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San Nicola, i ladri e le redenzioni

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di Teresa Gallone

Nell’articolo precedente abbiamo svelato una carrellata di curiosità sul nostro santo patrono, uomo scelto dal destino, secondo la tradizione, a guidare la diocesi di Myra. Dotato di nerbo e risolutezza, si narra che non esitò a schiaffeggiare il vescovo Ario durante il concilio di Nicea.
In questo articolo e nel prossimo scopriremo perché a San Nicola è protagonista di detti popolari che tante volte abbiamo sentito e usato.

Rubare a San Nicola
Il nostro santo detiene uno fra i patronati più strani: è il protettore dei ladri. Di questo stravagante patronato è a conoscenza anche Williamo Shakespeare che di solito usa la locuzione “St. Nicholas’ clerks”, ossia “i chierici di San Nicola” per indicare proprio i ladri e i vagabondi ingannatori. Da noi è noto il detto “vai a rubare a San Nicola”, tanto chiaro quanto misterioso nel suo messaggio.
La leggenda che potrebbe essere alla base di tutto è stata pubblicata per la prima volta nel 1751 da Niccolò Carmine Falcone e si rifà all’Iconìa, uno degli spettacoli preferiti dai medioevali e al “Gioco di San Nicola” di Jean Bodel del 1190. Dell’origine esatta cronologica e storica della leggenda, poco si sa con certezza.

Si narra che un Vandalo rubò nella casa di un pio cristiano durante le incursioni dell’VIII secolo. La perla del suo bottino era una splendida icona dorata di San Nicola. Il barbaro chiese al cristiano sua vittima chi fosse l’uomo sull’icona e il cristiano gli raccontò dei molti miracoli del Santo.
Tornato a casa, il Vandalo mise l’icona del santo a guardia della sua bottega che lasciò aperta, sicuro della protezione di Nicola. La bottega venne svuotata di ogni bene da un gruppo di ladri e l’icona fu lasciata al suo posto. Il barbaro, tornato a casa, apprese del furto e cominciò a frustare l’icona di Nicola. Il vescovo di Myra ebbe pietà e si mostrò ai ladri, minacciandoli di pene terribili e invitandoli a restituire il maltolto sottratto al Vandalo. Il gruppo di malviventi restituì nottetempo la refurtiva, il barbaro pianse, si pentì di esser stato ladro a sua volta e si convertì al cristianesimo.

Questa leggenda potrebbe essere l’origine del famoso detto che tanto usiamo. Il patronato dei ladri attribuito dal nostro santo potrebbe essere anche legato a vari miracoli che Nicola compì in questo ambito. Uno molto noto, per esempio, è quello del pastore che rubava nei pressi della chiesa dedicata a San Nicola. Il custode della chiesa, scoperti i furti, si rivolse adirato all’icona di Nicola pregandolo di far restituire il maltolto. Il povero custode arrivò a minacciare l’icona di percosse (anche qui si ripete il motivo delle percosse all’immagine del santo, come nella leggenda precedente).
La leggenda vuole che Nicola fu persuaso dal custode, fece ammalare il ladro e lo convinse a rivelare il nascondiglio della refurtiva. Fatto questo lo guarì e lo perdonò.

Il nome del vescovo di Myra è legato al denaro in altre tradizionali narrazioni sulla sua vita. Di questo e delle sue tre sfere, parleremo nel prossimo articolo.

 Foto tratta da sentieriicona.it

 

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