Krajewskj batte Salvini, la carità “stende al tappeto” la politica
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- Pubblicato Mercoledì, 15 Maggio 2019 12:26
- Scritto da Sac. Pasquale Pirulli
Sac. Pasquale Pirulli
Con la politica dei “Prima gli italiani!. Tutti i porti chiusi! Risparmiamo sull’assistenza ai migranti!” il ministro degli interni e vice premier del governo di Giuseppe Conte, on. Matteo Salvini ha alzato muri ma non ha mai costruito ponti o aperto porte. Una politica becera e nazionalista che non conosce i bisogni dell’umanità e ha messo in difficoltà il terzo settore che è quello del volontariato. Sempre presente sui social in una continua spasmodica lotta contro l’altro vicepremier leader del Movimento 5 Stelle Luigi Di Maio, ultimamente ha gridato dal palco contro il gesto rivoluzionario del card. Konrad Krajewskj, elemosiniere di papa Francesco. Il giovane prelato polacco di 55 anni nei giorni passati si è improvvisato elettricista e, rischiando la propria vita, ha riallacciato la corrente a uno stabile a Roma occupato da famiglie in difficoltà nei pressi della basilica di Santa Croce in Gerusalemme, a cui la società concessionaria Areti aveva distaccato la corrente da oltre una settimana. Allo spavaldo ministro Salvini che lo ha accusato di violazione delle leggi civili egli ha riposto che il Vaticano si farà carico della somma di 300 mila euro di debiti accumulati dai quattrocento occupanti lo stabile tra cui più di cento bambini e, non avvalendosi della immunità assicurata dal Concordato, ha dichiarato che: “Dovesse arrivare, pagherò anche la multa!” .
La situazione di queste persone ospitate dallo stabile “invaso” dal cardinale non è conosciuta dal ministro degli interni ma è descritta con parole crude dagli stessi abitanti: “E’ una settimana che siamo tutti al buio qui dentro. Qui ci sono più di cento bambini disperati, impauriti, terrorizzati e ammalati. È venuto davvero a ridare la luce in un posto di questo tipo, dove si vive sempre con il terrore di essere messi fuori di notte o di giorno. Non è poco ciò che ha fatto il cardinale Krajewski; è stato veramente un gesto umanitario, ma anche concreto, perché c’era di mezzo la vita delle persone.”
Il card. Krajewskj ha dichiarato all’agenzia Ansa: “Sono intervenuto personalmente per riattaccare i contatori. È stato un gesto disperato. C’erano oltre 400 persone senza corrente, con famiglie, bambini senza neanche la possibilità di far funzionare i frigoriferi” e nell’intervista al Corriere della Sera egli ha detto: “La cosa assurda è che siamo nel cuore di Roma. Quasi cinquecento persone abbandonate a sé stesse.”
Lucia Ercoli, direttrice di “Medicina Solidale” ha tracciato un quadro drammatico: “Intanto, cominciamo a dire che queste persone sono delle persone che possiamo definire come “vulnerabilissime” perché private di diritti fondamentali che sono, il primo, quello ad una casa: molti di questi ospiti nel palazzo sono cittadini italiani, alcuni dei quali gravemente malati; in questo palazzo vivono 98 minori, la maggior parte die quali nati in Italia e che frequentano le nostre scuole. Lasciare i bambini sette giorni al buio: di che cosa ha paura un bambino se non del buio? Questo configura secondo me un atto di violenza inaudita nei confronti di questi bambini, e per di più perpetuata nel tempo. Durante la settimana noi siamo stati più volte lì proprio per portare sollievo ai malati, alcuni dei quali segregati nelle loro stanze perché l’interruzione della corrente ha comportato il fatto che non fosse più utilizzabile l’ascensore e i presidi elettro-medicali di cui avevano bisogno. Ecco, lasciare i bambini in questa condizione per sette giorni ha spento sui loro visi il sorriso, la voglia di giocare, questa paura incombente che da un momento all’altro potessero perdere quel poco, e ripeto, quel poco che resta loro come diritto all’infanzia. E francamente non c’è stato nessuno che si sia schierato dalla parte dei bambini, che sia andato semplicemente a vedere come stavano. E quindi secondo me noi ci siamo trovati di fronte ad una gravissima violazione dei diritti umani”.
Non manca l’invito alle istituzioni con le quali si auspica un dialogo concreto, ispirato a principi di umanità e di carità (sono i pilastri della buona politica!): “Aspettiamo che vengano all’interno di questa occupazione, come di tante altre occupazioni. Qui il trenta per cento delle persone è italiano; famiglie che hanno perso casa e lavoro. Cosa è cambiato? È ritornata la luce, quindi è ritornata la linfa di questo posto".
Al momento della nomina ad elemosiniere, cioè braccio operativo della carità della Chiesa, papa Francesco gli disse: “La scrivania non fa per te, puoi venderla. Non aspettare la gente che bussa, devi cercare i poveri”. E D. Corrado, ora cardinale di santa romana Chiesa, l’ho visto più di una volta venire di notte al nostro pullman con il suo camioncino bianco a rilevare la carità che da Rutigliano partiva per iniziativa di Nicola Mazzone e la collaborazione di diverse aziende ( Puglia Frutta, Orchidea Frutta, Di Palma Donato, La Pernice, Ancona), ed erano cassette di uva, ciliegie, pesche, fragole destinate ai poveri che egli visita nei loro tuguri.
L’energia della carità, coordinata dal giovane cardinale polacco, ha realizzato le docce, il servizio di barbiere, presidio medico e bagni intorno al colonnato di Piazza San Pietro. Ha aperto una lavanderia gratuita e ha pagato l’affitto di una spiaggia rendendola accessibile ai disabili. Egli ha accolto famiglie di rifugiati siriani nel suo appartamento ed è andato a dormire nei locali dell’Elemosineria.
A chi accusa il cardinale elemosiniere di papa Francesco di spregiudicatezza nella sua azione di carità sarà bene ricordare il monito di Gesù nel vangelo: “Necesse est ut eveniant scandala!” A volte gli scandali sono necessari per svegliarci dal torpore di una coscienza addormentata anche da sofismi politici.
Non c’è che dire questa volta la rivoluzione della carità del card. Krajewski ha steso al tappeto con un colpo da k.o. la timorosa e ristretta visione politica del ministro Matteo Salvini che più che visitare e conoscere e far fronte alle sofferenze reali degli italiani si preoccupa in diverse occasioni di fare l’indossatore di divise militari e maglioni con stemmi associativi.