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TARI 2018, risparmi irrisori e un consiglio a cui sfugge completamente la vera questione

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di Gianni Nicastro

Per un comune virtuoso come Rutigliano, con il suo 79,29% di raccolta differenziata, quindi, con il solo 20,71% di rifiuti smaltiti in discarica nel 2017; con i tanti premi che riceve da anni come comune più riciclone della Puglia, un risparmio medio sulle tariffe dei sei nuclei familiari di soli 3,5 euro in un anno, è uno schiaffo ai cittadini contribuenti.

I cittadini di Rutigliano da novembre del 2011 fanno la raccolta differenziata domiciliare diligentemente e con grande senso di civiltà. Anziché discutere di come le tariffe della TARI 2018 non premino per niente i loro comportamenti virtuosi, anziché -in sostanza- rilevare l’assenza della tariffa puntuale, unica in grado di premiare i contribuenti con dignitosi risparmi sulla bolletta dei rifiuti, amministratori e consiglieri hanno disquisito di evasione fiscale, di immondizia abbandonata; hanno polemizzato sui metri quadri complessivi che quest’anno sono di meno dello scorso anno. Cose importanti, certo, ma che hanno distolto l’attenzione dalla vera questione, la tariffa puntuale, appunto.

A Rutigliano può essere istituita e non da oggi, perché ci sono le condizioni tecniche: efficiente raccolta differenziata porta a porta e microchip sulle buste dell’indifferenziato. Forse mancano le condizioni politiche, la capacità, cioè, di affrontare e risolvere questo problema.

Prima di addentrarci su come, su cosa e con quali risorse applicare la tariffa puntuale, due cose sulla Tari 2018 approvata in consiglio dalla maggioranza e da un consigliere di “opposizione”, Michele Martire, col voto contrario degli altri consiglieri di opposizione.

La Tari quest’anno non solo non aumenta, diminuisce addirittura e questo è un fatto che certamente va riconosciuto. La diminuzione, però, è di qualche euro. Il risparmio medio sui sei nuclei familiari, sui quali si applicano le diverse aliquote, è di 3,5 euro per l’intero anno. In riferimento a una abitazione di 100 mq, il nucleo familiare che risparmia di più (4,85 euro) è quello con 1 componente; il nucleo che risparmia meno è quello con 3 componenti (solo 2,92 euro). E’ vero che le tariffe Tari 2018 sono diminuite, ma solo rispetto al 2017 e al 2014, sono aumentata, invece, rispetto al 2013, 2016 e 2015 (oscillazioni sempre di pochi euro).

Nella tabella qui sotto il confronto 2013-2018 su quattro indicatori: tariffa media nuclei familiari 1-6 componenti su 100 mq di superficie, ammontare complessivo Tari, produzione rifiuti, percentuale raccolta differenziata, abitanti.

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Come si evince dalla tabella, escluso il 2013, in cinque anni, 2014-2018, la tariffa media oscilla tra i 250 e i 258 euro, anche l’importo complessivo della Tari si  mantiene sotto i 3 milioni di euro con oscillazioni che vanno da poche migliaia a massimo 104mila euro. La raccolta differenziata, pure, è piuttosto stabile, non è mai sotto il 77% e presenta una media 2013-2017 del 78,31%. Nello stesso arco temporale anche la popolazione si mantiene stabile, si ha un aumento complessivo di soli 150 abitanti (30 ab/anno). L’indicatore più instabile è la produzione dei rifiuti che, partendo dalle 6.346 t del 2013, aumenta in quattro anni (2014-2017) di 1.065 t, un aumento che si concentra prevalentemente in due anni, 2014 +7,8% e 2016 +8,37%.

Nel 2016 la popolazione aumenta solo di 18 abitanti mentre, per lo stesso anno, l’aumento dei rifiuti è di 566 t, un aumento della produzione dei rifiuti che qui decisamente non può essere messo in relazione all’aumento della popolazione, perché 18 abitanti producono poco più di 7 t/anno di rifiuti considerando un produzione pro-capite di 392 kg/anno. Le 566 t di rifiuti in più del 2016, invece, equivalgono, sulla base dello stesso calcolo pro-capite, a 1443 abitanti. Lo stesso ragionamento vale anche per il 2014 dove, a fronte di 153 abitanti in più si ha un aumento della produzione dei rifiuti di 496 t equivalenti a 1351 abitanti.

L’aumento della produzione dei rifiuti che qui si riscontra non può, dunque, essere messo in relazione all’aumento della popolazione. Ma, allora, come si spiega? Può essere che in quei due anni ci siano stati circa 2600 immigrati irregolari, quindi non censiti, che hanno prodotto tutti quei rifiuti in più, oppure che, complessivamente, gli stessi abitanti ufficiali abbiano aumentato la propria produzione di rifiuti. Comunque sia, questa è una questione molto interessante che va indagata più a fondo per meglio capire il motivo per cui, anziché diminuire, i rifiuti aumentano.


