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La Pasqua tra storia e fede

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pasqua-resurrezione

 
Sulle orme dell’uomo della Sindone

Sac. Pasquale Pirulli
don pasquale foto
Ci avviciniamo a celebrare la Pasqua, ritenuta dai cristiani e anche dai non credenti l’evento fondativo della religione cristiana. La «bandiera» di questo evento, o se vogliamo l’«icona» della passione e della risurrezione, che fonda la fede e interroga la storia, avvenuto nella notte e scoperto alle prime luci dell’alba del 9 aprile 30, è certamente il lenzuolo funebre, chiamato “sindone” che dal 16 settembre 1578 è custodito nella cappella di S. Lorenzo presso il duomo di Torino.

Noi conosciamo la storia degli ultimi giorni di Gesù di Nazaret attraverso i racconti dei quattro vangeli che registrano il suo arresto, dopo la cena con i suoi discepoli, il processo presso il sinedrio che si conclude con la sua condanna a morte, la conferma all’esecuzione da parte del governatore romano Ponzio Pilato (26-37 d. C.), la crocifissione sullo sperone di roccia chiamato Golgota e la reposizione del suo corpo nel sepolcro “nuovo”  messo a disposizione da Giuseppe di Arimatea in quel venerdì del 7 aprile 30. In un secondo momento gli stessi testi raccontano del sepolcro che all’alba del 9 aprile 30 è ritrovato vuoto nonostante fosse stato affidato alla custodia delle guardie dietro mandato del sinedrio, degli incontri del maestro risorto con Maria di Magdala, con le altre donne preoccupate di adempiere gli ultimi pietosi uffici della sepoltura, con i due discepoli lungo la strada per Emmaus, con tutti gli altri riuniti nel cenacolo.

La storia sistema tutti questi avvenimenti lungo la direttiva del tempo. Raccogliendo i risultati di tanti studi pubblicati ( e vorrei far riferimento a quelli che sono sul mio tavolo di taglio giornalistico: CORRADO AUGIAS “Le ultime diciotto ore di Gesù”: PIER GIUSEPPE ACCORNERO “Sindone: Storia scienza culto attualità”; PIERLUIGI BAIMA BOLLONE “2015 La nuova indagine sulla Sindone: Duemila anni di storia e le ultime prove scientifiche”; BRUNO BARBERIS –MASSIMO BOCCALETTI “Il caso Sindone non è chiuso”; ANDREA TORNIELLI “Inchiesta sulla Resurrezione”) è possibile offrire una cronologia orientativa degli ultimi giorni trascorsi dal rabbi di Galilea a Gerusalemme e a Betania, villaggio in cui è ospite della famiglia del suo amico Lazzaro, richiamato alla vita quando erano  passati ben quattro dalla sua morte. E’ vero che la Chiesa questi fatti che interessano Gesù di Nazaret li comprende come “mistero pasquale” e li celebra con una solenne liturgia che si articola nella domenica delle palme, il triduo sacro (giovedì venerdì e sabato) e il grande giorno della Pasqua-Resurrezione.

Emblematicamente Corrado Augias sintetizza la sua ricostruzione degli avvenimenti in “diciotto ore” e si domanda nel suo volume: “Anno 33 della nostra era, il giova ne profeta Gesù di Nazareth viene condannato e giustiziato. Tutto si svolge in un pungo d’ore. Il processo che ha cambiato il destino dell’uomo è celebrato in fretta, nottetempo, alle prime luci dell’alba. Ma qual è il ruolo che hanno avuto nella vicenda il collerico procuratore Ponzio Pilato, il fariseo Nicodemo, il discepolo Giuda e il re fantoccio Erode Antipa? … Crediamo di sapere, ma in realtà non sappiamo. Indagando i documenti, e dando la parola alle fonti, Augias dona carne e sangue a una storia che tiene il lettore con il fiato sospeso”.

La cronologia tradizionale della passione offre questa tavola sintetica:
2 aprile (domenica) 30: Ingresso di Gesù in Gerusalemme. La sera ritorno a Betania.    3 aprile (lunedì) Gesù si reca a Gerusalemme e la sera fa ritorno a Betania.
4 aprile (martedì) Giuda Discorso profetico sulla distruzione di Gerusalemme e del mondo.
5 aprile (mercoledì) Giuda mercanteggia il tradimento di Gesù
6 aprile (giovedì) Al tramonto: ultima cena. Nella notte. Agonia nel Getsemani, cattura di Gesù, interrogatorio di Anna; primo interrogatorio di Caifa.
7 aprile (venerdì) All’alba seduta del Sinedrio; poi interrogatorio di Pilato e giudizio di Erode. Secondo interrogatorio di Pilato, condanna, via crucis, all’ora nona (le ore 15 p.m.) Gesù muore in croce. Al tramonto, avvolto sommariamente in una sindone, è posto nel sepolcro.
8 aprile (sabato) Il sepolcro di Gesù è vigilato dai soldati.
9 aprile (domenica): il sepolcro vuoto: Gesù è risorto e appare ai suoi discepoli.
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Alcune difficoltà inficiano questa ricostruzione tradizionale degli ultimi giorni di vita di Gesù di Nazaret: lo stringere tutti gli avvenimenti in poche ore (circa 24 ore) e pretendere che le diverse autorità ( il sinedrio, il procuratore di Roma, il re Erode Antipa) si occupino esclusivamente del  preteso messia venuto dalla Galilea; la violazione delle norme di procedura penale da parte del sinedrio, il quale avrebbe tenuto una riunione notturna per decide il «caso del nazareno» (la procedura penale prevedeva che le riunioni del sinedrio si svolgessero nelle ore diurne e che una sentenza di condanna a morte fosse ratificata da una seconda seduta da tenersi a distanza di 24 ore); la presenza di un duplice calendario (solare e lunare) nella pratica religiosa ebraica e secondo questa ipotesi (sostenuta dal ritrovato calendario liturgico in uso presso la comunità degli Esseni di Qumran) Gesù avrebbe anticipato la celebrazione della cena pasquale alla sera del martedì; la polemica circa la datazione della Pasqua iniziata dai Quattrodecimani di Oriente e risolta dal papa Aniceto (155-156). Altre difficoltà derivano da un confronto dei racconti evangelici.

