Novembre 1989 – Novembre 2019: trent’anni dopo il Muro
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- Pubblicato Lunedì, 11 Novembre 2019 10:12
- Scritto da Teresa Gallone
Aneddoti e curiosità dell’evento che segnò la storia
di Teresa Gallone
9 novembre 1989, conferenza stampa indetta dai dirigenti della DDR, ore 18:00. A Gunter Schabowski, ministro della Propaganda viene comunicata qualche minuto prima la decisione del governo di Egon Krenz: ai cittadini di Berlino Est sarebbero stati concessi permessi per viaggare verso Berlino Ovest. Il ministro della Propaganda è impreparato sulle nuove “regole di viaggio”, arriva in ritardo alla conferenza. Nella sala convegni del Socialist Unity Party of Germany (SED) c’è un nostro connazionale giornalista, Riccardo Ehrmann, corrispondente ANSA dalla Germania dell’Est. Durante la conferenza, trasmessa in televisione le sue domande furono fatidiche.
Ore 18:53, Ehrmann si rivolge a Schabowski: «Lei ha parlato di errori, non crede che sia stato un grando errore quello di annunciare poche settimane fa una legge di viaggio che non era tale?». Ehrmann allude alla confusione attorno ai famosi permessi di viaggio fra Berlino Est e Berlino Ovest. Il ministro della Propaganda è impreparato, non ha il tempo per leggere la velina inviatagli da Egon Krenz e ribatte: «I tedeschi dell’Est possono espatriare senza dare spiegazioni».
Ehrmann incalza: «Vale anche per Berlino Ovest? Ab wann? (da quando? ndt)».
Schabowski chiude: «Ab sofort (da subito, ndt)».
I berlinesi dell’Est avevano assistito alla conferenza in televisione. In pochi minuti decine di migliaia di persone si precipitarono ai valichi di frontiera. Le guardie di confine erano impreparate ad affrontare una situazione simile, così i posti di blocco si aprirono senza controlli. Era l’inizio della fine del Muro di Berlino, in piedi da ventotto anni a dividere anima e corpo di una città.
Un evento di portata storica enorme che ormai compie trent’anni, simbolo della fine di un’era che comunque serba ancora qualche curiosità da scoprire.
1) Il vero nome del Muro.
Il muro eretto nel 1961 fu battezzato esattamente Antifaschistischer Schtzvall, barriera di protezione antifascista. Il regime comunista aveva edificato il muro come se a ovest di questo ci fosse ancora un governo nazifascista da cui proteggersi.
2) Muro o muri?
Il Muro nacque sotto forma di filo spinato che ebbe vita breve. Pochi giorni dopo il 13 agosto 1961, il cemento cominciò a far compagnia al filo. Nel 1962 il tutto venne affiancato da un secondo muro, edificato per rendere più difficoltoso il passaggio. I due muri vennero dotati di 302 torri di guardia con soldati armati. Nel 1965 si aggiunge un terzo muro fatto di cemento armato e acciaio. Dieci anni dopo il Muro viene rinforzato e rimane tale sino al 1989.
3) Le gallerie sotto il Muro
Quasi 2000 berlinesi dell’Est riescono a oltrepassare la barriera percorrendo una galleria sotterranea di 145 metri e alta 1,5 metri, scavata nel seminterrato di un panificio, con l’uscita in un’anonima casa di Berlino Ovest. La galleria venne scoperta e passò alla storia come “Tunnel 57”. Vennero scavate quasi 130 gallerie sotterranee fra cui il “Tunnel 29”, scavato da due studenti italiani, Domenico Sesta e Luigi Spina
4) I tentativi di fuga
I berlinesi orientali hanno provato di tutto, dai passaggi clandestini in auto all’arrampicata, dalle fughe in treno ai tentativi di circumnavigare in muro a nuoto nel fiume Elba. Alla storia però passa l’impresa delle famiglie Strelzyk e Wetzel che, al buio di una soffitta, mettono insieme un pallone aerostatico alimentato a propano. Ci vollero due tentativi e due palloni per passare nel territorio occidentale. Famosa è anche l’impresa di Horst Klein, trapezista, che scavalca il muro camminando su un cavo elettrico in disuso. Cade a Berlino Ovest, fratturandosi le braccia ma libero.
5) I Rolling Stones e il concerto che non avvenne mai
La musica rock era bandita ma ascoltata intercettando le stazioni radio di Berlino Ovest. L’emittente radiofonica occidentale Treffpunkt nel 1969 fece uno scherzo con conseguenze epocali: annunciò che il 7 ottobre, in occasione del ventennale della Repubblica Democratica Tedesca, si sarebbero esibiti i Rolling Stones sul tetto di una casa editrice la cui sede era vicinissima al muro. I berlinesi dell’Est avrebbero così potuto assistere al concerto. Il giorno delle celebrazioni militari, migliaia di vittime dello scherzo si accalcarono in zona e cominciarono gli scontri con la polizia. Da allora i Rolling Stones vennero ufficialmente messi all’indice nella Berlino dell’Est come materiale sovversivo e rivoluzionario. Chiunque fosse stato sorpreso ad ascoltare le loro canzoni, avrebbe scontato pene severissime.
6) I numeri dell’abbattimento del muro
I lavori ufficiali cominciarono nel 1990 e richiesero 300 guardie di frontiera, 600 soldati dell’esercito tedesco, 13 bulldozer, 55 ruspe, 65 gru e 175 camion. Sei punti del muro vennero lasciati come monumento. I blocchi vennero riutilizzati per la costruzione di opere pubbliche e 250 vennero messi all’asta.
7) La East Side Gallery
Galleria d’arte a cielo aperto sulla riva orientale del fiume Sprea. Quasi 130 artisti di più di venti paesi del mondo furono “convocati” a decorare quella parte del muro dopo l’impresa di Thierry Noir, che viveva a Berlino in una casa occupata abusivamente a Marianneplatz. Lui diede inizio alla più grande opera di street art occidentale, culminata nel 1990 con la realizzazione del graffito simbolo della caduta del Muro: il bacio fra Honeker, presidente della DDR e Brežnev, segretario del PCUS. L’opera porta la firma di Dmitri Vrubel ed è corredata dalla didascalia “Mein Gott, hilf mir, diese tödliche Liebe zu überleben” (Mio Dio, aiutami a sopravvivere a questo amore mortale, ndt). Altra opera emblema è la Trabant targata 9 novembre 1989, auto simbolo della Germania divisa, accompagnata dalla scritta “Test the Rest” (Sperimenta il restp, ndt), idea di Birgit Kinder.
8) Cosa successe dopo la fatidica domanda di Riccardo Ehrmann
Dopo la celebre “domanda che fece cadere il muro”, Erhmann fu coinvolto in un immenso polverone mediatico. Il Time accusò il giornalista italiano di complicità in quella che fu considerata una conferessa messa in scena appositamente. Su Ehrmann sorsero i dubbi più assurdi, come quello sul suo tedesco perfetto. Circolò la voce di un possibile doppiaggio. Dal canto suo, Ehrmann non si rese subito conto dell’entità della sua domanda. Dopo la conferenza stampa fu assalito dal terrore di aver dato una notizia falsa, tanto da essere indotto a precipitarsi in strada a constatare di persona gli eventi. Rientrato in ufficio, fu accolto da una telefonata stupefatta dell’ambasciatore italiano. La notizia del giornalista che “aveva fatto cadere il Muro” si era già diffusa in tutta Europa.