Grandine, la visita dell’ispettore. Parla l’assessore Valenzano
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- Pubblicato Martedì, 22 Luglio 2014 17:15
- Scritto da Gianni Nicastro
di Gianni Nicastro
Venerdì scorso, 18 luglio, c’è stato il sopralluogo dell’ispettore Vito Di Mise, agronomo, responsabile dell’Ufficio Provinciale Agricoltura delle regione Puglia, nell’agro rutiglianese per la verifica dei danni alle colture dovuti alle piogge e alla grandine che si sono avute dal 14 al 19 giugno scorso. La visita dell’ispettore segue la richiesta di riconoscimento dello stato di calamità fatta dal sindaco di Rutigliano il 20 giugno seguente. L’agronomo è stato accompagnato dall’assessore all’Agricoltura Pinuccio Valenzano, dai consiglieri Donatella Lamparelli e Vanni Pavone, oltre che da alcuni coltivatori.
Sul sopralluogo e su come sia andato, abbiamo intervistato l’assessore Valenzano.
Ci dica subito, assessore, dove siete andati e quali sono stati i danni che avete verificato.
«Abbiamo avuto modo di verificare l’entità dei danni. Siamo stati ricevuti da diverse imprese agricole. I danni ci sono e, per fortuna, il nostro territorio non è stato coinvolto nella sua interezza, ma in diverse particelle (ne abbiamo riscontrate parecchie). Ancora non ho la relazione ufficiale delle Regione Puglia, non vorrei quindi aggiungere altro, però tutto lascia intendere che si sia superato la soglia del 30% del prodotto».
Significa che il 30% della produzione di uva è stato danneggiato dalla grandine?
«Sì ma, ripeto, non abbiamo ancora nessuna comunicazione ufficiale. La legge, comunque, prevede il raggiungimento di quella percentuale per il riconoscimento della calamità naturale. Sinceramente non voglio aggiungere altro in merito, aspettiamo gli atti. Dico soltanto che l’ispettore stesso ci invitava a redigere un modulo (scaricabile al link qui sotto, n. d. r.), un prestampato, per dare la possibilità ai produttori di fare le segnalazioni dei danni da consegnare all’amministrazione, la quale poi provvederà ad inoltrarle all’ufficio regionale competente».
Quindi, è probabile che la regione accetti di dichiarare lo stato di calamità a Rutigliano.
«Io dico di sì, almeno per i fogli di mappa che l’ispettore venerdì ha visionato. Noi, poi, abbiamo aggiunto anche una documentazione fotografica dei danni. Ritengo, purtroppo, che ci siano le condizioni per lo stato di calamità».
Lei ha detto che non tutto l’agro rutiglianese è stato toccato dalla grandine. Ci dica quali sono le zone colpite.
«Posso rispondere in modo approssimativo. Nella zona lato mare, diciamo verso Mola di Bari, non abbiamo avuto nulla. Le parti colpite sono le contrade Materdomini, San Nicola e San Pasquale, zone in cui siamo stati, qui abbiamo constatato danni di una certa rilevanza».
So che la regione riconosce solo i danni dovuti alla grandine e non quelli dovuti alle conseguenze della pioggia e dell’umidità come la peronospora, l’oidio e altre malattie dell’uva. Intanto ci dica se è così, poi, quand’anche per la grandine si abbia la calamità naturale, rimarrebbe scoperto tutto il fronte della peronospora che sta facendo flagello in agricoltura a Rutigliano. Su questo fronte cosa può fare il comune.
«Effettivamente sta dicendo cose esatte, nel senso che, mentre la grandine è responsabilità della natura e dei cambiamenti atmosferici in atto, per le piogge copiose, per l’umidità, fuori stagione, purtroppo la legge dice che ci sono responsabilità soggettive, dell’azienda, quindi non riconosce situazioni del genere. Aggiungo. Noi, per giovedì prossimo, stiamo organizzando un incontro tecnico scientifico...».
Noi chi.
