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Palacultura, l’impresa minaccia la risoluzione del contratto se…

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palacultura-risoluz contratto


di Gianni Nicastro

Dopo tutto quello che è successo ci si sarebbe aspettati che fosse il comune a minacciare l’impresa di risoluzione del contratto, invece no. E’ stata l’impresa a minacciare il comune di risoluzione contrattuale. Lo ha fatto il 5 ottobre scorso con una lettera inviata al nuovo direttore dei lavori arch. Francesco Di Donna e, per conoscenza, al RUP ing. Carlo Ottomano e al sindaco Roberto Romagno.

La EDILMAR di Marinelli S.r.l., ditta appaltatrice del palacultura, contesta decisamente il verbale di ripresa dei lavori  che, probabilmente, contiene la disposizione di demolire e ricostruire il solaio del palacultura, imbarcato e con le travi deformate, realizzato in modo difforme dal progetto messo a gpalacultura-risoluz contratto-1ara d’appalto. Problemi strutturali e difformità rilevati e verbalizzati dal tecnico incaricato del collaudo a maggio scorso, problemi per i quali è stato licenziato l’ex direttore dei lavori e sui quali, nei mesi scorsi, RUP e impresa si sono più volte confrontati fermo restando l’ordine di servizio, dato già allora dallo stesso RUP, di abbattimento e ricostruzione delle opere realizzate in modo difforme.

L’impresa ricorda che ci sarebbe da definire una variante presentata a dicembre del 2017 e ancora ferma all’attenzione del RUP, ribadisce di non avere responsabilità -credo rispetto a quello che è successo- perché avrebbe seguito le indicazioni dell’ex direttore dei lavori.

Da quello che si capisce, l’impresa, qualche giorno fa, ha presentpalacultura-risoluz contratto-2ato una progetto alternativo all’abbattimento, una proposta che l’attuale direttore dei lavori e il RUP avrebbero snobbato ribadendo l’immediata ripresa dei lavori seguendo l’ordine ricevuto, cioè l’abbattimento e la ricostruzione del solaio.

L’impresa, dunque, fa sapere che rigetta il verbale sottoscritto con il direttore dei lavori due settimane fa e, nel caso il comune non accetti il progetto alternativo, chiederà la risoluzione del contratto sulla base dell’art. 107 del nuovo codice degli appalti (DL 50/2016).

Da quello che sembra, quindi, l’impresa ha posto il comune di fronte a una specie di out out, o il progetto alternativo o la risoluzione del contratto a causa della prolungata sospensione dei lavori. Sospensione, ricordo, verbalizzata dall’ex direttore dei lavori a giugno del 2017 e motivata, stando al verbale allora sottoscritto dallo stesso direttore dei lavori e dall’impresa, dalla “indeterminazione -testuale- delle modalità esecutive dell’impianto interno di condizionamento così come proposto in corso d’opera dalla stazione appaltante”.

La sospensione dei lavori, dunque, è andata abbondantemente oltre il limite dei sei mesi imposti dall’art. 107 del codice degli appalti invocato dall’impresa nella sua lettera, fatto che la mette nelle condizione di chiedere la risoluzione del contratto.

Ora, cosa faranno il RUP e il sindaco, che è anche assessore ai lavori pubblici, di fronte a quell’aut aut?

 

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