LA « IUDAYCHA DE ROTOGLYANO »: Gli Ebrei a Rutigliano tra Quattrocento e Cinquecento
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- Pubblicato Mercoledì, 26 Gennaio 2022 08:47
- Scritto da Vito Castiglione Minischetti
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LA « IUDAYCHA DE ROTOGLYANO »:
Gli Ebrei a Rutigliano tra Quattrocento e Cinquecento
di Vito Castiglione Minischetti
« li iudei de quisto regno non sono vaxalli se non alla Maestà del signor Re ».
Regia Camera della Sommaria, Napoli, 9 settembre 1487.
Fra le varie componenti sociali protagoniste della storia di Rutigliano troviamo un ristretto gruppo di ebrei la cui presenza è attestata quanto meno fino al 1540, poco prima della loro definitiva espulsione, il 31 ottobre 1541, dalla Puglia e da tutto il regno di Napoli.
La presenza in Puglia, ed in particolare in Terra di Bari e nella Terra d’Otranto, di comunità ebraiche è documentata già nell’XI secolo, comunità che come rammenta il maggior studioso del giudaismo meridionale, Cesare Colafemmina, si distinguono per «vivacità culturale, commerciale ed edilizia»1.
Le fonti considerate nella mia ricerca sono principalmente quelle raccolte da Cesare Colafemmina nel volume Documenti per la storia degli ebrei in Puglia nell'archivio di stato di Napoli2e nel saggio dello stesso Colafemmina e di Diego De Ceglia, Presenza ebraica in Rutigliano e Conversano nei secoli XV e XVI, pubblicato nella rivista di storia e cultura ebraica dell'Italia meridionale Sefer Yuhasin3.
La presenza di un antico nucleo ebraico nel tessuto sociale ed economico e di conseguenza di una «Giudecca»4, ovvero di un quartiere abitato dagli ebrei o prevalentemente da ebrei in Rutigliano, è attestata unicamente dalla documentazione in gran parte raccolta negli studi succitati, estratti dagli Archivi di Stato di Napoli e di Bari, dall’Archivio della basilica di S. Nicola di Bari, dall’Archivio Diocesano di Conversano e dall’Archivio Capitolare di Rutigliano. Si tratta, in particolare, di protocolli notarili che vanno dal 1434 al 1539, sostanzialmente dal periodo angioino-aragonese al Viceregno spagnolo: un periodo in cui la crescita dell’economia meridionale provoca un’espansione demografica e soprattutto l’aumento dei tassi di urbanizzazione. Ora, questo è il periodo di maggiore presenza, nel regno di Napoli, degli ebrei provenienti da altri paesi della diaspora, e soprattutto dalla Spagna. I dati demografici concernenti il nostro grosso borgo rurale durante questo arco di tempo sono significativi: un dato fornitoci nello studio di G. Da Molin, La popolazione del Regno di Napoli a metà Quattrocento ..., rivela che nel 1443 Rutigliano risultava composto di 235 fuochi, pressappoco 1200 abitanti, mentre nel 1509 erano presenti 748 fuochi5, all’incirca 3300 abitanti.
Tracce documentali di eventuali insediamenti ebraici del periodo normanno-svevo negli archivi del nostro paese sono pressoché lacunose, ma si può ammettere che un nucleo di neofiti vi si trovasse già alla fine del XIII secolo, durante il periodo angioino6. Inoltre, la non molta distanza da Bari, dove già nel X secolo esisteva una fiorente comunità ebraica e la successiva appartenenza feudataria della nostra città alla basilica di S. Nicola (1306), unite alla presenza di domestiche industrie della cotoniera, dell’arte tintoria, della cera, e soprattutto all’esistenza di una delle più importanti fiere della Terra di Bari (la Fiera di S. Giacomo, 1486), hanno fatto sì che Rutigliano potesse essere un luogo di accoglienza e rifugio di famiglie di ebrei in fuga da condizioni di vita più coercitive, fra angherie, accuse infamanti, conversioni forzate, arresti, estorsione di denaro.
