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Referendum a Rutigliano, su “Severino” e cautelari vincono i NO

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di Gianni Nicastro

Una débâcle, un tonfo, un fallimento referendario mai visto nella storia repubblicana. Attenzione, questo non significa che l’istituto del referendum abrogativo non sia utile o non funzioni. Semplicemente il popolo italiano ha dato un segnale di grande maturità non solo boicottando questo referendum col non recarsi alle urne, ma anche con la inaspettata valanga di NO soprattutto ai due quesiti a più impatto politico e sociale.

A Rutigliano quello sulla abrogazione della legge Severino, che impedisce la candidatura a qualsiasi elezione a chi è condannato sin dal primo grado di giudizio, ha avuto addirittura il 56,51% dei NO a fronte del 43,49% dei SI. Il referendum sulla limitazione della misure cautelari, cioè l’eliminazione della reiterazione del reato tra i motivi per i quali chiedere le misure cautelari, ha visto la vittoria del NO col  55,64% e la sconfitta del SI col 44,36%.

Anche il risultato sugli altri tre quesiti, nonostante siano referendum-2022-rut -1stati molto più tecnici e poco comprensibili, ha dato un poco entusiasmante risultato ai i promotori dei referendum (Lega e Radicali), perché i NO hanno superato abbondantemente il 33% quando, generalmente, in tutti i referendum che si sono svolti in Italia, anche quando non si è raggiunto il quorum, il SI ha sempre stravinto oltre il 90%.

L’affluenza alle urne a Rutigliano è stata bassissima, l’8,23%, cioè hanno votato 1203 elettori su 14.611 iscritti nelle liste elettorali. Ricordiamo che il dato nazionale referendum-2022-rut -2dell’affluenza è del 20,94% e i primi due referendum, Severino e cautelari, hanno visto la vittoria del SI col solo 53,97% il primo (NO 46,03%); 56,12% il secondo (NO 43,88%).

C’è da dire, in ultimo, che le elezioni comunali non hanno sortito nessun effetto trascinamento sui referendum. Ad esempio, negli undici comuni della Città metropolitana di Bari in cui si è votato anche per le amministrative, l’affluenza alle elezioni comunali è stata del 68,34%, l’affluenza al referendum, invece, è stata del 23,02%. Il 45,32% di chi è andato a votare in quegli undici comuni ha rifiutato di prendere le schede del referendum.

Un segnale chiaro che è arrivato sia da chi si è recato alle urne, sia da chi è rimasto a casa esprimendo il “terzo” voto di un referendum abrogativo, quello dell’astensione, che, alla luce dell’imposizione del quorum, ha una chiara valenza politica.
Insomma, l’elettorato italiano ha mandato un importante e maturo segnale ai partiti, soprattutto ai promotori dei cinque referendum: la riforma della giustizia, di cui l’Italia ha tanto bisogno, non si fa a colpi di machete e neanche nell’interesse dei soliti noti.


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