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Il carnevale di Berardino Avella a Rutigliano tra storia e leggenda

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di Valentina Castiglione Minischetti

Chi non ha mai sentito la frase “A Carnevale ogni scherzo vale”?    
Era questa l’idea che ha sempre accompagnato il Carnevale, facendo intendere che chiunque potesse fare qualsiasi cosa. E per circa 70 anni, un nostro concittadino ha fatto di questa frase un vero e proprio motto di vita, Berardino Avella, meglio conosciuto come Vlardein Musknighji, per via del suo caratteristico labbro leporino. berardino-avella-carnevale-1

Nato nel 1880, residente in Piazza delle Quattro Fontane, preparava al meglio, ogni anno, il suo spettacolo di Carnevale. Sin da bambino, dopo il lavoro nei campi, Berardino si intratteneva per ascoltare quanto accadeva nel paese, per poi inventare frasi rimate in perfetto dialetto rutiglianese.

Erano anni in cui non vi era tanta libertà di pensiero e parola, eppure quest’uomo sfidava la sorte, e con la sua sfacciataggine si recava per le vie del paese intonando stornelli e barzellette e imprecando contro politici, o raccontando i fatti più intimi degli abitanti. Spesso le sue “bravate” gli costavano care, tanto da trattenerlo qualche giorno in caserma.

Le persone più anziani sicuramente ricordano ancora le sue mascherate. Muskinighji si ergeva su un carro trainato da un asino, sulla spalla l’inseparabile scimmietta che teneva e cresceva in casa e, accompagnato da Lamascese alla fisarmonica e da amici e parenti, inscenava un vero e proprio spettacolo teatrale.

Un carro dalla scenografia curata nei minimi dettagli. Si potevano vedere un fucile con le canne sostituite da due mazze di scopa spezzate a metà, un recipiente di vino da cui beveva e una scodella di cibo da cui mangiava. Impressionante è stata la volta in cui, con un cesto di pesce andato a male, imprecava contro l’allora sindaco Pesce «U pesc a va ftesc» (Il pesce puzzerà) lanciandolo verso gli spettatori.

Uno spettacolo senza dubbio straordinario, a cui nessuno voleva rinunciare. Si racconta che la gente lasciava il lavoro nei campi pur di assistere a quella esibizione, che avveniva sempre -di anno in anno- il giorno del Martedì Grasso.

Questo storico personaggio locale è morto ormai da 55 anni e il suo Carnevale è stato sostituito da uno più sobrio. Il carretto con l’asino è diventato un carretto meccanico, la fisarmonica e l’organetto non ci sono più, sostituiti dalla musica diffusa con casse acustiche. Nessuno si espone raccontando “barzellette” sui potenti e le autorità. Tutto è cambiato, certo, la tecnologia ha preso il sopravvento, ma l’allegria e la voglia di divertirsi sono rimaste le stesse.

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