La presenza documentata di una Giudecca in Rutigliano durante più di un secolo ci induce pertanto a chiederci dove mai potesse situarsi l’antico quartiere abitato dagli ebrei nella toponomastica cittadina. Come è noto, gli ebrei avevano una posizione diversa ma parallela nella società medievale e perciò rifiutavano, se non costretti, di perdere la loro specificità religiosa e culturale. Erano perciò esclusi dai diritti politici e dai pubblici uffici come pure dalla possibilità di esercitare alcune professioni. Lasciamo fuori l’idea che la comunità ebraica di Rutigliano vivesse in un ghetto, ma certamente dimorava in una zona designata della città, in condizioni di discreta autonomia che gli permettesse di vivere secondo le tradizioni civili e religiose. Abbiamo testimonianza infatti nella documentazione suddetta della presenza di una guida spirituale nella comunità grazie al ricorso fiscale dell’università di Rutigliano del 12 maggio 1509 alla Real Camera della Sommaria di Napoli a seguito del quale «la Sommaria ordina al percettore provinciale di esigere i contributi fiscali di quella terra per 748 fuochi; di questi, sette erano di giudei. Altri sette fuochi di giudei avventizi dovevano essere esatti a parte. Di tutti i fuochi giudei vengono forniti i nomi». Tra questi troviamo, oltre a un «magister Raphael fisicus [medico]», «Daganan sacerdos», un ebreo avventizio, cioé forestiero e temporaneo, sicuramente con funzioni di rabbino, mentre, in un atto rogato successivamente dal notaio Giovanni de Capotortis del 10 febbraio 1524, vi figura «Sabatullo sacerdote ebreo», residente in Rutigliano.
Possiamo, per ora, nonostante le modifiche e le stratificazioni urbanistiche e architettoniche, e nell’attesa che si possano eventualmente rilevare testimonianze di frammenti, iscrizioni e forse ritrovare documenti presso l’Archivio Capitolare di Rutigliano e l’Archivio Diocesano di Conversano, congetturare che, tra Quattrocento e Cinquecento, l’ubicazione di detta Giudecca costituita da una sinagoga, una scuola e un gruppo di case che si affacciavano su un cortile (claustrum), luogo imprescindibile d’incontro7 provvisto di fontanelle per la lavanda rituale delle mani, potesse corrispondere all’attuale largo S. Vincenzo, nel borgo antico di Rutigliano. Si può perfino pensare che la cappella di S. Vincenzo (oggi chiamata chiesa di sant’Anna)8 potesse essere stata in origine una sinagoga, oppure essere stata eretta sui resti di un tempietto ebraico preesistente e convertito in chiesa dopo la definitiva espulsione degli ebrei nel 1541, come accadde alla Grande Sinagoga di Trani. Va forse ricordato che è proprio questa la zona in cui ha quartiere in un primo tempo la comunità spagnola di Rutigliano, nella quale figurano sicuramente anche ebrei sefarditi della diaspora. È pertanto probabile che il complesso edilizio di largo S. Vincenzo sia stato poi requisito dal comune di Rutigliano in seguito a un decreto di espulsione degli ebrei, come potrebbe dimostrarlo l’atto del 7 ottobre 1492 nel quale si legge: «Il Re scrive al magnifico fra Leonardo Prato9 che soprasseda nel dare impaccio all’Università ed uomini di Rutigliano, i quali per osservare la debita fedeltà di casa nostra per ordine di re Fernando suo nepote venderono i stabili de’ giudei nel loro territorio»10. Ciò nondimeno, bisogna considerare che la Giudecca di Rutigliano era composta da un esiguo numero di individui, all’incirca una dozzina di famiglie (1507), a seconda dei periodi, e che le loro condizioni economiche sembrano essere state piuttostosto modeste11 per potersi dotare di una sinagoga di prestigio o anche di un semplice edificio sinagogale. Pertanto, in assenza di ricerche più approfondite, possiamo semplicemente supporre, lo ripeto, che nel luogo in questione potesse risiedere la comunità ebraica di Rutigliano.
