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A Greccio papa Francesco «evangelizza» il Presepio di S. Francesco

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Sac. Pasquale Pirulli
don pasquale foto
Nel pomeriggio di Domenica 1° Dicembre, in cui la Chiesa celebra la prima Domenica di Avvento, ancora una “uscita” di papa Francesco che sull’altare della grotta di Greccio ha firmato la sua lettera apostolica “Admirabile signum” sul significato e il valore del presepio.

È decisivo il segno del presepio quale richiamo all’«evento della nascita di Gesù» che equivale «ad annunciare il mistero dell’Incarnazione del Figlio di Dio con semplicità e gioia». Ecco una pregnante definizione del presepio che trascorre dalla pietà popolare ai valori fondamentali del cristianesimo: «Il presepio, infatti, è come un Vangelo vivo, che trabocca dalle pagine della Scrittura». Proprio la realizzazione del presepio diventa «annuncio» e «avvento» perché «siamo invitati a metterci in cammino, attratti dall’umiltà di Colui che si è fatto uomo per incontrare ogni uomo. E scopriamo che Egli ci ama a tal punto da unirsi a noi, perché noi possiamo unirci a Lui».
 
Con questa lettera il papa, fedele interprete della tradizione iniziata da san Francesco di Assisi nella notte di Natale dell’anno 1223, intende «sostenere la bella tradizione delle nostre famiglie, che nei giorni precedenti il Natale preparano il presepio» e si augura che «questa pratica non venga mai meno; anzi, spero che, là dove fosse caduta in disuso, possa essere riscoperta e rivitalizzata».

Non poteva mancare l’excursus storico sull’origine del presepio che prende avvio dalla pagina del vangelo di Luca: Maria «diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio» (Lc 2,7) e si sofferma sull’iniziativa di San Francesco che a Greccio, dopo che a Roma il 29 novembre 1223 il papa Onorio aveva approvato la sua Regola ed egli nella basilica di Santa Maria Maggiore aveva contemplato i mosaici che rappresentavano la nascita di Gesù e aveva venerato le tavole della mangiatoia che san Sofronio, patriarca di Gerusalemme, aveva consegnato a papa Teodoro I (642-649), allestisce il primo presepio, così come è  raccontato dalle Fonti Francescane e dal suo primo biografo Tommaso da Celano. Il papa commenta l’iniziativa di San Francesco, che già nel 1219 aveva visitato i luoghi santi della Palestina: «San Francesco, con la semplicità di quel segno, realizzò una grande opera di evangelizzazione. Il suo insegnamento è penetrato nel cuore dei cristiani e permane fino ai nostri giorni come una genuina forma per riproporre la bellezza della nostra fede».

Egli sottolinea lo stupore e la commozione che suscita la semplice e umile scena del presepio: «Anzitutto perché manifesta la tenerezza di Dio. Lui, il Creatore dell’universo, si abbassa alla nostra piccolezza. Il dono della vita, già misterioso ogni volta per noi, ci affascina ancora di più vedendo che C0olui che è nato da Maria è la fonte e il sostegno di ogni vita. In Gesù, il Padre ci ha dato un fratello che viene a cercarci quando siamo disorientati e perdiamo la direzione; un amico fedele che ci sta sempre vicino; ci ha dato il suo Figlio che ci perdona e ci risolleva dal peccato».

Quale il valore del presepio domestico? Ecco la risposta sapiente di papa Francesco: «Comporre il presepe nelle nostre case ci aiuta a rivivere la storia che ci si è vissuta a Betlemme. Naturalmente, i Vangeli rimangono sempre la fonte che permette di conoscere e meditare quell’Avvenimento; tuttavia, la sua rappresentazione nel presepe ci aiuta ad immaginare le scene, stimola gli affetti, invita a sentirsi coinvolti nella storia della salvezza, contemporanei dell’evento che è vivo ed attuale nei più diversi contesti storici e culturali». La lezione del presepio è cos+ riassunta: «In modo particolare, fin dall’origine francescana, il presepe è un invito a “sentire”, a “toccare” la povertà che il Figlio di Dio ha scelto per sé nella sua Incarnazione. E così, implicitamente. È un appello a seguirlo sulla via dell’umiltà, della povertà, della spogliazione, che dalla mangiatoia di Betlemme conduce alla Croce. È un appello a incontrarlo e servirlo con misericordia nei fratelli e nelle sorelle più bisognosi (cfr Mt 25,31-46)».

