Novembre, viaggio fra usanze e riti. Santa Caterina e le pettole
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- Pubblicato Mercoledì, 20 Novembre 2019 08:49
- Scritto da Teresa Gallone
di Teresa Gallone
Continua il nostro viaggio alla scoperta delle tradizioni di novembrine in Italia e in Europa. L’ultima pietra del sentiero l’abbiamo poggiata con Santa Cecilia, vergine e martire romana del II secolo d.C. che protegge i musicisti e apre il periodo di preparazione al natale nel barese e soprattutto nel tarantino. Alle celebrazioni in suo onore e al costume antichissimo della transumanza si fa risalire l’ideazione delle pettole. Queste tradizionali frittelle, tanto amate non solo in Puglia, sono il piatto principe nelle tavole imbandite in onore di un’altra santa, Caterina d’Alessandria. Qui le tradizioni tarantine e baresi si intrecciano e poi divergono. In onore di quale santa saranno mai state inventate le pettole? Prima di esaminare entrambe le tradizioni, conosciamo un po’ più da vicino la nostra santa.
Caterina d’Alessandria,
la misteriosa principessa santa
Di Caterina si sa poco e la storia si intreccia con i racconti popolari. Secondo la Legenda Aurea (raccolta di biografie di santi del XIII secolo, opera di frate Jacopo da Varrazze) sarebbe figlia di re, bellissima e colta, chiesta in sposa da moltissimi pretendenti che puntualmente rifiutava a causa di una visione: la Vergine le sarebbe apparsa infilandole un anello al dito e chiamandola sponsa Christi (sposa di Cristo, ndt). Durante i festeggiamenti pagani ad Alessandria avrebbe rifiutato i sacrifici tradizionali, opponendo all’imperatore salde argomentazioni filosofiche. Sarebbe riuscita a convertire anche dei filosofi chiamati dall’imperatore per rinsavirla. Venne condannata al martirio della ruota dentata ma lo strumento si danneggiò durante il supplizio. Caterina venne decapitata e dalle sue carni sgorgò latte.
Fonti storiche certe e notizie comprovabili sulla sua esistenza sono scarsissime e ciò ha portato a dubitare della reale esistenza della santa, tanto da escluderla dal martirologio per quarant’anni, dal 1962 al 2002. Anna Jameson rilevò molte affinità fra la leggendaria figura di Caterina e la filosofa greca Ipazia, uccisa proprio ad Alessandria d’Egitto. Fu papa Giovanni Paolo II a reinserire Caterina nel martirologio e a confermare le sue celebrazioni il 25 novembre
Questa data per noi ha un significato particolarissimo perché dà il via ai preparativi per il Natale. Per aprire in bellezza il periodo di festa è tradizione dalle nostre parti preparare le pettole. Le conosciamo benissimo, forse conosciamo meno la loro origine e la loro storia.
Pettola, la parola del mistero
L’origine della parola si cerca nel latino. “Pettola” deriverebbe dalla parola “pitta”, cioè focaccia. Viene poi aggiunto il suffisso -ula per formare il diminutivo. Il punto è che mancano attestazioni certe. Secondo studi più recenti, la parola avrebbe origine nel siriaco, antica lingua orientale per poi passare alle lingue indoeuropee come “pi-tu”, genericamente “cibo” da cui poi sarebbero derivate le parole “pietanza” in italiano, “pizza” in napoletano e “pita” (focaccia) in greco.
Le pettole. Santa Cecilia,
Santa Caterina o vigilia dell’Immacolata?
La storia delle famose frittelle è sempre uguale: una giovane massaia dimentica il pane mentre lievita perché attratta dal corteo degli zampognari nel borgo. Il pane lievita troppo e risulta impossibile da mangiare. Per evitare di buttar via tutto, la massaia ha un’idea: ridurre tutto in pezzetti e friggerli nell’olio. Le frittelle hanno un enorme successo tanto da essere riprodotte, preparate e offerte ai viandanti in cerca di conforto. A Taranto questa storia si colloca il giorno di Santa Cecilia e gli zampognari sarebbero i pastori transumanti. Nel barese il tutto si fa risalire a un indeterminato 25 novembre. La presenza degli zampognari sarebbe giustificata dall’apertura ufficiale del periodo natalizio. A Bari la leggenda passa a dicembre, ai festeggiamenti della vigilia dell’Immacolata che in città aprono il periodo natalizio.
Non c’è sicurezza storica a proposito dell’origine della pettola. Che l’inventore o la città di provenienza siano incerti, a noi poco importa. Ci basta la sicurezza di averne una manciata nel piatto da novembre sino a Natale!
Foto. In slide tratta da arteworld.it, nell'articolo tratta da puglia.com