Non ci è dato conoscere l’anno della consacrazione della chiesetta di sant’Anna, ma possiamo arguire che il presumibile tempio ebraico abbia cessato la sua primitiva funzione agli inizi del ʼ500 e che la futura chiesa sia stata successivamente consacrata in qualità di cappella laicale sotto il titolo di san Vincenzo Ferrer. Alla luce di recenti apporti storiografici, sembra plausibile che, durante la prima metà del Cinquecento, la zona di largo san Vincenzo facesse parte dell’Ospizio di S. Giacomo, fondato dalla famiglia Altamilia12, con l’annessa cappella dedicata a san Vincenzo Ferrer, un santo a cui ci si rivolgeva anche per allontanare le malattie, soprattutto le più gravi come le pandemie13. Si noti l’intitolazione originaria di detta cappella anche a S. Giacomo14, a dimostrazione della presenza del culto a san Giacomo di Compostella anche a Rutigliano, come in tutto il territorio pugliese15.
Come sopra menzionato, la presenza degli ebrei in Rutigliano nei secoli XV e XVI è sopratttutto documentata dagli atti notarili prodotti, i quali risultano essere una fonte privilegiata ‒ in assenza purtroppo di un catasto comunale anteriore al 1541 ‒ per ricostruire vicende, fatti di vita dei singoli e di conseguenza di tutta la comunità nei rapporti con i locali e con i paesi viciniori. Come i loro concittadini cristiani, gli ebrei di Rutigliano facevano solitamente ricorso al notaio per ogni tipo di transazione o controversia: dai mutui con o senza usura alle vendite di ogni genere, alle fideiussioni, ai pignoramenti e cessazioni, all’estinzione dei debiti, ai testamenti, agli affitti e acquisti di terreni e case, alle permute e, infine, agli inevitabili ricorsi per ingiusti oneri fiscali. Esemplare fu il ricorso di Cresca [de Maymo] Hebreo di Rutigliano del 25 maggio 1535, per il quale la Regia Camera della Sommaria di Napoli fa osservare al percettore provinciale Francesco Moles che il suddetto ebreo «e stato enormissimamente gravato et taxato [...] et tucto e stato per la inadvertentia et poca diligentia che hanno usato li dicti prothi in dicto repartimento [...]. Questa Regia Camera [...] ve dicimo e comandamo che [...] debiate providere che sia disgravato et paghe quello che convenientemente pote et deve pagare [...]16. Un regio commissario era, inoltre, incaricato della giurisdizione (una giurisdizione tra l’altro contesa dal vescovo di Conversano, ma che poteva essere esercitata anche dalla stessa Chiesa Madre) sugli ebrei di Rutigliano, come si rileva da un documento di «protesta contro Domenico [...] luogotenente della giurisdizione sugli ebrei per il bando da lui emanato lesivo dei diritti del Vescovo» del 13 marzo 1524, rogato dal notaio Giovanni de Capotortis17.
L’attività che si evidenzia nei protocolli notarili appare essenzialmente rappresentata dalle transazioni commerciali: tessuti, olio, vino, bestiame, frumento, spezie, artigianato, immobiliare (case e terreni), e specialmente da una fiorente attività creditizia a cui facevano ricorso i privati cittadini ma anche l’università e il clero; non abbiamo invece testimonianze di vita culturale e religiosa nel contesto cittadino. Nell’introduzione al saggio Presenza ebraica in Rutigliano e Conversano nei secoli XV e XVI, lo studioso Diego De Ceglia scrive di aver già pubblicato «un articolo relativo agli ebrei di Rutigliano – Nuovi documenti sugli Ebrei a Putignano, a Molfetta e a Rutigliano nei secoli XV e XVI, che, per completezza, ha esteso [...] al periodo vicereale». Si tratta in effetti di documenti ritrovati presso l’Archivio Diocesano di Conversano relativi ad un processo celebratosi, tra dicembre 1535 e gennaio 1536, davanti al Vicario generale della Diocesi di Conversano per una controversia sorta tra l’ebreo Calo (magistri alias Calonimos), cittadino di Rutigliano, e Antonio Donato de Imborlacco, cittadino di Conversano. Il contenzioso era dovuto all’acquisto di panno ascolano che l’ebreo Calo diceva di essere invece teramano, per il quale fu necessario l’intervento del mastro mercato della fiera di S. Nicola di Bari e dello stesso Vicario della basilica di san Nicola di Bari.