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La tariffa puntuale
Proprio in relazione alla produzione dei rifiuti, la leva che può determinarne una tendenziale riduzione è proprio la tariffa puntuale, basata sul principio che chi produce meno rifiuti, e più ricicla, meno paga. Un deciso aiuto ai comuni sul piano normativo è arrivato dal decreto 20 aprile 2017 del Ministero all’Ambiente denominato  “Criteri per la realizzazione da parte dei comuni di sistemi di misurazione puntuale della quantità di rifiuti conferiti al servizio pubblico o di sistemi di gestione caratterizzati dall’utilizzo di correttivi ai criteri di ripartizione del costo del servizio, finalizzati ad attuare un effettivo modello di tariffa commisurata al servizio reso a copertura integrale dei costi relativi al servizio di gestione dei rifiuti urbani e dei rifiuti assimilati”
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All’art. 4 il decreto dice che “la misurazione puntuale della quantità di rifiuti conferiti si ottiene determinando, come requisito minimo, il peso o il volume della quantità di RUR conferito da ciascuna utenza al servizio pubblico di gestione dei rifiuti”, RUR sta per rifiuto urbano residuale dalla raccolta differenziata, si tratta quindi dell’indifferenziato. Al comma successivo dice che “possono altresì essere misurate le quantità di altre frazioni o flussi di rifiuto oggetto di raccolta differenziata”, quindi anche dell’organico.

Indifferenziato e organico sono le due frazioni dei rifiuti per le quali il comune paga un costo di smaltimento, rispettivamente la discarica e l’impianto di compostaggio. L’art. 6 dello stesso decreto definisce il sistema di misurazione della quantità di rifiuto sulla base del quale viene definita la parte della tariffa che varia a seconda del minor conferimento di quelle due frazioni, meno indifferenziato e organico l’utente conferisce allo smaltimento, più bassa è la tariffa che il comune gli applica, più alto, quindi, è il risparmio.

I sistemi di pesatura che il decreto individua sono due: diretta, cioè espressa in chilogrammi per ciascun utente, e indiretta, basata sul volume dei rifiuti conferiti attraverso contenitori di diverse dimensioni. Tutti e due i sistemi sono legati alla “identificazione dell’utenza a cui è associata -statuisce il decreto all’art. 5- la misurazione puntuale della quantità di rifiuto” che “avviene in modalità diretta e univoca, attraverso idonei dispositivi elettronici di controllo integrati nel contenitore o nel sacco con cui il rifiuto è conferito”.

Abbiamo, dunque, una norma che aiuta ad elaborare un sistema puntuale di tariffazione e, cosa fondamentale, abbiamo le due fonti finanziarie con le quali premiare gli utenti attraverso il risparmio sulla tariffa. Queste due risorse economiche sono i 225.000 euro di smaltimento dell’indifferenziato e i 380.000 euro di conferimento dell’organico all’impianto di compostaggio, un totale di 605.000 euro di costo di smaltimento che il comune ha carictariffa-puntuale-2018-3ato sull’imponibile Tari complessivo del 2017. Il costo di smaltimento di indifferenziato e organico ha rappresentato, quindi, oltre il 20% della Tari che i cittadini hanno pagato l’anno scorso.

Per avere un’idea indicativa di come funziona questo sistema bisogna partire dal numero di utenti (che sono i contribuenti) e dalla quantità di indifferenziato e organico che questi producono. Sulla base della produzione pro-capite di rifiuti del 2017 (quantità di rifiuti diviso per il numero degli abitanti), una utenza domestica composta da un nucleo familiare di tre persone ha prodotto l'anno scorso 1191 kg di rifiuti. Nel piano finanziario della Tari 2018, alla voce “Livelli di qualità del servizio” si legge che il 42,61% dei rifiuti è organico, il 20,71% è indifferenziato, percentuali riferite ai rifiuti prodotti nel 2017. Quella utenza, quindi, ha prodotto 500 kg di organico e 246 kg di indifferenziato (il resto è plastica, carta, vetro…), il che significa un costo di smaltimento di 60 euro per l’organico (€ 0,12/kg) e di 34 euro per l’indifferenziato (€ 0,14/kg). Un chilogrammo in meno di indifferenziato prodotto significa 14 centesimi di smaltimento risparmiati, lo stesso discorso vale per l’organico; risparmio che, con la tariffazione puntuale, ricadrà sull’utenza.

Insistere con la Tari, che premia in modo irrisorio e, tra l’altro, anche in modo indiscriminato, cioè tutti, compreso gli incivili che abbandonano i rifiuti, non è corretto nei confronti della stragrande maggioranza dei cittadini che separano ogni giorno i propri rifiuti e li conferiscono correttamente. La critica che spesso viene da questi cittadini non è sul sistema porta a porta di raccolta dei rifiuti, ma sull’assenza di una forma di premialità che faccia percepire concretamente il ritorno anche economico, oltre che ambientale, per lo sforzo e il tempo che quotidianamente dedicano alla raccolta differenziata.

Siamo pronti dal 2012 alla tariffazione puntuale, le condizioni tecniche ci sono, ci sono i soldi e c’è anche una norma chiara a supporto. Manca solo che sindaco, vicesindaco, consiglio comunale e responsabili comunali competenti mettano nella loro agenda politico-amministrativa l’istituzione della tariffa puntuale come uno dei punti prioritari da affrontare. Ce la faranno in questo ultimo anno di consiliatura? Staremo a vedere.

 

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