Con acume teologico e spirituale egli rilegge la scena del presepio soffermandosi sui segni e sui personaggi: il cielo stellato, le rovine di case e palazzi antichi, le montagne, i ruscelli, le pecore e i pastori, le statuine simboliche (mendicanti, fabbri, fornai, musicisti, ecc.).

A proposito del cielo stellato papa Francesco riflette: «In primo luogo rappresentiamo il contesto del cielo stellato nel buio e nel silenzio della notte. Non è solo per fedeltà ai racconti evangelici che lo facciamo così, ma anche per il significato che possiede. Pensiamo a quante volte la notte circonda la nostra vita. Ebbene, anche in quei momenti, Dio non ci lascia soli, ma si fa presente per rispondere alle domande decisive che riguardano il senso della nostra esistenza: chi sono io? Da dove vengo? Perché sono nato in questo tempo? Perché amo? Perché soffro? Perché morirò? Per dare una risposta a questi interrogativi Dio si è fatto uomo. La sua vicinanza porta luce dove c’è il buio e rischiara quanti attravewr4san9o le tenebre della sofferenza (cfr Lc 1,79)».

Egli si sofferma sulla statuina di Maria: “Maria è una mamma che contempla il suo bambino e lo mostra a quanti vengono a visitarlo. La sua statuetta fa pensare al grande mistero che ha coinvolto questa ragazza quando Dio ha bussato alla porta del suo cuore immacolato. All’annuncio dell’angelo che le chiedeva di diventare la madre di Dio, Maria rispose con obbedienza piena e totale. Le sue parole: «Ecco la serva del Signore; avvenga di me sec0ondo la tua parola» (Lc 1,38), sono per tutti noi la testimonianza di come abbandonarsi nella fede alla volontà di Dio. Con quel “sì” Maria diventava madre del Figlio di Dio senza perdere, anzi consacrando grazie a Lui la sua verginità. Vediamo in lei la madre di Dio che non tiene il suo Figlio solo per sé, ma a tutti chiede di obbedire alla sua parola e metterla in pratica (cfr Gv 2,5).

Nel sistemare la statuina di Giuseppe  raffigurato «in atteggiamento di proteggere il Bambino e la sua mamma» egli rilegge la sua storia di «uomo giusto»: «In genere è raffigurato con il bastone in mano, e a volte anche mentre regge una lampada. San Giuseppe svolge un ruolo molto importante nella vita di Gesù e di Maria. Lui è il custode che  non si stanca mai di proteggere la sua famiglia. Quando Dio lo avvertirà della minaccia di Erode, non esiterà a mettersi in viaggio ed emigrare in Egitto (cfr Mt 13-15). E una volta passato il pericolo, riporterà la famiglia a Nazareth, dove sarà il primo educatore di Gesù fanciullo e adolescente. Giuseppe portava nel cuore il grande mistero che avvolgeva Gesù e Maria sua sposa, e da uomo giusto si è sempre affidato alla volontà di Dio e l’ha messa in pratica». 
    