La comunità giudaica del nostro paese è per lo più documentata attraverso l’intensa attività rogatoria dei notai di Rutigliano, da Antonello de Salatino (1434-1451) a Florentio de Redavid (alias de Redditu) (1522-1524), Giovanni de Moccicis (1525) e Giovanni de Capotortis (1524-1539). Purtroppo un vuoto documentale che va dal 1451 al 1522 appare fra i rogiti notarili nell’arco di tempo considerato in questo articolo. Gli atti, per la maggior parte, venivano redatti a Rutigliano, presso le botteghe dei due ebrei più attivi in affari, Garzon Zizo e Salamon Ruben de Speranza e nella piazza del paese (in platea pupplica Rutiliani), oppure «presso la porta della chiesa maggiore di Rutigliano», dietro la Chiesa Madre, o all’interno della Chiesa stessa, luogo peraltro in cui si riuniva abitualmente il consiglio comunale18. Così accadde il 13 aprile 1534, per lo straordinario prestito di 350 ducati «senza scopo di lucro» concesso dall’ebreo Abram [de Robi?] di Bisceglie a «l’università di Rutigliano rappresentata dal sindaco Luigi Cirullo e da quindici deputati congregati secondo il solito nella chiesa matrice della stessa città» in un atto rogato dal notaio Giovanni de Capotortis. Per tale prestito, l’università impegnava, come garanzia, i proventi della gabella del forno. Dopo il 1451, altri ebrei furono presenti sulla piazza di Rutigliano, fra i quali spiccano Raffaele de Merdoccho, Calo de Calominos e Sciabado de Tobia. Alcuni di essi operavano alternativamente anche sulle piazze di Noicattaro, Conversano, Mola, Cellamare, Turi, Casamassima e Altamura dove, nel 1536, l’ebreo Davit Salmoni di Rutigliano insieme a Simon Finsa de Sarna di Bitonto stipularono con l’università una convenzione con la quale si vietava ad altri ebrei di prestare denaro nella città19. Troviamo anche ebrei di altre città che svolgono i loro affari sulla piazza di Rutigliano, dei quali alcuni risultano possedere beni immobili nel paese come Bengiamin de Iaco, ebreo barese, che acquista nel 1474, da Leone de Pernis, ebreo di Lecce, «per 4 once una casa situata nella cittadina e confinante con una casa dello stesso acquirente»20 e altri hanno titolo a far pascere le loro greggi nelle terre di Rutigliano. Si noti che nelle transazioni fra gli ebrei e cristiani l’atto notarile poteva essere avvalorato dal giuramento sia sulla «Legge di Mosè» sia sui «santi Vangeli».
Nella documentazione relativa alla Giudecca di Rutigliano, il numero degli ebrei appare variabile e alquanto approssimativo in relazione alle politiche fortemente negative in epoca angioina, e più o meno favorevoli durante il regno aragonese, nei loro confronti, ma possiamo avere un’idea della loro presenza e della loro consistenza attraverso la documentazione finora riunita. Tra il 1434 e il 1451, risultano residenti in Rutigliano: Garzono Zizo, Salamone Ruben de Speranza, Leone Zizo, Ventura Aczy di Barletta, Rubeo di Angelo Naym. Nel 1499, troviamo fra residenti e avventizi: Abraham Provenzale, Abramuczello (Abramuccio di Lecce?), Angelus de Levi, Angelus (Angelillo) de Salamone, Elia Russo figlio de Lo Russo Mayr, magister Iosep Tobie de Pernis, Iudaico Iudio, Mele de Brindese, Mordochus de Liastera, Moyse de Liastera, magister Moyses de Pernis, Raffaele de Mordoco, magister Salamon Longus (si tratta probabilmente dello stesso che nel 1474 era medico a Lecce), Salomone Ioseph (di Lecce), Salomon de Thobia, Ysach de Lupo (figlio de Richa de quondam Simone). Nel 1507 appaiono Calo magistri alias Calonimos (commerciante di tessuti), Carolum Argenterium, Machaman, Robinum Sicilianum, Scimuelem de Butonto, Salomone Ioseph de le Perne, Cresca de Maymo, Iacon de Monna, Calo de Mordoco, Abram de [...], Sciabadullo de Pernis. Nel 1509: Iosep de [Pernis], Tobia de Iosep de Perna, Daniele de mastro