La maggioranza approva la TASI al 2,8‰, agli inquilini tocca il 10%
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- Pubblicato Lunedì, 15 Settembre 2014 19:10
- Scritto da Gianni Nicastro
di Gianni Nicastro
Due giorni di consiglio comunale, nel primo consiglieri e amministratori hanno lavorato per adempiere agli obblighi imposti dal governo: l’approvazione della tassa sui servizi indivisibili, cioè quelli che non si possono quantificare e tariffare perché servono l’intera cittadinanza. Sono le strade e la loro manutenzione, l’illuminazione pubblica, la Polizia Municipale, la gestione del verde, del patrimonio comunale, dei musei, i servizi sociali, la pubblica istruzione...
Servizi, cioè spese, che in passato i comuni garantivano con entrate finanziarie proprie e con importanti trasferimenti di denaro dallo Stato. Sono questi ultimi che, nel corso di qualche anno, sono venuti a mancare fino a ridursi al lumicino e i segnali che arrivano dal governo nazionale sono sempre più sconfortanti: non ci sono soldi, c’è il federalismo fiscale, i comuni si finanzino da soli. Da qui la TASI e la copertura totale dei costi di gestione dell’igiene urbana con la TARES prima, la TARI tra poco.
Sulla prima casa ritorna, in sostanza, la vecchia ICI sotto le mentite spoglie della TASI. Il comune di Rutigliano non è tra quelli che si sono potuti permettere la non applicazione di questo balzello nonostante l’avanzo di amministrazione (500mila euro) e la virtuosità delle sue finanze, più volte ribadita dal sindaco, anche nell’ultimo consiglio comunale.
Soldi in meno dallo Stato
Ma l’amministrazione dice che mancano all’appello del bilancio di quest’anno, la cui versione previsionale non è ancora stata approntata dall’assessora Agata Di Ciolla, 300.000 euro del fondo di solidarietà e 1.300.000 euro di IMU che lo Stato non rimborserà al comune. Manca 1,6 milioni di euro, ma l’amministrazione di euro, con la TASI, ne vuole rastrellare 2,3 milioni, cioè il 63% dell’intero costo dei servizi indivisibili quantificato in 3,65 milioni. Il sindaco, in consiglio comunale lunedì scorso, ha detto che ci sarebbero da recuperare ancora 100.000 euro.
Con la TASI l’amministrazione preleva, dunque, 700.000 euro in più rispetto a quello che in meno riceverà il comune dallo Stato. Perché questo surplus di entrata, a cosa serve, quali spese andà a coprire, sono cose su cui l’opposizione è intervenuta in consiglio comunale chiedendo spiegazioni, al sindaco e all’assessore al bilancio. Spiegazioni chieste da Oronzo Valentini, Miche Martire, dal capogruppo del PD Giuseppe Valenzano, da Antonella Berardi e Minguccio Altieri, ma dai banchi della giunta, e da quelli della maggioranza, nessuna risposta. 700mila euro in meno da recuperare avrebbe permesso al sindaco e all’assessora al bilancio di abbassare notevolmente l’aliquota TASI.
Le aliquote, appunto
Sono due. Del 2,8‰ sulle case in categoria catastale A/3, A/2 e A/7, rispettivamente abitazione di tipo civile, economico e in villini; del 2,5‰ sulle A/1, A/8 e A/9, cioè abitazioni di tipo signorile, ville, castelli e palazzi di pregio artistico e storico. Perché una aliquota maggiora sulle prime case, più modeste, generalmente di contribuenti con redditi altrettanto modesti? E’ una minore, invece, sulle case dei ricchi? Perché, ci dicono dal comune, i ricchi già pagano l’IMU. OK, ma si sarebbe potuto fare la scelta di non dare, ai ricchi, la detrazione o di darne una più bassa, visto che, se pagano l’IMU, vuol dire che hanno seconde case, sono generalmente famiglie abbienti.
No, la detrazione è “orizzontale”, uguale per tutti, 70 euro, sia per i poveri che per i ricchi. Una diversificazione perequativa della detrazione avrebbe permesso di praticarne più alte per i contribuenti meno abbienti, ma questa è politica, è gestione ragionata, programmata, del sistema sanguigno del comune, cioè del bilancio e delle finanze. Una buona pratica amministrativa che difficilmente si riesce a scorgere a Rutigliano, soprattutto se si volge lo sguardo agli ultimi quindici anni.
I regolamenti IMU e TASI
Al primo punto del consiglio comunale in questione c’era la modifica del regolamento IMU e, qui, il sindaco ha subito illustrato due emendamenti, uno al comma 3 dell’art. 8, l’altro al comma 1 dell’art. 10. Emendamenti di poco conto che non cambiano nulla sui quali, però, c’è stato un appunto critico da parte del consigliere di maggioranza Franco Delliturri che voleva si lasciasse quel comma così come era. Al momento della votazione, però, l’esponente del MAR, per “spirito di corpo”, l’emendamento lo ha votato. I due emendamenti sono passati con i soli voti della maggioranza, l’opposizione ha votato contro.
A relazionare sul regolamento IMU è stata l’assessora al bilancio Agata Di Giolla che, come di rito ormai, ha letto il compitino, così come faceva il suo predecessore. Non è dirimente, ma sarebbe interessante sapere se i compiti l’assessora li scrive di suo pugno, o il pugno è quello del responsabile dell’ufficio di ragioneria. Comunque sia, le cose che l’assessora ha letto sono quelle che si leggono, pari pari, nella delibera che era in discussione.
