Il centenario della nascita di San Giovanni Paolo II (1920-18 maggio-2020)
- Dettagli
- Pubblicato Domenica, 17 Maggio 2020 17:12
- Scritto da Sac. Pasquale Pirulli
Sac. Pasquale Pirulli
La ricorrenza centenaria della nascita di Karol Wojtyla, conosciuto poi dalla Chiesa e dal mondo intero come Giovanni Paolo II, ci invita al ricordo e alla celebrazione. Il ricordo ci permette di ripercorrere le tappe della sua vita e la celebrazione ci invita a rendere grazie a Dio per questo santo pastore che ha guidato la Chiesa in un momento difficile del suo dialogo con il mondo.
Ho provato l’emozione e la gioia di incontrarlo e salutarlo personalmente grazie all’intraprendenza dell’amico Nicola Mazzone, il quale ha avuto rapporti di devota amicizia con il papa, grazie ai buoni uffici di Mons. Martino Scarafile, vescovo di Castellaneta (TA) e già arciprete parroco di Rutigliano. Durante il pranzo del Congresso Eucaristico Nazionale di Reggio Calabria (12 giugno 1988) aveva scoperto la predilezione del papa per le ciliegie e negli anni si premurato di farle arrivare in Vaticano insieme alla nostra uva. Quando il pomeriggio del 16 ottobre 1978, dopo la celebrazione della S. Messa nella Parrocchia di S. Giovanni Battista in Turi, mi fu comunicato che era stato eletto il nuovo papa ed era un cardinale polacco sbagliai nella individuazione perché pensai al più conosciuto card. Stephan Wiszynski, arcivescovo di Varsavia e primate di Polonia, che avevo conosciuto nel suo primo viaggio a Roma quando, dopo essere stato liberato dagli arresti domiciliari, venne a ricevere le insegne cardinalizie dal papa Giovanni XXIII. Appena ci fu possibile raggiungemmo Roma per assistere a una udienza del nuovo papa che si svolse nelle ore pomeridiane.
Negli anni a seguire il P. Marcello Chimienti o.p., nativo di Turi, negli anni 1946-48 lo aveva avuto come compagno di banco al pontificio istituto Angelicum di Roma. D. Karol abitava nel collegio polacco ed erano anni difficili. P. Marcello più di una volta negli intervalli aveva offerto la colazione all’amico. Molto simpatico poi fu l’incontro, dopo molti anni, il 26 febbraio 1984 nella basilica pontificia di S. Nicola di Bari. Tra i frati domenicani, custodi dell’antico monumento, la cui cripta era stata consacrata da papa Urbano II nel lontano 1098, c’era P. Marcello.
Egli si prepara al rituale devoto saluto di omaggio, quando il papa lo riconosce dopo tanti anni ed esclama: “Padre Marcello!”. L’amico religioso vinto dall’emozione riuscì a rispondere: “Don Carlo!”. Il papa lo squadra bene e commenta: “Come vi siete ingrassato!” al che il religioso, secondo lo stile della cordiale amicizia antica, risponde: “Beh, io non mangio le brodaglie che ti preparano le suore polacche!”.
Dell’incontro personale con Giovanni Paolo II, avvenuto il 26 novembre 2003, desidero ricordare che, dopo essermi piegato a baciargli la mani il piccolo Antonio Narracci presentandogli una piccola pubblicazione sui presepi realizzati nella parrocchia di S. Maria Ausiliatrice in Turi, disse con la semplicità propria della sua età. “Papa, questo è per te!” suscitando il sorriso dell’ormai anziano pontefice e ricevendo la sua carezza paterna.
Durante la solenne cerimonia di canonizzazione della Beata Maria De Mattias, fondatrice delle Suore Adoratrici del Sangue di Cristo, ho partecipato alla concelebrazione eucaristica insieme ai bambini che in quell’anno avevano ricevuto la Prima Comunione, e innalzavano un ampio striscione che inneggiava a papa Giovanni Paolo II nel 83° suo compleanno. In quella canonizzazione oltre che concelebrante fui incaricato di distribuire la S. Comunione ai fedeli che gremivano Piazza S. Pietro.
