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UN IMPRENDITORE CHE HA DETTO NO ALLA MAFIA. Video

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Vincenzo Conticello, è il nome dell’imprenditore palermitano che si è rifiutato di pagare il pizzo alla mafia e per questo da cinque anni vive sotto scorta, protetto costantemente dallo Stato. Rutigliano ha avuto l’onore di ospitare per la seconda volta il sig. Conticello. L’occasione l’ha fornita l’interessante iniziativa “Educazione alla Legalità” organizzata venerdì scorso dalla scuola media “Manzoni” nell’aula magna della succursale di via F. Giampaolo e dal comune di Rutigliano.


Gli alunni hanno letto alcuni passi della Costituzione e altri componimenti, poi c’è stata la presentazione e i ringraziamenti di rito fatti dal dirigente scolastico Nicola Valenzano, dopodiché si è passati subito all’intervento dell’ospite palermitano.


«Innanzitutto io vorrei dire che il coraggio della denunzia nasce prima di tutto dalla paura. Quando tu ti trovi a vivere in uno stato di paura, perché cominci a capire che ogni giorno stanno accadendo intorno a te delle cose molto pericolose, a quel punto hai spesso due scelte: una è quella di scappare, l’altra è quella di affrontare», ha detto il sig. Conticello rispondendo all’alunna Valentina che gli chiedeva del coraggio avuto scegliendo di denunciare i suoi estorsori e del timore per le conseguenze sulla propria famiglia.


«Nel momento in cui mi sono trovato davanti a questo esponente di “cosa nostra”, che è venuto a chiedermi il pizzo, e dalle sue parole più passava il tempo più capivo che lui era molto più pericoloso di quello che sembrava, io da lì sicuramente ho sviluppato un coraggio che non sapevo di avere. Ed è nato lì, in quel momento il coraggio di dire no». «La famiglia -di cui mi ha chiesto Laura- è sicuramente uno degli elementi fondamentali affinché chi fa un scelta come la mia la possa poi mantenere e portare avanti e non pentirsene, non dire “chi me lo ha fatto fare”».


«E’ chiaro che in una scelta come la mia c’è il coinvolgimento diretto dei familiari» da cui Conticello ha avuto piena solidarietà e appoggio. Ha continuato dicendo che «la domanda che mi fanno in molti è questa: se tornasse indietro lo rifarebbe? Sì lo rifarei una, cento volte» è stata la risposta.


«Ricordo ancora il giorno in cui mia figlia, prima della denunzia, mi aveva portato a casa un lavoro fatto a scuola proprio sul pizzo e mi fa quella famosa domanda: “papà tu paghi il pizzo?”. E io, preso dalla mie cose, rimasi molto sorpreso che mi portasse a casa questo argomento. Mi ha raccontato che a scuola si diceva che tutti i commercianti a Palermo pagano il pizzo, tu sei un commerciante, hai un ristorante, quindi la mia paura è se tu paghi il pizzo o no. Io le ho detto che no, noi non paghiamo il pizzo. Mia figlia mi fece un sorriso e io capii che la cosa l’aveva rasserenata facendola appunto sentire che la sua famiglia era fuori da questo giro».


Una testimonianza forte, di uno straordinario coraggio civile che ha stimolato a Palermo il rifiuto di pagare il pizzo alla mafia di un centinaio di altri commercianti.
In occasione dell'incontro alla "Manzoni" Rutiglianoonline ha intervistato il sig. Vincenzo Conticello.

Buona visione


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