La libreria Barcadoro presenta “Città Buie” di Waldemaro Morgese
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- Pubblicato Sabato, 25 Giugno 2016 11:17
- Scritto da Teresa Gallone
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di Teresa Gallone
Rutigliano. Giovedì 23 giugno scorso la libreria Barcadoro con la collaborazione dello staff de La Vite Bianca ha patrocinato la presentazione di “Città Buie” (Il grillo editore), opera di Waldemaro Morgese, già direttore della “Teca del Mediterraneo” e presidente dell’AIB Puglia.
Hanno contribuito gli interventi della dott.ssa Angela Redavid, moderatrice della serata e di Antonia Vavalle, responsabile del Centro d’Ascolto Caritas Rutigliano. Ha allietato e coinvolto la voce intensa di Paola Martelli in qualità di interprete di alcuni stralci significativi dell’opera di Morgese.
L’incontro ha seguito il fil rouge dei precedenti tutti ruotanti attorno temi di attuale rilevanza. A detta del responsabile organizzatore Giambattista Creatore, la presentazione ha costituito la summa degli argomenti già approfonditi. “Città Buie” infatti embrica in sé la macro tematica della devianza della società odierna da cui si dipartono micro tematiche peculiari, connesse e contrastanti con l’argomento generale. L’opera di Morgese sviluppa nuclei propositivi (o potenzialmente propositivi) all’interno del contesto urbano in disfacimento e di tutto ciò che ne consegue.
Ha aperto l’incontro Antonia Vavalle, finestra diretta sul contesto concreto, decisamente e volutamente messo da parte. La signora Vavalle è entrata a far parte del circuito di volontariato Caritas nel 2003 dopo una grave perdita personale. Ha messo in evidenza il valore quasi taumaturgico della sua esperienza costante a contatto con la parte “dimenticata” della società, sottolineandone il lato nascosto, quello che si cela nelle pieghe della quotidianità e che non riesce a emergere.
Di qui il suo appello al concetto di reciprocità sorretto dalla necessità di uno sguardo acuto del cittadino all’interno del suo contesto. Il Centro d’Ascolto Caritas si autofinanzia con varie iniziative per coprire i bisogni fondamentali al suo operato. Per Antonia Vavalle una partecipazione attiva della cittadinanza non solo contribuirebbe a elevare il raggio d’azione delle iniziative di volontariato ma anche a migliorare in toto il concetto cittadino, diminuendo sensibilmente la portata del disagio sociale.
Angela Redavid ha successivamente incalzato l’autore a introdurre la sua opera. “Città Buie” è un romanzo tripartito che parla della realtà. Per Morgese il panorama narrativo italiano si divide in narrativa di fantasia e narrativa realista. In questo senso ritiene che quest’ultima debba trattare la realtà dal suo interno, con un diretto approccio e la volontà di incidere. Il romanzo di Morgese descrive una realtà “terribile”. A detta dell’autore, l’opera è stata concepita attraverso il contatto con la cronaca nera reale approfondita giorno per giorno e da cui sono stati tratti gli eventi. Morgese ha sottolineato quanto la vita quotidiana di ognuno sia governata da “poteri paralleli oscuri” che influiscono latamente in modo negativo, indisturbati e indistruttibili. A questi si oppongono nella loro umanità i tre personaggi del romanzo: Nora, Moby e Achille.
I protagonisti dell’opera sono accumunati dall’essere inizialmente parte di un contesto cittadini ostile cui oppongono la loro personale quête di riscatto. Su questa linea la moderatrice Redavid ha richiesto il parere dell’autore a proposito del concetto di riscatto e di stereotipo sociale. Morgese si è detto “libertario”, avverso agli stereotipi, scettico riguardo la liberazione delle etichette sociali tramite “manufatti”. Ha messo in evidenza quanto le “belle leggi e iniziative” siano sostanzialmente inutili in una società non pronta e non ricettiva. Ha poi sottolineato la natura ambivalente del concetto di “radici”, presente nella sua opera e collegato al riscatto e alla liberazione dei personaggi. Per Morgese le radici sono fondamentali ma a doppio taglio poiché il loro richiamo potrebbe interrompere, come nel caso del secondo protagonista Moby, il viaggio di formazione di vita.
L’autore ha poi fatto luce sul concetto di riscatto, discorso sempre in fieri, mai del tutto realizzato ma attuabile attraverso la coltivazione della mente e la valorizzazione della risorsa umana in un sistema volutamente cieco. I suoi personaggi infatti si spendono “per raggiungere un po’ di luce”. La loro ricerca di riscatto e di contributo attivo è lasciata aperta dall’autore.
La moderatrice Angela Redavid ha richiesto l’intervento della consigliera Dominga Lepore a cui è stato chiesto un parere sui modi possibili di riscatto all’interno della comunità. La consigliera Lepore in qualità di docente ha messo in luce la difficoltà di radicamento della volontà di riscatto in contesti problematici che si autoalimentano di leggi proprie, ciechi dinanzi a ogni possibilità d’apertura. In casi complessi ma anche più generalmente nel quotidiano, Dominga Lepore ha posto l’accento sul miglioramento che parte dal basso, orizzontalmente, attraverso l’esercizio dell’ascolto non solo “inter pares” ma soprattutto nei contesti istituzionali quali la scuola. L’ambiente scolastico dovrebbe contribuire alla diffusione dei valori sociali ed etici, non limitando le velleità degli studenti incoraggiandone i sogni e l’allontanamento a volte necessario dalle radici.
A fine incontro il pubblico ha contribuito con propri interventi. Il professor Moresca ha sottolineato la valenza del ruolo di ciascuno all’interno del contesto realtà e l’impossibilità di esclusione da questo. Si è mostrato concorde con Waldemaro Morgese a proposito dell’impegno a incidere sulla realtà, sempre in fieri e sempre da perseguire.
L’opera di Waldemaro Morgese sarà approfondita in un prossimo articolo
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