Sergio Brio si racconta in “Chiacchiere d’Estate”
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- Pubblicato Sabato, 17 Agosto 2019 18:04
- Scritto da Teresa Gallone
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Il mitico stopper juventino presenta la sua autobiografia
di Teresa Gallone
Ricordi, aneddoti e pronostici in un Cortile Castello gremito per Sergio Brio, difensore della “mitica” Juventus dei favolosi anni 80, a Rutigliano il 12 agosto scorso.
Prima della serie “Chiacchiere d’Estate”, curata dall’Associazione Vivila e dall’Assessorato alla Cultura e al Turismo, la serata ha capovolto il tradizionale concetto di presentazione culturale mirando a coinvolgere attivamente il pubblico nel dialogo con l’autore.
Introdotto da Giacomo Troiani e intervistato da Gianni Capotorto, Brio ha presentato la sua autobiografia “Sergio Brio – L’ultimo stopper” (Graus Edizioni), opera nata sotto le sollecitazioni di chi come Luigia Casertano (altra autrice del libro, ndr) ha visto grande potenziale letterario negli aneddoti e nelle riflessioni che Brio è solito condividere fra amici.
Brio pone l’accento sul lato umano del grande calcio, fatto di abnegazione e dedizione, di rispetto e di scelte difficili, racconta una carriera che è stata sogno trasformato in realtà: «il giorno prima giocavo con le figurine, il giorno dopo sono andato a vivere con Paolo Rossi e con Luciano Marangon».
Con estremo cordoglio ricorda il 29 maggio 1985, giorno «tremendo» della strage dell’Heysel, tragedia della cui entità reale i giocatori venennero a conoscenza solo dopo l’incontro, giocato con molte riserve dopo due ore di rinvio.
Con grande amore fraterno condivide un inedito ritratto del compagno Gaetano Scirea, prematuramente scomparso in un incidente stradale nel 1989: «un fuoriclasse in campo e nella vita privata, eravamo una coppia perfetta: quello che mancava a me lo aveva lui, quello che avevo io mancava a lui».
Con incelabile ammirazione e stima racconta al pubblico di Gianni Agnelli che «mai rimproverava un calciatore» ed era «sempre molto interessato ai giovani giocatori a cui poneva ogni giorno molte domande» con una verve difficile da ammansire.
Ricorda gli scontri accesi con Marco Van Basten che «era un giocatore completo, che non si lasciava anticipare mai», ritorna al calcio contemporaneo e afferma di rivedersi in Giorgio Chiellini, benché in trent’anni molto sia cambiato. Restituisce la prospettiva di uno sport che richiede ambizione, coraggio e lungimiranza da parte delle dirigenze che «devono lancirsi e comprare giocatori di qualità». Chiude lodando il calcio femminile, dichiarando il suo totale sostegno alle «ragazze che stanno facendo un incredibile percorso di crescita».
I proventi del volume di Sergio Brio saranno devoluti in favore della Fondazione Piemontese per la Ricerca contro il cancro