«Noi comune, l’assessorato, il sindaco; stiamo organizzano per giovedì prossimo 24 luglio, alle 19:30, in sala consiliare, un seminario tecnico. Avremo figure di spicco della regione, del mondo universitario, con le quali affronteremo questione che riguardano quello che è accaduto o che potrebbe ancora accadere. Regna una enorme confusione tra gli operatori agricoli perché, a seguito di tanti trattamenti con prodotti fitosanitari di una certa affidabilità, nonostante tutto, riscontriamo situazioni veramente penose, sofferenti che mettono in ginocchio anche la più solida azienda agricola esistente sul nostro territorio. Sono situazioni che fanno paura a vedersi, il prodotto è completamente compromesso; certo, a macchia di leopardo nel senso che c’è chi è stato fortunato e chi meno. Però è una situazione pesante dal punto di vista economico perché i produttori devono garantire la produzione dell’impianto anche per gli anni futuri».
Qual è la qualità di uva che è stata attaccata dalla peronospora.
«Dal sopralluogo, da quello che ascolto dagli amici produttori e da quella che è la mia esperienza personale, ritengo che le uve più compromesse risultano essere la Red globe; sull’uva d’Italia l’incidenza della peronospora non è stata violenta per cui siamo in presenza di un prodotto di ottima qualità. Questa varietà ci lascia ben sperare».
Quindi, mi è parso di capire che l’attacco di peronospora, così pesante, sia avvenuto nonostante gli agricoltori abbiano eseguito tutti i trattamenti prescritti in questi casi.
«Io credo di sì, però ognuno di noi ha i suoi registri, il suo quaderno di campagna come la legge prevede. Certamente si riesce a seguire la ciclicità dei prodotti utilizzati, il periodo degli interventi e, io aggiungo, una situazione del genere richiede anche le modalità di applicazione, il massimo di tanti elementi e fattori per garantire la crescita della pianta e del prodotto».
Se gli agricoltori si sono comportati bene nel senso della tutela agronomica del loro prodotto, in termini anche di trattamenti fitosanitari e, comunque, la peronospora ha attecchito a questo livello, cosa significa, che i trattamenti non sono più efficaci come un tempo, o si è fatto più resistente il fungo patogeno?
«Io non sono un tecnico, magari una risposta a questa domanda l’ascolteremo a viva voce dai docenti universitari che avremo modo di ospitare a Rutigliano giovedì prossimo. Ritengo che ci siano parecchie situazioni che, comunque sia, concorrono anche all’assuefazione dello stesso prodotto, per questo i tecnici consigliano, giustamente, di alternare i principi attivi in modo da essere più efficaci».
Un’ultima cosa assessore Valenzano. Nel caso la regione dovesse riconoscere la calamità, quali sono gli aiuti che gli agricoltori potrebbero aspettarsi (economici, assistenziali...).
«Il decreto legislativo 102/2004 esclude del tutto l’assistenzialismo...».
Quindi nessun contributo economico in termini di risarcimento.
«Io escludo questa situazione, oddio, auspico che il governo, la regione e l’Europa... perché poi la normativa si riferisce anche alle disposizioni europee; mi auguro, dicevo, che ci sia un riconoscimento di questa natura. Ma, se così non fosse, potrebbero tranquillamente mettere in atto il discorso del rinvio dei pagamenti delle cambiali agrarie, la dilazione degli importi nel quinquennio successivo, così come per i contributi agricoli per i dipendenti assunti, così come l’esclusione della ritenuta sugli oneri previdenziali e assistenziali delle aziende. Oppure, per lo stesso motivo, riferirsi all’anno precedente per il riconoscimento delle giornate lavorative ai dipendenti. Ci sarebbero, dunque, diversi interventi che possono essere messi in atto, però questo dipende da quello che lo Stato centrale, l’Europa e la regione, unitamente, riescono a mettere insieme e a far arrivare sul territorio. Certo, noi solleciteremo situazioni del genere per venire incontro alle aziende perché, ripeto, siamo in una una situazione che merita attenzione da parte delle istituzioni. Le istituzioni devono impegnarsi in tal senso. E’ un momento molto difficile per il settore primario che va tutelato, salvaguardato e, là dove sia possibile, va affianco sotto tutti gli aspetti, ovviamente anche economici».
Scarica qui il modulo per la segnalazione dei danni
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