Grazie all’amico D. Giovanni Amodio, dinamico tour operator, se nell’estate del 2001 ho potuto visitare la cattedrale e il castello del Wawel a Cracovia e a Wadowice la casa natale di Giovanni Paolo II, che oggi è meta di tanti devoti pellegrini.
Ho introdotto questa memoria con alcuni riferimenti personali, ma sarà utile per tutti noi ripercorrere la cronologia della sua vita.
Egli nasce il 18 maggio 1920 a Wadowice da Carlo e Emilia Kacorowska e al momento del parto la mamma chiede alla levatrice di <<aprire la finestra perché i primi suoni a giungere all’orecchio del neonato fossero i canti in onore di Maria. Di colpo la piccola stanza fu inondata dalla luce e dai canti della funzione vespertina provenienti dalla chiesa di Nostra Signora, di fronte alla sua casa natale”. Il 20 giugno 1920 nella chiesa parrocchiale il cappellano militare Francesco Zak battezza il piccolo dandogli i nomi Karol e Jozef.
Al ricordo della mamma nel 1939 il giovane Karol dedica questi toccanti versi: «Sulla tua bianca tomba / sbocciano i fiori bianchi della vita. / Oh quanti anni sono già spariti / senza di – quanti anni? / Sulla tua bianca tomba / ormai chiusa da anni / qualcosa sembra sollevarsi: / inesplicabile come la morte. / Sulla tua bianca tomba, / madre, amore mio spento, / dal mio amore filiale / una prece: / a lei dona l’eterno riposo».
Nella città natale egli frequenta la scuola elementare (1927-1931) e le classi del ginnasio 1931-1938) presso l’istituto «Marcello Wadowita». Il 13 aprile 1929 perde la madre e il papà diventa un punto di riferimento importante per la sua vita affettiva e la sua formazione. Alcuni anni dopo il 5 dicembre 1932 muore il fratello maggiore Edmund che esercitava la professione di medico. Dopo aver conseguito il diploma di maturità nel 1938 Karol si iscrive alla facoltà di filosofia della Università Jagellonica di Cracovia. Duran e questi anni giovanili scopre la sua passione per il teatro e fa parte del gruppo teatrale del suo ginnasio e poi sarà brillante attore nel Teatro Rapsodico di Cracovia. Frutto di questa esperienza sarà l’opera teatrale “La bottega dell’orefice”.
Lo scoppio della seconda guerra mondiale il 1° settembre 1939 con il bombardamento della cattedrale del Wawel e la violenza scatenata dal governatore nazista Hans Frank portano alla chiusura dell’università e il giovane Karol vive gli anni difficili dell’oppressione nazista. Già dall’autunno 1940 trova lavoro come aiutante del brillatore Francesco Labus nella cava di pietre a Zakrzowek. Più tardi passa alla manutenzione degli impianti di depurazione del locale caldaie della Solvay prima a Borek Falecki e poi a Nova Huta. Sono alcuni laici che favoriscono la sua maturazione spirituale come Jan Tyranowski che gli fa conoscere le opere di san Giovanni della Croce e il Trattato della vera dvozione a Maria di S. Luigi Maria Grignion de Montfort e poi fratel Alberto Chmielowski che lo avvicina alla spiritualità di S. Francesco d’Assisi. Intanto egli matura la sua vocazione al sacerdozio e nel 1942 entra nel seminario dove viene nascosto insieme ad altri chierici dall’arcivescovo Adam Stephan Sapieha. Pur impegnato nel lavoro di operaio alla Solvay continua i suoi studi teologici con grande forza di volontà. Il 29 febbraio 1944 è investito da una macchina lungo la via Konopnicka e si ritrova con la testa fasciata in ospedale. I tedeschi durante la riturata fanno esplodere il ponte Debnicki e la forte denotazione arreca danni alla cappella dove sono raccolti i seminaristi in preghiera. D. Karol Wojtyla è ordinato sacerdote il 1° novembre 1946 nella cappella del palazzo arcivescovile di Cracovia e il giorno dopo celebra la sua prima Messa nella cappella di S. Leonardo della cattedrale. Si sposta per le prime SS. Messe alla parrocchia di San Stanislao Kostka a Debniki e poi nella parrocchia della Presentazione della Madre di Dio al paese natale di Wadowice.