“Il vangelo di Giovanni dice che Gesù morì nella Parascève (o Preparazione) cioè nella vigilia di Pasqua, di venerdì, a metà del pomeriggio, mentre nel tempio si sacrificavano gli agnelli per la cena pasquale (Gv 19, 31). I Vangeli sinottici (Marco  Matteo e Luca) dicono che Gesù celebrò la cena pasquale la sera prima del suo arresto (Mt 26, 17-20). La tradizione cristiana celebra il giovedì santo come “cena del Signore” e concentra nel venerdì tutti i fatti della passione e della crocifissione. E’ difficile che le cose siano andate proprio così. Secondo la ricerca storica condotta da Annie Jaubert al tempo di Gesù si seguiva un doppio calendario liturgico, quello lunare e quello solare: per l’uno la Pasqua cadeva il 14 di Nisan, in qualunque giorno della settimana; per l’altro cadeva sempre di mercoledì e la cena pasquale si celebrava il martedì sera. La più antica tradizione cristiana indicava il martedì sera come giorno della cena e il mercoledì come giorno della cattura di Gesù, perciò prescriveva il digiuno come al venerdì, giorno della morte di Gesù. L’uso di un duplice calendario consente di giustificare le affermazioni del vangelo: l’ultima cena di Gesù fu una vera cena pasquale, celebrata secondo il calendario solare più popolare, ma Gesù fu crocifisso alla vigilia della Pasqua ebraica, secondo il calendario ufficiale del tempio. In questo modo si spiega meglio il succedersi degli eventi della passione”.

Si propone una Cronologia Moderna della ultima settimana della vita di Gesù che offre una soluzione accettabile alla diverse problematiche di ordine temporale, giuridico e liturgico.
Domenica 2 aprile 30: Ingresso trionfale di Gesù in Gerusalemme; la sera ritorno a Betania.
Lunedì 3 aprile: Gesù si reca a Gerusalemme, e la sera torna a Betania. E’ ospite a cena nella casa di Simone il lebbroso durante la quale riceve l’omaggio della donna sconosciuta (Mt 26. 6-13).
Martedì 4 aprile: Al tramonto: Ultima cena. Nella notte:  agonia al Getsemani, cattura di Gesù, nell’orto degli ulivi; primo interrogatorio informale di Gesù nella casa dell’ex sommo sacerdote Anna, suocero di Caifa.
Mercoledì 5 aprile: Prima seduta del sinedrio, convocato e presieduto da Anna e inizio del processo religioso, che si conclude con la condanna a morte per bestemmia.
Giovedì 6 aprile: Seconda seduta del sinedrio che convalida la condanna a morte; Gesù condotto da Pilato, che deve ratificare ed eseguire la condanna a morte. Pilato prende tempo e invia l’imputato da Erode. Processo civile.
Venerdì 7 aprile: E’ la vigilia della Pasqua ufficiale, Secondo interrogatorio davanti a Pilato; condanna, via crucis; all’ora nona (le 15) Gesù muore in croce. In queste ore, secondo il calendario del tempio, si immolavano gli agnelli per la cena pasquale. Al tramonto, avvolto sommariamente in una sindone, è posto nel sepolcro.
Sabato 8 aprile: Giorno solenne di Pasqua. Il sepolcro di Gesù è vigilato dai soldati.
Domenica 9 aprile: Gesù è risorto e appare ai suoi discepoli”.
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La rilettura della “bandiera di Pasqua” (denominazione del lenzuolo sindonico)  ci permette di ripercorrere tutti avvenimenti della passione nella loro dimensione testimoniale quasi fosse un “quinto evangelio” scritto con il sangue su un lenzuolo di lino lungo circa  m. 4,41 e alto m. 1, 13. L’origine dell’immagine sindonica viene spiegata nel tempo con le teorie “vaporigrafica” e “radiante”; quest’ultima richiama l’energia nucleare che allo scoppio quasi «Big-bang» avvenuto alla risurrezione, avrebbe proiettato sul lenzuolo il corpo del crocifisso che vi era avvolto.