Moyses de Perna, Mordocholo de Perciis [Pernis?], Donato de mastro Moyses; nello stesso tempo figuravano gli avventizi: Rodennus formarius Siculus, magister Raphael fisicus, Daganan sacerdos, Abraham de Gamami, Caralas magistri Mathei, Sarra vidua quondam Leonis de Lici (Lecce), Hieronimus Hebreus. Nel 1510, anno della prima espulsione degli ebrei dal regno di Napoli, a Rutigliano si contano 11 nuclei ebraici su 716 fuochi21, in quell’anno, l’imposta pagata dalla comunità di Rutigliano alla Maestà Cattolica è di 2 ducati e 1 grana, mentre l’anno seguente, il 18 marzo 1511, gli ebrei di Rutigliano, evidentemente più numerosi, sono tenuti al pagamento di 10 ducati (adi dicto dalla iudaycha de Rotoglyano d. 10)22. Nell’arco di tempo tra il 1519 e il 1535 è attestata la presenza degli ebrei: Calo de Calonimos, Carella (figlia) fu Raffaele de Mordocco, Cresca de Maymo, Davit Salmoni, Diodato del fu Salamone, Gaudio de Mosceo, Iacono (o Iacob) de Mannulo, Ricca (figlia) di Salomon de Tobia, Sabecta (moglie) di Calo [Calo de Calonimos], Sabatullo sacerdote, Salamone de Cicco, Sciabado de Tobia.
Molti nomi ebraici furono tradotti in italiano, e negli scritti notarili si faceva generalmente uso della traduzione; alcuni di essi erano preceduti dal titolo di magistro. Nell’onomastica rutiglianese è possibile osservare la presenza di alcuni cognomi aventi un’origine ebraica come «Del Vecchio» che ha origine da Vecchi (Zekenim), «Pace» (Scialom), «Leone» (Jehuda, Giuda), oltre a cognomi di formazione toponomastica assunti dagli ebrei. Per di più, gli ebrei si abituavano senza difficoltà al paese, ai costumi del tempo e parlavano la lingua dei paesi nei quali dimoravano, e soltanto nelle relazioni religiose si servivano della lingua ebraica. Inoltre, a causa della diaspora, gli ebrei erano generalmente poliglotti, il che era utile per le relazioni commerciali.
In alcuni documenti notarili non mancano interessanti riferimenti alla toponomastica della città e del territorio di Rutigliano, in relazione alla presenza ebraica, come l’affitto di una casa in Ruga Furni [via dei Forni] o, quando il 16 febbraio 1531 «L’ebreo Angelillo de Salamone vende all’ebreo Mele una casa sita in Rutigliano alla via di ponte Castro, accanto alla casa dello stesso Mele, per il prezzo di 30 ducati in carlini d’argento e cede allo stesso Mele un vigneto del valore di 36 ducati ad estinzione di un debito con lui contratto», e il riferimento, in un documento del 1540 dell’Archivio della basilica S. Nicola di Bari, alla «lama de Jodio o de Judei»23 e alle contrade quali “La Cona”, “Carolillo”, “Pul[...]” [Purgatorio?], “Marchione” («sito in territorio di Rutigliano in località chiuso Marchione»), “Monteforte”.
Alla fine della dinastia aragonese la comunità ebraica di Rutigliano, in balìa di bandi e decreti di allontanamento, contava ormai pochi fuochi. Dopo le due prammatiche reali di espulsione del 1510 e i bandi successivi del 1533 e del 1541, anno, quest’ultimo, dell’espulsione definitiva degli ebrei dal Viceregno di Napoli, gli ebrei cominciarono a emigrare. Molti dovettero vendere le loro proprietà e masserizie ‒ «come quel Iudaico Iudio di Rutigliano, che per nove tarì vendette il 1° maggio 1527 in Altamura “mezza canna di velluto carmosino meno un quarto” alla chiesa di S. Nicola de Greci»24 ‒, e interrompere l’attività di banco. In un atto notarile redatto da Giovanni de Capotortis il 3 febbraio 1534, l’arciprete «Giovanni Maria di Pietro Paolo de Archipresbitero si impegna a restituire all’ebreo Calo de Calo la somma di 90 ducati in carlini d’argento dallo stesso ricevuti a titolo di mutuo entro la fine del prossimo mese di aprile qualora gli ebrei non dovessero restare nel regno, diversamente il pagamento potrà essere ulteriormente prorogato».