Subito dopo l’arcivescovo lo invia a perfezionare i suoi studi a Roma presso l’Ateneo Pontificio «Angelicum» (poi dichiarata da Giovanni XXII Università Pontificia). Il 15 settembre 1946 D. Karol lascia Cracovia e viaggiando con il treno, passando da Praga, Norimberga, Strasburgo e Parigi, con il giovane seminarista Stanilasw Starowieyski raggiunge la città di Roma, dove prende alloggio presso i PP. Pallottini per poi passare al collegio belga di via del Quirinale. L’impegno di studio egli lo unisce alla esperienza pastorale di assistenza agli emigrati polacchi che nei mesi estivi raggiunge in Francia, Olanda e Belgio. Dopo due anni egli discute la tesi di laurea in teologia dal titolo: “Quaestio de fide apud S. Johannem a Cruce” (La dottrina della fede secondo san Giovanni della Croce) con il P. Garrigou-Lagrange. Della sua visita al P. Pio da Pietrelcina a San Giovanni Rotondo non dice mai nulla al suo amico P. Marcello Chimienti o.p., che sapeva essere pugliese.
Al suo ritorno in patria nel 1948 è nominato coadiutore della parrocchia di Niegowic alla periferia di Cracovia e poi di quella cittadina di San Floriano. Nell’anno 1951 l’arcivescovo coadiutore gli permette di riprendere gli studi all’Università Jagellonica di Cracovia e così nel 1953 egli consegue l’abilitazione discutendo la tesi “Valutazione circa la possibilità di fondare l’etica cristiana sulla base del sistema etico di Max Scheler”. Si impegna nell’assistenza spirituale degli studenti universitari con i quali intrattiene cordiali rapporti di amicizia. Subito dopo inizia una brillante carriera universitaria quale docente di Teologia Morale ed Etica nel Seminario Maggiore di Cracovia e nella Facoltà Teologica di Lublino. Il 4 luglio 1958 lo raggiunge la nomina di vescovo ausiliare di Cracovia e il rito viene officiato dall’arcivescovo Eugenius Baziak nella storica cattedrale del Wawel. Alla morte di mons. Baziak nel 1962 egli lo sostituisce quale vicario capitolare nella cura della diocesi.
Con altri sedici vescovi polacchi parte per Roma dove partecipa a tutte le sezioni del Concilio Vaticano II (1962-1965). Decisivo risulta il suo contributo alla elaborazione del VI capitolo della Costituzione sulla Chiesa nel mondo contemporaneo “Gaudium et Spes”. Interviene nell’aula conciliare il 21 ottobre 1963 e poi parla alla Radio vaticana il 25 novembre : «… Nell’organizzazione del popolo di Dio c’è tutto il diritto alla lotta a favore di tutta l’umanità, il suo valore naturale e soprannaturale. La lotta fino all’ultima goccia di sangue come vediamo nell’esempio di Cristo. Il mondo intero è la platea di tale lotta. Il mondo intero è la platea di tale lotta… Siamo stati abituati ad usare spesso nel linguaggio di ogni giorno la parola ‘laici’: ciò significa che siamo legati, uniti con il mondo, con i suoi valori ,con quei valori cioè che l’uomo porta dentro di sé::: I compiti del laico hanno un fine ben preciso: il miglioramento dell’uomo. Il ruolo dei laici nella Chiesa ha un aspetto ben specifico: riguarda la contemporaneità, lo sviluppo dell’umanità, ed anche, aggiungerei, le debolezze umane».