 Con pacata sapienza il card. Giovanni Saldarini, arcivescovo di Torino, il 4 maggio 1990 faceva il punto sul valore storico e religioso della Sindone: “Due fatti sono incontrovertibili nei riguardi della Sindone. Il primo è che su questo Lenzuolo, ed è unico, è impressa la figura di un uomo crocifisso, con impronte di sofferenza e di piaghe che, in ogni particolare, corrispondono alla descrizione della morte di Gesù secondo i vangeli. Secondo fatto: dal punto di vista scientifico la Sindone costituisce un caso a tutt’oggi inspiegato. Si può, a ben diritto, chiamarlo “un prodigio storico”, nonostante il grande patrimonio di ricerca, anche se finora non ancora interdisciplinare (come è invece auspicabile). Lo stesso esame al radiocarbonio, con tutti i suoi limiti, e sono tanti, non ha fatto che aumentare le domande, che una vera scienza non può  eludere, accettando di riesaminare ogni procedimento d’indagine e ogni risultato. Peraltro, va ripetuto con chiarezza che la fede non si fonda sull’autenticità della Sindone e mai essa è stata citata come prova della verità del cristianesimo. Per questo il credente è del tutto libero e sereno nella ricerca, mentre l’incredulità potrebbe trovarsi a disagio se, sulla base di esami storico-scientifici, dovesse essere obbligata a comporsi con la convinzione di avere in mano il lenzuolo con cui Cristo fu avvolto”.

Rimandando ad altri tempi le questioni relative alla Sindone e la fotografia, la datazione del lino con l’analisi radiocarbonica che assegnava la Sindone all’epoca medioevale, la tridimensionalità dell’immagine, la numismatica e la Sindone con la individuazione sul sopracciglio sinistro del lepton di bronzo coniato nell’anno XVI dell’impero di Tiberio Cesare (29-30 d. C.), ci soffermiamo sull’identificazione dell’Uomo della Sindone. Il problema era stato affrontato da Yves Delage, Paul Vignon e René Colson già nel 1902 e nel 1972 fu ripreso dall’ingegnere francese Paul de Gail. Il prof. Bruno Barberis lo affronta con il calcolo delle probabilità scegliendo sette caratteristiche dell’immagine e dando a ciascuna di esse un valore. Ecco la tabella del calcolo probabilistico:
a) L’uomo della Sindone dopo la morte è stato avvolto in un lenzuolo (probabilità 1/100)
b) Sull’uomo della Sindone appaiono le ferite di un casco di spine ( probabilità 1/5.000)
c) L’uomo della Sindone ha trasportato sulle spalle un oggetto pesante quale era il patibulum ( probabilità 1/2 )
d) L’uomo della Sindone è stato fissato alla croce con chiodi (probabilità 1/2)
e) L’uomo della Sindone presenta una ferita da arma da taglio al costato destro inferta a morte già avvenuta, mentre non presenta fratture alle gambe (probabilità 1/10)
f) L’uomo della Sindone è stato avvolto nel lenzuolo appena deposto dalla croce, senza che venisse effettuata alcuna operazione di lavaggio e unzione del cadavere (probabilità 1/20)
g) L’uomo della Sindone è rimasto ne lenzuolo per poco tempo (probabilità 1/500)

Questo è il risultato del calcolo probabilistico: “La probabilità complessiva che l’uomo della Sindone possa esser un altro individuo diverso dal Gesù la morte del quale è narrata dai vangeli è di 1 contro 200 miliardi di crocifissi”. Ciò significa che l’uomo della Sindone non può esser stato che unico, ovvero che non può essere esistito “un altro uomo della Sindone”. Pertanto, poiché nel caso di Gesù Cristo, come abbiamo visto, si sono verificate le sette caratteristiche qui prese in considerazione, possiamo concludere che è altissima la probabilità che l’uomo della Sindone sia Gesù di Nazaret”.

Così in questo tempo di Pasqua più che sorprendermi dalla scoperta del sepolcro vuoto fatta dalle donne nelle prime ore del “primo giorno dopo il sabato”, cioè il 9 aprile 30, preferisco con il vangelo in una mano ripercorrere, rileggendo la sconvolgente e problematica immagine sindonica, quale “icona” della passione, tutti gli avvenimenti drammatici e accettare la sua provocazione a incamminarmi sulla via della risurrezione suggerita dal fatto che il lino che pur ha avvolto un cadavere non porta alcun segno di decomposizione fenomeno che si sarebbe dovuto avviare almeno nella notte tra il venerdì e tutta la giornata di sabato.

La ricostruzione cronologica degli avvenimenti e la documentazione sconvolgente dell’immagine sindonica ci permettono di rivivere l’evento di Pasqua vissuto dal Crocifisso del Golgotha quando ha abbandonato il sepolcro e poi di propria iniziativa ha incontrato le donne mirifore (portatrici di profumi come la mirra) e i discepoli sia nel cenacolo e sia sulla via di Emmaus.


                           

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