Dall’esame di tutte le fonti riguardanti la comunità ebraica di Rutigliano, possiamo affermare che questa collettività, con le sue capacità e le sue competenze, contribuì indubbiamente alla crescita economica e culturale della nostra città. Inoltre non sembra abbia sofferto vessazioni, intolleranza o ostilità. Se contrasti ci furono fra Cristiani ed Ebrei, essi furono puramente di natura finanziaria, comuni a creditori e debitori di ogni tempo e fede. Quanto agli ebrei divenuti cristiani, i cosiddetti «cristiani novelli» o «neofiti» ‒ taluni giunsero perfino ad indossare l’abito talare ‒, questi si integrarono facilmente nel tessuto sociale ed economico, anche perché Rutigliano, come altre piccole città della Terra di Bari, rappresentò per loro una dimora sicura e tranquilla.
Foto di Apertura e Foto 0, Largo San Vincenzo
Foto 1: Insediamenti ebraici in Terra di Bari (Studio arch. Giovanni Fraccascia, in C. Colafemmina, op. cit., Regione Puglia, Assessorato alla cultura – Istituto Ecumenico «S. Nicola» - Bari).
Foto 2: Probabile ubicazione della “Giudecca” di Rutigliano (da una foto tratta dal libro di P. Larizza, op. cit.)
Foto 3: La Sinagoga di Trani (credito fotografico: jewishnaplesitaly.org/it/ )
Cliccare sulle Foto 1 e 2 per ingrandire l'immagine
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1C. Colafemmina, «Gli ebrei nel Mezzogiorno d’Italia», in Architettura judaica in Italia: ebraismo, sito, memoria dei luoghi, Palermo, Flaccovio, 1994, p. 249.
2Regione Puglia, Assessorato alla cultura : Istituto ecumenico S. Nicola, Bari 1990 (2009), pp. 163-199.
3«Sefer Yuhasin : Bollettino di ricerche sulla storia degli ebrei nell’Italia meridionale», n.s. 1 (2013), pp. 163-199; del De Ceglia si veda anche: «Nuovi documenti sugli Ebrei a Putignano, Molfetta e Rutigliano nei secoli XV e XVI», ibid., Anno XXVIII, 2012, [Rutigliano], pp. 37-42; 71-76.
4Nell’archivio della Real Camera della Sommaria di Napoli, serie Tesorieri e Percettori, Rutigliano, nel 1521, figura come Giudecca per la presenza di ebrei, cfr. D. De Ceglia, op. cit., p. 25; vedi anche: “Rutigliano” ITALIA JUDAICA, consultato 20 gennaio 2022, https://www7.tau.ac.il/omeka/italjuda/items/show/1222
5ASN, Sommaria, Licterarum deductionum focularium 1, 136v-137r., in C. Colafemmina, Documenti per la storia degli ebrei in Puglia nell’Archivio di Stato di Napoli, Bari 1990, pp. 214-215.
6C. Colafemmina - D. De Ceglia, op. cit., p. 165.
7D. Cassuto in «Costruzioni rituali ebraiche nell’Alto Medioevo», in Gli Ebrei nell’Alto Medioevo, Spoleto 1980, vol. II, p. 1050, scrive: «Attorno al cortile si sviluppano le altre istituzioni della comunità: il forno, la macelleria, il bagno rituale (mikwèh), la sede del consiglio (i berurìm), l’ostello per gli ospiti stranieri, e locali per le altre piccole funzioni, come il luogo di immagazzinaggio dell’olio o delle candele, ecc.».
8Sulla chiesetta e il largo san Vincenzo, si veda: P. Larizza, Sviluppo urbano di Rutigliano..., Putignano 2006, pp. 59, 82.