Il 13 gennaio 1964 il papa Paolo VI lo nomina arcivescovo di Cracovia e il 26 giungo 1967 lo inserisce nel collegio cardinalizio. Riceve le insegne cardinalizie a il 29 giugno 1967 e il 9 luglio 1967 fa il suo solenne ingresso nella cattedrale del Wawel. Ha partecipato a tutte le Assemblee del Sinodo dei vescovi e a quella dell’anno 1974 ha relazionato sull’Evangelizzazione. Il 12 ottobre 1971 il card. Wojtyla, quale titolare della diocesi di Cracovia, nel cui territorio è il campo di sterminio di Auschwitz, partecipa alla beatificazione di P. Massimiliano Kolbe e poi visiterà il campo di sterminio il 7 giungo 1979 durante il suo ritorno in patria da pontefice. Il 10 ottobre 1982 annovera nel numero dei santi questo “patrono del nostro difficile secolo”.
Dopo il breve pontificato di Giovanni Paolo I il card. Karol Wojtyla il 16 ottobre dell’anno 1978, definito «l’anno dei tre papi», è eletto sommo pontefice con il nome di Giovanni Paolo II e nel primo saluto in lingua italiana, alquanto incerto, chiede scusa: «Se sbaglio, voi mi corrigerete!». Durante la solenne cerimonia di inizio del suo ministero petrino grida con l’entusiasmo dei suoi 58 anni: «Aprite, anzi spalancate le porte a Cristo!».
Dal sito ufficiale del Vaticano riprendiamo alcuni dati essenziali del suo pontificato durato ben 27 anni.
«I cardinali, riuniti in Conclave, lo elessero Papa il 16 ottobre 1978. Prese il nome di Giovanni Paolo II e il 22 ottobre iniziò solennemente il ministero Petrino, quale 263° successore dell’Apostolo. Il suo pontificato è stato uno dei più lunghi della storia della Chiesa ed è durato quasi 27 anni.
Giovanni Paolo II ha esercitato il suo ministero con instancabile spirito missionario, dedicando tutte le sue energie sospinto dalla sollecitudine pastorale per tutte le Chiese e dalla carità aperta all’umanità intera. I suoi viaggi apostolici nel mondo sono stati 104. In Italia ha compiuto 146 visite pastorali. Come Vescovo di Roma, ha visitato 317 parrocchie (su un totale di 333).
Più di ogni Predecessore ha incontrato il Popolo di Dio e i Responsabili delle Nazioni: alle Udienze Generali del mercoledì (1166 nel corso del Pontificato) hanno partecipato più di 17 milioni e 600 mila pellegrini, senza contare tutte le altre udienze speciali e le cerimonie religiose [più di 8 milioni di pellegrini solo nel corso del Grande Giubileo dell’anno 2000], nonché i milioni di fedeli incontrati nel corso delle visite pastorali in Italia e nel mondo. Numerose anche le personalità governative ricevute in udienza: basti ricordare le 38 visite ufficiali e le altre 738 udienze o incontri con Capi di Stato, come pure le 246 udienze e incontri con Primi Ministri.
Il suo amore per i giovani lo ha spinto ad iniziare, nel 1985, le Giornate Mondiali della Gioventù. Le 19 edizioni della GMG che si sono tenute nel corso del suo Pontificato hanno visto riuniti milioni di giovani in varie parti del mondo. Allo stesso modo la sua attenzione per la famiglia si è espressa con gli Incontri mondiali delle Famiglie da lui iniziati a partire dal 1994.
Giovanni Paolo II ha promosso con successo il dialogo con gli ebrei e con i rappresentati delle altre religioni, convocandoli in diversi Incontri di Preghiera per la Pace, specialmente in Assisi.
Sotto la sua guida la Chiesa si è avvicinata al terzo millennio e ha celebrato il Grande Giubileo del 2000, secondo le linee indicate con la Lettera apostolica Tertio millennio adveniente. Essa poi si è affacciata al nuovo evo, ricevendone indicazioni nella Lettera apostolica Novo millennio ineunte, nella quale si mostrava ai fedeli il cammino del tempo futuro.
Con l’Anno della Redenzione, l’Anno Mariano e l’Anno dell’Eucaristia, Giovanni Paolo II ha promosso il rinnovamento spirituale della Chiesa.
