Discarica “Martucci”, 3° lotto sequestrato per abbandono e mancata messa in sicurezza
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- Pubblicato Domenica, 14 Giugno 2020 17:12
- Scritto da Gianni Nicastro
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di Gianni Nicastro
Giovedì scorso la Polizia giudiziaria ha messo i sigilli ai cancelli delle discariche della Lombardi Ecologia. Ad essere sequestrato è, in particolare, il III lotto, quello più grande, la cui “coltivazione” è cessata nel 2011. Tre sono gli indagati, l’amministratore unico -fino al 2016- della Lombardi Ecologia e i tre curatori fallimentari della stessa Lombardi Ecologia subentrati, nella gestione del patrimonio, dopo il suo fallimento.
I reati per i quali sono indagati sono il 110 e il 452 terdecies del Codice penale “perché -si legge nel decreto di sequestro preventivo- essendovi obbligati, nelle qualità di amministratore unico (…) e di curatori fallimentari (…), in concorso tra loro, non provvedevano al ripristino, al recupero e alla messa in sicurezza del III lotto della discarica Martucci”. Il sequestro muove dalle diffide ad adempiere alle prescrizioni dell’Autorizzazione Integrata Ambientale di dicembre 2009, sul 1° e sul 3° lotto, che il comune di Conversano ha recapitato alla curatela fallimentare da novembre del 2018 a lugio 2019.
I rilievi dell'ARPA
A seguito di un sopralluogo, avvenuto il 23 aprile 2019, l’ARPA ha riscontrato “il forte degrado e abbandono -si legge ancora nel decreto di sequestro- in cui versava l’intera area del III lotto”. Ha notato l’accumulo di acque meteoriche sulla guaina a copertura del lotto di discarica, la mancanza di interventi tecnici e “la necessità di una manutenzione del corpo della discarica in quanto la stessa” presentava “avvallamenti, crescita di vegetazione al di sopra del telo in HDPE e le acque meteoriche incidenti non” venivano “allontanate dalla discarica per il tramite della condotta predisposta al bordo”. “Inoltre -continua l’ARPA- nulla è dato di conoscere sella gestione del percolato che in questi anni si è raccolto sul fondo della discarica”. Non si sa, dunque, che fine abbia fatto il liquido più inquinante che una discarica produce.
Attuale il rischio di incendio
Quello del percolato è il rischio, l’impatto ambientale, maggiore che il III lotto ha sull’ambiente perché fa pensare che tutto il liquido inquinante che si è prodotto dal 2011 ad oggi, non estratto, si sia infilato nel sottosuolo, probabilmente anche in falda. L'altro rischio, d'estate perennemente incombente, è la notevole presenza di erba secca e alta fuori e dentro il III lotto, basta poco per innescare un incendio come quello di luglio 2019. Tra l'altro, oggi abbiamo fotografato, insieme all'erba secca, un focolaio spento con sopra una catasta di tubi di plastica neri pronti per essere bruciati. Erba secca, cenere e tubi di plastica si trovano sulla prorpietà della Lombardi Ecologia (foto qui sotto), tutto intorno è erba secca. L'agricoltore che smaltisce i suoi rifiuti speciali in quel modo potrebbe essere la causa di un prossimo incendio dell'area e -dio non voglia- della discarica distante pochi metri.
Il vero mostro a Martucci è il I lotto
Il percolato non estratto è la stessa problematica che vive, forse anche con maggiore impatto, il I lotto, completamente privo di guaina sopra, al fono e alle pareti. Fatto denunciato più volte dall’ex dipendente della Lombardi Ecologia Domenico Lestingi, in modo particolare nella videointervista rilasciata a Rutiglianoonline a dicembre 2018 (qui). Sembra strano, quindi, che il GIP firmatario del decreto si sia limitato al sequestro preventivo del solo III lotto; la vera bomba ecologica, il “mostro” di contrada Martucci -da quel che racconta Lestingi- è il 1° lotto insieme al pozzo a dispersione del 3° lotto. Tra l’altro è lo stesso comune di Conversano che, nella diffida del 2018, parla di 1° lotto, insieme al 3°.