9Frate Leonardo Prato (†1511), fu un nobile leccese vissuto fra XV e XVI sec., ebbe incarichi militari e politici, fra i quali quello di riscuotere in Puglia per conto del re di Napoli le tasse imposte agli ebrei.
10C. Colafemmina, «Documenti per la storia degli ebrei in Puglia e nel Mezzogiorno nella Biblioteca Comunale di Bitonto», in Sefer Yuḥasin, vol. 9 (1993) p. 37.
11Rutigliano, 31 maggio 1535 Archivio di Stato Bari, Piazza di Rutigliano, sk. 1, not. Giovanni de Capotortis, vol. 5, f. 183-184. Cresca de Maymo, Iacon de Monna, Iosep de [Pernis], Calo de Mordoco, Abram de [...], Scaiabadullo del fu Tobia de Pernis, ebrei di Rutigliano, a nome proprio e di tutti gli altri ebrei ivi residenti vista la tassazione loro imposta dal Percettore di Terra di Bari, e considerato il loro stato di povertà nominano loro procuratori Daniele Coduti e Cliuroli Abram Todisci ebrei di Bari ed il loro concittadino Calo de Mordoco perché si portino in Napoli per rivendicare una più equa tassazione.
12G. Boraccesi, «Rutigliano e il suo territorio», in Itinerari in Puglia tra arte e spiritualità, a c. di M. Pasculli Ferrara, Roma, De Luca, 2000, pp.122-123; P. Larizza, op. cit., p. 157; vedi anche V. De Filippis, La Cattedrale, le Chiese e le Cappelle votive di Rutigliano: cenni storici e architettonici, Rutigliano, Didonna, 1984, pp. 109-110.
13San Vincenzo Ferrer (1350-1419), celebre predicatore domenicano spagnolo, era noto per i suoi sermoni contro gli ebrei e per le sue incursioni nelle sinagoghe proclamando che quel luogo sarebbe divenuto una chiesa; fu canonizzato nel 1455 dal papa Callisto III.
14«Rutigliano 1587 a 1780. Cappella laicale sotto il titolo di S. Vincenzo, S. Giacomo, la Maddalena, e S. Angelo vaclico. Lucente Franceschus, Pace ed altri Rutigliano 1780; sul r. "Processo antico del beneficio di Carituso sotto il titolo di S. Vincenzo di Rutigliano appartenente alla famiglia Lucente"», in ADC, «Rutigliano», Benefici.
15Cfr. R. Bianco, «La Puglia nel camino de Santiago. Culto e iconografia di San Giacomo di Compostella in Puglia», in Ad Limina, Volumen 7, N.º 7, Santiago de Compostela 2016.
16C. Colafemmina, op. cit., Bari 2009, p. 332.
17Ivi, Appendice documentaria I, doc. 73.
18Fra i luoghi nei quali il Consiglio comunale aveva consuetudine di riunirsi figurano anche la chiesa di S. Andrea (attuale chiesa di santa Chiara) e il cortile del Castello.
19C. Colafemmina – G. Dibenedetto, Gli ebrei in Terra di Bari, Bari, GrafiSystem, 2003, p. 83, n. 194, cfr. «Altamura» in Italia Giudaica, https://www7.tau.ac.il/omeka/italjuda/items/show/449.
20C. Colafemmina, Ebrei e cristiani novelli in Puglia : le comunità minori, Bari 1991, p. 55.
21C. Colafemmina, op. cit., p. 74.
22C. Colafemmina , op. cit., p. 87.
23Archivio Basilica S. Nicola di Bari, Rutigliano, fasc. 37, Copia del quinterno [...] in la terra de Rutigliano et la terra de Mola [...], 1540, f. 2 «Achillo de Achilli per lo ghiusello abe in dote da Bernardino Lucarello ad lama de Jodio»; f. 19 «Salvatore Birardo per lo parcho alla lama de Jodio» ; fasc. 40, Lista dei terraggi di... Rutigliano, s.d. [sec. XVI], f. 22 «Iacomo de Manso per li terreni che tene a lama de Judei», in D. De Ceglia, op. cit, p. 38.
24C. Colafemmina, op. cit., p. 46.