L'opposizione critica
«Noi voteremo contro su tutti e tre i provvedimenti» ha arringato Michele Martire (NCD) subito dopo la lettura dell’assessora. «Manca il coinvolgimento della politica, c’è poca trasparenza e informazione, mancanza di dialogo anche tra di voi», ha aggiunto l’assessore della prima giunta Romagno riferendosi alle perplessità espresse da Delliturri sull’emendamento. «C’è il bilancio da approvare -ha detto ancora Martire- e non lo avete discusso né in giunta, né con le organizzazioni sindacali». «Cambiate atteggiamento», ha infine ammonito all’indirizzo dell’amministrazione.
«Una brutta pagina, ricorda quella della TARES dell’anno scorso» è stato l’attacco di Giuseppe Valenzano (PD). «Non si può limitare l’intervento sul regolamento solo su articoli poco importanti, si potevano prevedere altre esenzioni, una revisione delle aliquote IMU che limitasse la disparità con quelle TASI».
Il sindaco: non è colpa nostra
«Apprezzo molto -ha detto il capo della giunta- lo sforzo dei consiglieri di opposizione di criticare l’amministrazione e il tentativo di distrarre l’attenzione dai problemi reali». «Il regolamento IMU-ha aggiunto Roberto Romagno- necessitava di alcune modifiche in linea con le norme nazionali». Il sindaco si difende dalle critiche: «Vi posso assicurare che non mi sono fatto un giorno di ferie -ha arringato- ed è troppo semplice puntare il dito contro il sindaco quando la poca chiarezza viene dall’alto», cioè dal governo che fa leggi di difficile comprensione e quando si comincia a comprenderne i meccanismi sono già cambiate.
E qui ha elencato i tagli prima citati e ha aggiunto che «una amministrazione deve far quadrare i conti e deve capire cosa si può eliminare e cosa no» e si deve anche preoccupare «di recepire le indicazioni che vengono dal governo». Una di queste è quella di «Coprire le spese certe con entrate altrettanto certe», in sostanza si deve spendere tanto quanto si incamera dalla fiscalità generale, «questo vuole il governo e per questo si è reso necessario incamerare 2,3milioni di euro dalla TASI su 1,7milioni di tagli ai trasferimenti dello Stato».
Insomma, il sindaco appena eletto si è difeso con argomenti plausibili: «Non sappiamo come fare senza la TASI, a meno che non vogliamo eliminare i servizi che diamo alla cittadinanza». Insomma, «la TASI non è una scelta dell’amministrazione comunale, è stata imposta dal governo». Ok, ma il governo sulla TASI ha lasciato ampia, piena discrezionalità ai comuni: applicarla o no, istituirla sulla base di indicatori scelti dagli stessi comuni (reddito ISE, nucleo familiare, esenzioni di qualsiasi tipo, detrazioni di qualsiasi entità...). A Rutigliano si è scelto una delle aliquote più alte e la detrazione orizzontale.
Valentini e la piscina
«Mi aspetto che finiscano gli alibi» ha risposto al sindaco Oronzo Valentini. «Ogni volta che lei interviene la colpa è sempre degli altri, in questo caso del governo» ha aggiunto il capogruppo del NCD. «Dov’è lo studio sulle spese, perché non facciamo il bando per la piscina comunale» ha tuonato Valenti verso i banchi dell’amministrazione.
Vada per lo studio sulle spese, ma sulla piscina, su quella cattedrale nel deserto che nessun operatore sportivo vuole gestire e le cui gare d’appalto vanno sistematicamente deserte, su quello scempio amministrativo Oronzo Valentini dovrebbe chiedere scusa alla città di Rutigliano essendone stato uno dei maggiori responsabili politici. Circa 180mila euro all’anno di muto che il comune sta pagando dal 2005 e ne ha fino al 2019 per un’opera pubblica mal costruita, non completata, in funzione per cinque anni senza autorizzazione sanitaria, con una agibilità discutibile e un’acqua senza dichiarazione di potabilità. Un’opera pubblica ora chiusa e abbandonata al degrado strutturale e tecnico le cui spese di mutuo i cittadini copriranno con la TASI.
Sulle tariffe l'assessora non si spreca
Ritornando al consiglio comunale e ai tre provvedimenti in questione Nicola Giampaolo non sapeva cosa fare: «Non voglio votare contro, ma anche votare sì, io dico mi astengo a questo provvedimento», quello sul regolamento IMU. Ma non si è capito bene come abbia votato e a un certo punto è uscito dall'aula.
Sulle tariffe TASI e il relativo provvedimento, cioè sull’atto più importante all’ordine del giorno, l’assessora al bilancio ha battuto il suo record: neanche un minuto di intervento. Ha riferito le aliquote e la detrazione, elementi che tutti conoscevano, ha detto che gli inquilini pagheranno il 10% della TASI senza spiegare per quale motivo la fanno pagare anche a loro. E ha concluso informando che la prima rata è prevista per il 16 ottobre, notizia -anche questa- che tutti sapevano già.
Cioè il provvedimento più politico, quello che mette le mani nelle tasche dei contribuenti rutiglianesi, quello su cui si è concentrato il dibattito e che l’opposizione utilizzerà per fare battaglia politica contro l’amministrazione e il suo sindaco, liquidato in un minuto. Nessuna analisi sulla situazione delle finanze locali, nessuna indicazione circa la qualità della spesa, su quella estremamente necessaria, necessaria, discutibile ed evitabile. Nessuna valutazione politica sulle scelte fatte in termini di aliquote e detrazione. Niente.