"La buona scuola" a Rutigliano, promossa sì ma con riserva
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- Pubblicato Mercoledì, 19 Novembre 2014 10:12
- Scritto da Michele Pesce
di Michele Pesce
Interessante incontro lunedì sera nella sala Mons. Di Donna sul documento “La buona scuola”, il piano di potenziamento presentato nelle scorse settimane dal premier Renzi e dal Ministro dell’Istruzione Giannini. Presenti all’evento, organizzato dal circolo PD di Rutigliano, anche il segretario provinciale del Partito Democratico Ubaldo Pagano e l’assessore regionale con delega al Diritto allo studio e alla formazione Alba Sasso.
A moderare l’incontro, il “dem” rutiglianese Francesco Paolo Valenzano, che ha definito il documento «il segnale di un’inversione di rotta, un modo diverso di fare politica». “La buona scuola”, infatti, ha previsto la possibilità per docenti, dirigenti e semplici cittadini, di partecipare per due mesi (il termine è scaduto il 15 novembre) ad una sorta di consultazione on line con la possibilità di presentare proposte e suggerire modifiche che dovrebbero (si spera) finire sul tavolo della Presidenza del Consiglio dei Ministri nell’ambito della riforma scolastica.
«Una riforma non calata dall’alto, ma frutto di una fase d’ascolto declinata in tutto il territorio nazionale», ha esordito Pagano, per il quale «le istituzioni devono sempre farsi carico dei problemi di docenti, studenti e genitori», e che evidenzia come lo scopo ora sia quello di dar seguito all’iniziativa nella successiva fase di discussione parlamentare: «Le proposte si tradurranno in provvedimenti legislativi concreti. Il dialogo è solo il punto di partenza».
Il segretario PD ha poi sottolineato lo sforzo fatto dal governo nella legge di stabilità 2015, che prevede lo stanziamento di 1 miliardo di euro per la riforma della scuola e che ha come obiettivo innanzitutto la stabilizzazione di 150 mila precari del settore: «Ci sono delle priorità, per 30 anni nella scuola la precarietà è stata la regola. E’ giunto il momento di canalizzare le risorse per migliorare l’offerta formativa».
Relatore della serata anche il Dirigente nazionale dei Giovani Democratici Stefano Minerva: «Per 20 anni i ministri dell’Istruzione dei governi di destra hanno falcidiato la scuola senza ascoltare le esigenze di docenti e studenti. Bisogna investire sul sapere, ma per farlo in maniera corretta è necessario un modello di partecipazione che parta dal basso».
Per Minerva, ex candidato nelle liste del PD alle europee del 2014, uno dei primi problemi da risolvere è quello della disparità di condizioni che genera pericolose forme di emarginazione culturale: «Dobbiamo costruire una società che dia a tutti le stesse possibilità di formarsi. Lo studio è un diritto, che ci si trovi in Emilia o in Calabria».
La cultura dunque, per troppo tempo “violentata” dalle istituzioni e che oggi assurge a valore imprescindibile, in una società troppo preoccupata di apparire più che di essere e di conoscere. Ed è così che il sapere, che dovrebbe essere di tutti, diventa un lusso per pochi “eletti”, allargando il divario tra nord e sud, tra abbienti e non, tra consapevoli e schiavi.
«La scuola è di tutti» ha precisato Alba Sasso. «E’ dei cittadini che pagano le tasse -ha aggiunto- ed è a loro che il documento ha dato voce. La buona scuola è quella che ha voglia di adeguarsi alle esigenze dei genitori e al nuovo modo di vivere dei ragazzi». Il primo obiettivo per la Sasso, però, deve essere quello di rendere stabile un sistema che dia garanzie di continuità: «La precarietà non danneggia solo gli insegnanti, ma anche la scuola. E’ impossibile fare una programmazione quando i docenti cambiano continuamente».
L’assessore regionale si mostra poi assai critica nei confronti di un modo di ragionare approssimativo, ormai sempre più radicato nel pensiero comune: «In Italia si comincia a pensare che per trovare lavoro sia inutile studiare. Guai se fosse davvero così, perché un sistema è competitivo solo se investe nell’alta formazione e nell’innovazione, dando importanza alla qualità culturale della sua forza lavoro».
L’ex vicepresidente della VII Commissione cultura, scienza e istruzione alla Camera ha quindi sottolineato l’importanza di progetti come “Diritti a scuola” e le iniziative nell’ambito dell’alternanza scuola-lavoro, una su tutte il “Progetto Enel” che darà la possibilità a 145 studenti degli istituti tecnici ad indirizzo tecnologico di essere assunti dal colosso dell’energia elettrica con un contratto di apprendistato, nell’ottica dell’ "imparare facendo”.
L’evento, seguito da un discreto numero di persone, ha fatto registrare diversi interventi: tra i più interessanti, quello del dirigente del 2° circolo didattico elementare di Rutigliano Luciano De Chirico, che ha sollevato diverse questioni come l’assenza sempre più preoccupante di personale non docente all’interno delle scuole (sostituito impropriamente dai cd. “lavoratori socialmente utili”) e l’evidente inadeguatezza di un sistema che prevede ancora il numero chiuso per diverse facoltà universitarie, uno spietato strumento di selezione che va ad aggiungersi a quelli già esistenti (uno su tutti, quello economico).
Il problema della scuola, però, non sta solo nei programmi e nelle graduatorie, ma si manifesta negli edifici stessi, spesso fatiscenti e sprovvisti del minimo indispensabile. A volte addirittura non può nemmeno parlarsi di scuole vere e proprie, come nel caso del liceo Scientifico “Ilaria Alpi” di Rutigliano, un ex supermercato che per quanto sia stato “riadattato” appare ormai sempre più inadeguato, soprattutto dal punto di vista degli spazi.
Sotto questo aspetto, Giuseppe Valenzano, consigliere comunale e neo eletto consigliere della nascente città metropolitana di Bari, anch’egli presente lunedì sera, è parso essere estremamente sensibile al problema e si è dichiarato disposto a farsi portavoce della relativa istanza, laddove un apparato formativo valido non può in alcun modo prescindere da una dotazione infrastrutturale adeguata.
Probabilmente in due mesi una piattaforma on line non è bastata a raccogliere tutte le istanze e le esigenze di un sistema come quello scolastico così complesso e articolato. Probabilmente 1 miliardo di euro, come ammesso dallo stesso segretario Pagano, non basterà a risolvere tutti i problemi che affliggono il mondo dell’istruzione in Italia (ed il blocco degli scatti e del rinnovo dei contratti nel pubblico impiego, confermato proprio ieri dal Ministro per la Pubblica Amministrazione e la Semplificazione Marianna Madia, ne è la prova).
E’ anche vero però, che dopo anni di mannaia e sfacelo, e soprattutto dopo i disastri prodotti dalla riforma Gelmini (rispetto a cui onestamente è davvero difficile, quasi impossibile, fare peggio), va riconosciuto che il documento Renzi-Giannini è per lo meno segnato dalla preoccupazione di disporre di insegnanti all’altezza del compito culturale ed educativo loro richiesto, e questo è un aspetto pienamente condivisibile.
Del resto è proprio questa la condizione perché la scuola sia di qualità: una scuola è “buona” se ci sono insegnanti competenti ma allo stesso tempo appassionati, che sappiano parlare ai ragazzi e che non dimentichino mai che quella dell’insegnamento prima che una professione è una missione.