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AZETIUM. UNA CITTA' ARCHEOLOGICA DA NON DIMENTICARE

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Raccogliendo l'invito rivoltomi da Rutiglianoonline a proposito dell'iniziativa di sensibilizzazione “Adotta una pietra” inerente la cinta muraria dell'antica città di Azetium, colgo l'occasione per esporre una serie di considerazioni sull'affascinante città antica e sui numerosi siti presenti all'interno degli attuali confini comunali.

Non mi soffermerò sulla straordinaria importanza rivestita dalla città e dalla sua cinta nei tempi antichi già esposta nelle pagine di questo giornale, ma vorrei prendere in considerazione l'aspetto della tutela e valorizzazione del sito e del territorio che lo ospita. Infatti, se un ardito visitatore desiderasse visitare e conoscere le “rovine” dell'antica Azetium, di cui le mura sono la manifestazione più eclatante e suggestiva, questi gli ostacoli a cui andrebbe incontro: “l'ardito visitatore”, a meno che non abbia la fortuna di conoscere qualcuno in loco, una volta in paese e in qualunque parte di esso si trovi, non troverebbe un minimo di segnaletica che citi l'antica città e il modo per raggiungerla; una volta che faticosamente sia riuscito a raggiungere le vicinanze della zona, dovrà munirsi di jeep per arrivare nei pressi delle mura se vorrà salvaguardare l'incolumità della sua auto, essendo le strade altamente sconnesse (non parliamo poi se per caso vorrà tentare di fare la strada a piedi, a rischio e pericolo della sua incolumità).

Ma mettiamo il caso che bene o male riesca ad uscire vivo da questa prima parte della sua avventura, che cosa lo aspetta una volta giunto al fatidico monumento? Ebbene troverà ad attenderlo (a meno che non sia uno studioso e quindi informato già di suo) soltanto l'eco dell'antico sito, mancando del tutto un qualsiasi pannello illustrativo che gli spieghi dove si trova, i ritrovamenti effettuati, la loro ubicazione topografica all'interno della cinta muraria, l'inquadramento dell'area etc...

Per non parlare dello scempio delle antiche mura, sottoposte a rimaneggiamenti e scassi continui (così come i terreni intorno) senza alcun minimo di controllo e che urgono di una pulizia dalle erbacce. Eppure non dovrebbe essere difficile per una comunità stringersi intorno al suo passato, preservarlo, coccolarlo, sfruttarne le potenzialità come volano dell'economia del futuro.

Senza pensare a grandi progetti, o non solo a quelli, si potrebbe partire da alcuni interventi semplici, economici, basilari per una zona di rilevante intereresse storico - archeologico: una segnaletica viaria, la manutenzione delle strade, pannelli illustrativi, sì da preparare il territorio ad “accogliere” i potenziali visitatori e progetti di più ampio respiro. Operazione questa che andrebbe fatta anche sugli altri importanti sit di Rutigliano, S. Apollinare in primis, e anch'essi in evidente stato di degrado e abbandono.

A queste prime operazioni “valorizzazione” si potrebbe garantire un minimo di controllo istituendo guardie ambientali volontarie comunali che, con un opportuno addestramento, possano garantire la durata e la manutenzione base degli interventi effettuati onde evitare che si ripeta quanto successo a Vallone Guidotti, dove gli interventi realizzati da due dottori forestali sono stati distrutti da atti di vandalismo ripetuto.

Inoltre si potrebbero creare tavoli di confronto, conferenze di servizio, fra enti pubblici, amministrazioni (comunali, provinciali e regionali), Soprintendenza, esperti del settore, associazioni dove ognuno, con il ruolo e le competenze che gli sono proprie, potrebbe fare la sua parte.
In questi anni ci sono stati molti finanziamenti europei che potevano essere intercettati per dar vita ad una più ampia opera di riqualificazione del territorio e delle emergenze storico – archeologiche presenti.

Rutigliano ha ottenuto l'importante riconoscimento di “Citta' d'Arte”, ha partecipato ai S.A.C, cosa si aspetta a dare sostanza a queste azioni, a coinvolgere tutte le forze e professionalità presenti nel territorio per rendere questi luoghi “non dimenticati e da dimenticare”, ma da vivere e tramandare?
Cosa aspettiamo a riprenderci il nostro passato e a traghettarlo nel futuro?

 

 

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