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Un inedito panorama di Rutigliano del Settecento nella chiesa di San Domenico?

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di Vito Castiglione Minischetti

A tutti i rutiglianesi è nota la veduta dell’amplissimo panorama di Rutigliano (dal convento dei Cappuccini al borgo antico) sullo sfondo del dipinto murale dell’Adorazione di San Felice da Cantalice del Bambin Gesù, datato 17361, che i frati cappuccini del convento intitolato a S. Michele Arcangelo, oggi denominato convento Santuario del SS. Crocifisso di Rutigliano, fecero affrescare nel loro antico refettorio. L’affresco subì un taglio nella parte inferiore fatto da una mano ignara novecentesca, per l’apertura di una porta, che compromise parzialmente il dipinto originale (foto Foto-22).

Come sappiamo, a Rutigliano, fra il XVI e l’inizio del XIX secolo, esistevano quattro conventi di monaci regolari, cioè dei Padri Domenicani, dei Conventuali, dei Minori Osservanti, dei Cappuccini e un monastero delle monache Chiariste; di questi solo due rimangono ai giorni nostri: il summenzionato convento dei Cappuccini e il convento delle suore Crocifisse, ex monastero di Sant’Andrea o delle Clarisse. Gli altri conventi a causa degli eventi storici e della crisi delle vocazioni sono scomparsi, mentre alcuni degli edifici sono stati successivamente recuperati e destinati ad altre funzioni, come è stato per il convento dei Domenicani, divenuto prima Municipio e poi istituzione culturale della città.

La chiesa e il convento dei Domenicani sorsero nella seconda metà del XVI secolo su una preesistente cappella dedicata a San Giovanni Battista, sita a quei tempi al di fuori delle mura. La fondazione si deve alla volontà del capitano spagnolo Francesco Giovanni Scivara, in rappresentanza della comunità spagnola presente che favorì l’ingresso in Rutigliano del nuovo ordine religioso. Nel corso dei secoli il convento accrebbe la sua importanza grazie sia ai lasciti delle famiglie rutiglianesi di origine spagnola Foto-3che alle attività dei frati predicatori. La chiesa annessa al convento, oggi chiesa parrocchiale San Domenico, fu consacrata il 24 maggio 1609 dal domenicano Giovanni Maria Guanzelli, vescovo di Polignano.

Giova ricordare che la chiesa di San Domenico di Rutigliano è fra le chiese storicamente più importanti all’interno del panorama religioso cittadino e fra le più ricche per il suo patrimonio artistico, più particolarmente per il suo patrimonio ligneo. La presenza dei Domenicani a Rutigliano, per oltre due secoli, ha permesso alla chiesa di impreziosirsi di opere d’arte e di arredi di epoche diverse, sicuramente del Sei e Settecento, grazie soprattutto a noti benefattori e donatori della città.

Tra il 2006 e il 2016, la chiesa ha necessitato di un restauro dell’edificio e dell’intero patrimonio artistico; sono stati infatti restaurati e ridipinti le grandi macchine lignee degli altari, le tele, le statue, come anche la bussola lignea dell’ingresso principale della chiesFoto-4a insieme alla cantoria2 . Il tutto appare caratterizzato da un’identica dominante cromatica degli arredi della chiesa: fondo azzurropunteggiato di macchie bianche, che si può osservare anche nella chiesa dei Paolotti di Conversano.

La bussola della chiesa di San Domenico, di cui molti fedeli ignorano il nome e che probabilmente non viene apprezzata a causa della sua funzione di carattere pratico, è decorata sia all’esterno che all’interno per lo più con scene di paesaggio e di caccia. Secondo il restauratore Vincenzo Caiulo3, sarebbe stata realizzata nel corso del XVIII secolo interamente in legno di conifera, come anche la cantoria e le macchine lignee Foto-5degli altari. L’opera, situata all’ingresso della chiesa tra la porta che dà sull’esterno e l’interno della chiesa, possiede un portale centrale a due ante, più ampio, che viene aperto solo in occasione di processioni, matrimoni e funerali, e due porte laterali a un’anta. La parte della bussola che guarda l’altare maggiore si evidenzia soprattutto per la pregevole qualità decorativa, come anche il parapetto della cantoria che la sovrasta, i quali, per citare lo stesso Caiulo,«concorrono ad un unico costrutto architettonico settecentesco» (foto 3). Si può osservare, al centro della balaustra della cantoria, fra le immagini dei dodici apostoli, lo stemma dell’Ordine dei Domenicani: bianco e nero, come i colori dell’abito dei frati; un cane con la torcia in bocca sul globo terrestre (i Domenicani erano detti Domini canes, cani del Signore, ovvero difensori della fede); una stella e una corona; la palma e il giglio fiorito; inoltre, i diversi conventi potevano arricchire l’emblema con insegne particolari, come foto-6-7in quello di Rutigliano: l’altare, a sinistra, (la chiesa di Rutigliano) e a destra, le chiavi di S. Pietro (foto 4).

Nella descrizione che fa il Caiulo della bussola, possiamo osservare attentamente che «il prospetto del portale centrale a sette riquadri, visibile dall’interno della chiesa, è decorato con fondo azzurro maculato con nuvole bianche», come anche gli altari barocchi lignei della chiesa, e contiene «incollate al centro, stampe colorate che illustrano episodi del Vecchio Testamento». Fra queste piccole formelle dipinte è riconoscibile, secondo il mio convincimento, una immagine sei-settecentesca di Rutigliano. Si può, infatti, intuire con fiducia e nello stesso tempo con meraviglia, malgrado lo stato di conservazione del dipinto, un episodio del Vecchio Testamento che rappresenta la vendemmia4 e l’ebbrezza di Noè, in compagnia di Lot e delle sue tre figlie, in primo piano, e sullo sfondo un abbozzo del panorama di Rutigliano sufficientemente riconoscibile, a destra, dal campanile con la cuspide pressoché identica all’affresco dei Cappuccini, e, a sinistra, dalla torre normanna (foto 5).

Inoltre, è possibile osservare, appena entrati in chiesa dalla porta centrale, lato destro della bussola, in alto, un riquadro che ritengo possa rappresentare indubbiamente la chiesa e il convento dei Domenicani di Rutigliano (foto 6 e 7).

Come i Francescani, dunque, anche i Domenicani devono aver voluto raffigurare, probabilmente qualche decennio prima dei frati Minori, i luoghi della loro predicazione e del loro insegnamento.


La foto 2 è tratta dal libro: I frati Cappuccini a Rutigliano : 1612-2012, a cura di M. Carucci, Monopoli 2013, fig. 29.


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1«L’arredo della chiesa e del convento dei Cappuccini di Rutigliano» di G. Boraccesi, in I frati Cappuccini a Rutigliano : 1612-2012, a cura di M. Carucci, Monopoli 2013, p. 97, fig. 29.
2Lo scrigno dei Domenicani, a cura di F. Dicarlo, Rutigliano, Edizioni A.B.M.C. 2017, pp. 7-16.
3«Il restauro delle macchine lignee» di V. Caiulo, in Lo scrigno dei Domenicani, op. cit., pp. 32-33.
4Si ricorda che il convento dei Domenicani possedeva numerose vigne e terreni boschivi dentro il territorio di Rutigliano.

 

 

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