna società?
«Tali mezzi, grazie all’uso delle nuove tecnologie, rendono possibile una comunicazione veloce e pervasiva, favorendo una condivisione ampia di idee e di opinioni; inoltre, facilitano l’acquisizione di informazioni e di notizie in maniera capillare e accessibile a tutti. Possono facilmente orientare le scelte di vita, nel bene come nel male: i comportamenti individuali, familiari, sociali. È dunque molto importante il loro utilizzo anche da parte di noi cristiani».
La cronaca ci propone molto spesso storie di violenze contro i bambini. La sua opinione?
«La stessa di Gesù: "Guai a chi scandalizza uno solo di questi piccoli. È meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare". I giornali danno spesso notizie di queste violenze: pensiamo a tante ragazze ancora minorenni costrette a prostituirsi; o al dramma della pedofilia e alla piaga della pedopornografia che, soprattutto su internet, mostra il volto più miserevole di un mondo incapace di accogliere e rispettare la vita innocente. Ma pensiamo anche ai tanti bambini che non riescono neppure a vedere la luce a causa dell’aborto. La beata Madre Teresa di Calcutta diceva che "il più grande distruttore di pace è l'aborto, perché è una guerra diretta, una diretta uccisione, un diretto omicidio per mano della madre stessa. [...] Perché se una madre può uccidere il suo proprio figlio, non c'è più niente che impedisce a me di uccidere te, e a te di uccidere me". Parole forti che dovrebbero far riflettere! La denuncia di tutto ciò che rappresenta violenza nei confronti dei più piccoli deve unirsi ad un impegno più ampio di sensibilizzazione, di educazione e di prevenzione; impegno che deve coinvolgere sì la Chiesa, ma anche quanti, all’interno della società civile, vogliono condividere un impegno così urgente e delicato».
Padre, cosa suggerisce alla redazione e ai lettori del Giornale: Rutiglianoonline?
«Pregare. È ciò che la Madonna continuamente continua a chiederci: "Pregate!". Una volta che lasciamo entrare Dio nella nostra vita, allora tutto può cambiare e il sole tornare a risplendere».
Un'ultima cosa, attraverso il sito e il giornale può impartire la benedizione di Dio a tutta la redazione e ai lettori di Rutiglianoonline!
«Con tutto il cuore. Vi pongo nel Cuore Immacolato della Madonna e vi affido alla sua materna intercessione».
Grazie, Padre Alessandro, abbiamo percorso, anche se in modo molto veloce, questo itinerario di sue testimonianze. Mi sento opaco nei confronti della sua sensibilità e delle sue risposte.
Mi sento in dovere di meditare su quanto ha suggerito in questa intervista e avverto il bisogno di pregare e di porgere la mano a chi ne ha bisogno.
Anche oggi le sue parole mi hanno arricchito e di questo la ringrazio.
Alla redazione e ai lettori di questo articolo, un invito a visitare la casa religiosa “opera di n.s. di fatima” – OSTUNI.
Per informazioni: tel. 0831/303991
Franco Valenzano