Vuoi un’Europa diversa, più forte, ma più equa? Non puoi fare il ministro dell’economia
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- Pubblicato Lunedì, 28 Maggio 2018 18:11
- Scritto da Gianni Nicastro
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di Gianni Nicastro
Premetto, da uomo di sinistra, che il M5S mi sta simpatico. Ne condivido l’attenzione verso le questioni ambientali e la povertà, ne apprezzo le proposte sulle pensioni e contro la precarietà del lavoro. Condivido appieno la sua posizione sulla reintroduzione dell’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori anche se non è stata inserita nel famoso “contratto” di governo; art. 18 che era alla base di ogni tutela sindacale e abrogato dal governo Renzi. Del M5S condivido la moralizzazione della politica, la battaglia contro i corrotti e i condannati in politica, la lotta contro i vitalizi che fanno di un gruppo di persone una casta privilegiata moralmente inaccettabile di fronte a una povertà sempre più dilagante e alle difficoltà sociali. Condivido anche l’atteggiamento critico dei “grillini” governativi nei confronti dell’Europa dei vincoli a prescindere, attenta solo alle banche, alla finanza e alla moneta, anche qui sempre e comunque a prescindere. Ovviamente ci sono posizione e proposte del M5S che non mi trovano d’accordo e che, quindi, non condivido.
Della Lega, e del suo capo, invece, decisamente non ho nessuna simpatia politica e mi fa incazzare che la sinistra -moderata e radicale- abbia lasciato nelle mani di Salvini temi importanti come l’immigrazione e le paure che scatena nell’opinione pubblica, la sicurezza, la sovranità nazionale. Questioni sulle quali il leader della Lega ha costruito le sue recenti fortune elettorali.
Premesso quanto sopra, quello che è successo ieri mi ha fortemente stupito. A sentire il presidente della repubblica ieri anch’io, cittadino, ho avvertito un lieve moto di rabbia, una brutta sensazione: Mattarella non può confermare agli occhi degli italiani che ha ragione il sovranismo becero di Salvini, non può dare l’idea plastica di stare lì a tutelare più gli “equilibri” europei che gli interessi politici dell’Italia. Mattarella ieri ha dato chiara l’dea di essere il garante non della Costituzione, che nessuno ha messo in discussione, meno che meno Savona, ma degli «operatori economici e finanziari» che probabilmente vedevano nel ministro proposto una persona con spiccata autonomia intellettuale e culturale sulle questioni economiche e monetarie, non perfettamente in linea con una istituzione sovranazionale come la commissione europea e la BCE. Una persona non addomesticabile che probabilmente non sarebbe andata in Europa col “cappello in mano” a fare l’“accattone” e ad elemosinare l’allentamento di qualche millimetro del “cappio al collo” che i parametri di Maastricht (rapporto deficit-PIL entro il 3%, il Fiscal Compact…) rappresentano per i cittadini e i comuni d’Europa.
Aver detto no a una proposta di ministro con uno stratosferico curriculum professionale, di studi e di esperienza, a una persona che è stata in un governo tecnico, neanche politico, come quello Ciampi, solo perché sull’Europa e sull’euro ha un’opinione critica, non conformista, non è giusto, direi non è accettabile. Savona non può fare il ministro dell’economia, dopo essere già stato ministro dell’Industria, del commercio e dell’artigianato negli anni ‘90, perché ha una opinione diversa da quella del presidente della repubblica sull’Europa. Insomma, l’economista ottantenne è portatore di una sorta di “reato” d’opinione, per giunta contestato nel luogo sacro della salvaguardia della Costituzione, che la libertà di opinione ha fissato nei suoi principi fondamentali.
«Ho condiviso e accettato -ha detto Mattarella- tutte le proposte per i ministri tranne quella del ministro per l’economia. La designazione del ministro dell’economia costituisce sempre un messaggio immediato di fiducia o di allarme per gli operatori economici e finanziari». Quindi, un potenziale ministro che non sia allineato con quello che vogliono “gli operatori economici e finanziari” che, sostanzialmente, non fa i loro interessi, non può essere nominato dal capo dello Stato. Che ha fatto ieri Mattarella, ha saggiato gli umori degli “operatori economici e finanziari” che tengono in mano il debito pubblico dell’Italia? Ha chiesto loro se gradivano al ministero dell’economia uno che vorrebbe tenere la mano sul nodo scorsoio del cappio al collo per evitare che l’Italia strozzi e quelli hanno detto no! Manco per idea?
«Ho chiesto per quel ministero -ha detto il presidente ieri- l’indicazione di un autorevole esponente politico della maggioranza, coerente con l’accordo di programma», quindi Mattarella non ha avuto nulla da eccepire sul contratto di governo di M5S e Lega, ha chiesto addirittura un ministro coerente con quel contratto. Ieri è stato lo stesso Paolo Savona a fare chiarezza sulle sue posizioni in riferimento all’Europa, al rapporto deficit-PIL e al trattato di Maastricht e, da quello che vi si legge, si capisce che nessuno è più coerente di lui rispetto al programma di governo M5S-Lega.
«Per quanto riguarda la trasposizione di questi miei convincimenti nel programma di Governo - ha scritto Savona- non posso che riferirmi al contenuto del paragrafo 29, pagine 53-55, del Contratto stipulato tra la Lega e il M5S, nel quale vengono specificati gli intenti che verranno perseguiti dal Governo che si va costituendo “alla luce delle problematicità emerse negli ultimi anni”; queste inducono a chiedere all’Unione Europea “la piena attuazione degli obiettivi stabiliti nel 1992 con il Trattato di Maastricht, confermati nel 2007 con il Trattato di Lisbona, individuando gli strumenti da attivare per ciascun obiettivo” che nel testo che segue vengono specificati. Anche per le preoccupazioni espresse nel dibattito sul debito pubblico e il deficit il riferimento d’obbligo è il paragrafo 8 di pagina 17 del Contratto in cui è chiaramente detto che “l'azione del Governo sarà mirata a un programma di riduzione del debito pubblico non già per mezzo di interventi basati su tasse e austerità -politiche che si sono rivelate errate ad ottenere tale obiettivo- bensì per il tramite della crescita del PIL, da ottenersi con un rilancio della domanda interna dal lato degli investimenti ad alto moltiplicatore e politiche di sostegno del potere di acquisto delle famiglie, sia della domanda estera, creando condizioni favorevoli alle esportazioni». «Sintetizzo -conclude paolo Savona nel suo comunicato- dicendo: Voglio una Europa diversa, più forte, ma più equa”, appunto.
Di Maio è incazzato? Ha ragione e, forse, non è l’unico nel paese. Un paese che alle prossime, imminenti, elezioni politiche rischia di dare una ulteriore, poderosa, volata non al M5S, ma alla Lega sovranista, putiniana, lepenista di destra e xenofoba.