Papa Francesco si sofferma con commozione dinanzi alla statuina di Gesù Bambino che a Natale viene deposta nella mangiatoia del presepe: «Dio si presenta così, in un bambino, per farsi accogliere tra le nostre braccia. Nella debolezza e nella fragilità nasconde la sua potenza che tutto crea e trasforma. Sembra impossibile, eppure è così: in Gesù Dio è stato bambino e in questa condizione ha voluto rivelare la grandezza del suo amore, che si manifesta in un sorriso e nel tendere le sue mani verso chiunque. La nascita di un bambino suscita gioia e stupore, perché pone dinanzi al grande mistero della vita. Vedendo brillare gli occhi dei giovani sposi davanti al loro figlio appena nato, comprendiamo i sentimenti di Maria e Giuseppe che guardando il bambino Gesù percepivano la presenza di Dio nella loro vita. "La vita infatti si manifestò" (1 Gv 1,2): così l’apostolo Giovanni riassume il mistero dell’Incarnazione. Il presepe ci fa vedere, ci fa toccare questo evento unico e straordinario che ha cambiato il corso della storia, e a partire dal quale anche si ordina la numerazione  degli anni, prima e dopo la nascita di Cristo". Ecco la "rivoluzione" operata da Dio nel presepe: "Il modo di agire di Dio quasi tramortisce, perché sembra impossibile che Egli rinunci alla sua gloria per farsi uomo come noi. Che sorpresa vedere Dio che assume i nostri stessi comportamenti: dorme, prende il latte dalla mamma, piange e gioca come tutti i bambini. Come sempre, Dio sconcerta, è imprevedibile, continuamente fuori dei nostri schemi. Dunque il presepe, mentre ci mostra Dio così come è entrato nel mondo, ci provoca a pensare alla nostra vita inserita in quella di Dio; invita a diventare suoi discepoli se si vuole raggiungere il senso ultimo della vita».

Quanto mai attuale è la «lezione» che papa Francesco ricava dalla statuine dei magi che si collocano nel presepe per la festa dell’Epifania: «Osservando la stella. Quei saggi e ricchi signori dell’Oriente si erano messi in cammino verso Betlemme per conoscere Gesù, e offrirgli in dono oro, incenso e mirra. Anche questi doni hanno un significato allegorico: l’oro onora la regalità di Gesù; l’incenso la sua divinità; la mirra la sua santa umanità che conoscerà la morte  e la sepoltura. I Magi insegnano che si può partire da molto lontano per raggiungere Cristo. Sono uomini ricchi, stranieri sapienti, assetati d’infinito, che partono per un lungo e pericoloso viaggio che li porta fino a Betlemme (cfr Mt 2,1-12). Davanti al Re bambino li pervade una gioia grande. Non si lasciano scandalizzare dalla povertà dell’ambiente, non esitano a mettersi in ginocchio e ad adorarlo. Davanti a Lui comprendono  che Dio, come regola con sovrano sapienza il corso degli astri, così guida il corso della storia, abbassando i potenti ed esaltando gli umili. E, certamente, tornati nel loro Paese, avranno raccontato questo incontro sorprendente con il Messia, inaugurando il viaggio del Vangelo tra le genti».

Per il papa anche attraverso il presepe si è trasmessa la fede: «Non è importante come si allestisce il presepe, può esser sempre uguale o modificarsi ogni anno; ciò che conta, è  che esso parli alla nostra vita. Dovunque e in qualsiasi forma, il presepe racconta l’amore di Dio, il Dio che si è fatto bambino per dirci quanto è vicino ad ogni essere umano, in qualunque condizione si trovi. Cari fratelli e sorelle, il presepe fa parte del dolce ed esigente processo di trasmissione della fede. A partire dall’infanzia e poi in ogni età della vita, ci educa a contemplare Gesù, a sentire l’amore di Dio per noi, a sentire e credere che Dio è con noi e noi siamo con Lui, tutti figli e fratelli grazie a quel Bambino Figlio di Dio e della Vergine Maria. E a sentire che in questo sta la felicità«.

Papa Francesco con questa lettera sul presepe si augura che la preziosa eredità del genio di San Francesco di Assisi, che costruisce il suo capolavoro di fede e bellezza nella grotta di Greccio, si «proponga non solo nelle famiglie, ma anche nei luoghi di lavoro, nelle scuole, negli ospedali, nelle carceri, nelle piazze»: è sempre il vangelo di un Dio che «cerca casa» tra gli uomini!

Foto slide tratta da avvenire.it

 

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