A gennaio 2019 il comune di Conversano diffida nuovamente la curatele alla bonifica del III lotto ritenendo, si legge sempre nel decreto, “che gli obblighi di rimozione, avvio o recupero o smaltimento dei rifiuti e di bonifica dei siti inquinati spettino lo curatore, in quanto unico soggetto responsabile dell’amministrazione e della disponibilità del patrimonio fallito”. L’incendio divampato l’1 luglio dell’anno scorso è stato, poi, l’ennesimo, grave, campanello d’allarme della potenziale bomba ecologica che è quella discarica; un incendio che ha interessato proprio il III lotto, partito dalle sterpaglie secche tipo quelle che abbiamo fotografato oggi, quindi dall’incuria in cui è tenuto il sito e i dintorni.
Antincendio inesistente
I Vigili del Fuoco, che sedarono immediatamente quell’incendio, nel loro verbale riscontrano un “totale stato di abbandono -sterpaglie, numerosi tubi in gomma (…)” e rilevano che “tutti i gli idranti antincendio con manichetta di cui munito l’impianto di smaltimento nel suo perimetro risultavano non funzionanti, privi di acqua”. L’inesistenza, o inefficienza, del sistema antincendio è un fatto molto grave per una discarica sotto cui sono sepolti milioni di metri cubi di rifiuti pieni di materiale combustibile e per la presenza del biogas (metano), altamente infiammabile.
La sostanziale inesistenza del sistema antincendio e il grande rischio che la discarica possa prendere fuoco è stato denunciato dallo stesso Domenico Lestingi otto mesi prima l’incendio dell'anno scorso, nel servizio video sopra linkato. A quell’incendio è seguito l’ennesimo atto da parte del Comune di Conversano, una ordinanza che ha imposto “la messa in sicurezza dei luoghi attraverso le attività di bonifica delle parti risultanti potenzialmente inquinate a carico sia della curatela fallimentare che dell’amministratore unico della LOMBARDI ECOLOGIA S.r.l.”. Messa in sicurezza che non c’è mai stata.
Modeste quantità di percolato
Il 24 febbraio scorso, l’ARPA ha effettuato un sopralluogo nell’impianto di discarica “per verificare l’ottemperanza alla predetta diffida”, scrive il GIP nella sua ordinanza di sequestro, quindi verbalizzava che “dall’atto del sequestro penale operato nell’anno 2013 ad oggi il sito in sequestro non è mai stato oggetto di ‘interventi’ di carattere ambientale da parte del gestore”. “Lo stesso rifiuto -prosegue l’ordinanza citando l’ARPA- costituito dal percolato, impossibilitato ad essere intercettato in quattro pozzi interni di raccolta per presunti motivi tecnici, risultava essere rilevato in modeste quantità solo in un quinto pozzo (certamente sproporzionate se rapportate alle precipitazioni verificatesi in poco meno di sette anni)”. In altri termini, come è potuto succedere che, con tutta la pioggia fatta dal 2013 ad oggi, nei pozzi sia stata trovata una “modesta quantità” di percolato? Una quantità “certamente” sproporzionata -scrive l’ARPA- in rapporto alle precipitazioni che si verificano in circa sette anni.
Dov’è finito il percolato che si è prodotto negli anni e che non è mai stato estratto? E dove finirà quello che si produrrà in futuro? Non solo sotto il 3° lotto che -bene o male- un “coperchio" ce l’ha. Dove è finito il percolato che si è già prodotto almeno dal 2006 sotto il 1° lotto, quello allora scoperchiato, quello che ospita i rifiuti direttamente a contatto con la terra, del fondo e delle pareti; quello completamente sguainato. Se si considera la forza di gravità, la risposta potrebbe non essere difficile.
Questo ulteriore atto di una complessa vicenda giudiziaria è indicativo della problematicità ambientale dell’intero sito delle discariche in contrada Martucci e -se si vuole, e in qualche modo- rivela una certa coerenza con le tesi dell’accusa nel processo per disastro ambientale che si è concluso, a maggio del 2018, con l’assoluzione di tutti gli imputati perché, secondo il giudice, i periti dell’accusa non sono scientificamente riusciti a confutare le tesi dei periti della difesa secondo le quali i nitrati trovati nella falda erano di origine agricola e non portati dal percolato o dalla discarica.
Siamo, dunque, di fronte a una nuova indagine giudiziaria. La speranza è che serva a restituire la verità, quella che il processo penale sul disastro ambientale forse non è stato capace di cercare fino in fondo. Verità che il territorio e le comunità che lo abitano aspettano da sempre.
Foto 14 giugno 2020