Ha dato un impulso straordinario alle canonizzazioni e beatificazioni, per mostrare innumerevoli esempi della santità di oggi, che fossero di incitamento agli uomini del nostro tempo: ha celebrato 147 cerimonie di beatificazione - nelle quali ha proclamato 1338 beati - e 51 canonizzazioni, per un totale di 482 santi. Ha proclamato Dottore della Chiesa santa Teresa di Gesù Bambino.
Ha notevolmente allargato il Collegio dei Cardinali, creandone 231 in 9 Concistori (più 1 in pectore, che però non è stato pubblicato prima della sua morte). Ha convocato anche 6 riunioni plenarie del Collegio Cardinalizio.
Ha presieduto 15 assemblee del Sinodo dei Vescovi: 6 generali ordinarie (1980, 1983, 1987, 1990; 1994 e 2001), 1 assemblea generale straordinaria (1985) e 8 assemblee speciali (1980, 1991, 1994, 1995, 1997, 1998 [2] e 1999).
Tra i suoi documenti principali si annoverano 14 Lettere encicliche, 15 Esortazioni apostoliche, 11 Costituzioni apostoliche e 45 Lettere apostoliche.
Ha promulgato il Catechismo della Chiesa cattolica, alla luce della Tradizione, autorevolmente interpretata dal Concilio Vaticano II. Ha riformato i Codici di diritto Canonico Occidentale e Orientale, ha creato nuove Istituzioni e riordinato la Curia Romana.
A Papa Giovanni Paolo II, come privato Dottore, si ascrivono anche 5 libri: “Varcare la soglia della speranza” (ottobre 1994); "Dono e mistero: nel cinquantesimo anniversario del mio sacerdozio" (novembre 1996); “Trittico romano”, meditazioni in forma di poesia (marzo 2003); “Alzatevi, andiamo!” (maggio 2004) e “Memoria e Identità” (febbraio 2005).
Giovanni Paolo II è morto in Vaticano il 2 aprile 2005, alle ore 21.37, mentre volgeva al termine il sabato e si era già entrati nel giorno del Signore, Ottava di Pasqua e Domenica della Divina Misericordia.
Da quella sera e fino all’8 aprile, quando hanno avuto luogo le Esequie del defunto Pontefice, più di tre milioni di pellegrini sono confluiti a Roma per rendere omaggio alla salma del Papa, attendendo in fila anche fino a 24 ore per poter accedere alla Basilica di San Pietro.
Il 28 aprile successivo, il Santo Padre Benedetto XVI ha concesso la dispensa dal tempo di cinque anni di attesa dopo la morte, per l’inizio della Causa di beatificazione e canonizzazione di Giovanni Paolo II. La Causa è stata aperta ufficialmente il 28 giugno 2005 dal Cardinale Camillo Ruini, Vicario Generale per la diocesi di Roma.
Il rito solenne della beatificazione, sul sagrato della Basilica Papale di San Pietro il 1° maggio 2011, è stato presieduto dal Sommo Pontefice Benedetto XVI, suo immediato successore e prezioso collaboratore per lunghi anni quale Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede.
Il 27 aprile 2014 Giovanni Paolo II è stato canonizzato da Papa Francesco».
A conclusione di questa doverosa memoria sarà bene ripensare le parole che il papa emerito Benedetto XVI ha scritto ai vescovi polacchi alla vigilia di questa celebrazione centenaria, ritrovando nella Divina Misericordia una cifra del lettura del suo fruttuoso pontificato. Non bisogna dimenticare che egli accogliendo la esperienza mistica di Santa Faustina Kowalska aveva assegnato la tradizionale Domenica in Albis alla celebrazione di questa espressione biblica del Dio rivelato da Gesù Cristo ed era morto proprio nei primi vespri della celebrazione. Altra cifra di lettura del pontificato di S, Giovanni Paolo II potrebbe essere l’attribuzione a lui del titolo di «magno» che nella Chiesa è stato attribuito a due pontefici (S. Leo ne I e S. Gregorio I) che nel confronto con i tempestosi loro tempi mantennero alta la fiaccola della fede e della speranza.
Foto di apertura tratta da famigliacristiana.it
Foto nell'articolo (la prima e la seconda dal basso) tratte da vaticannews.va