"Rosso Melograno", un romanzo avvincente di Giulia Poli Disanto
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- Pubblicato Martedì, 23 Ottobre 2018 08:58
- Scritto da Tino Sorino
di Tino Sorino
Un romanzo avvincente, dallo stile puro e semplice che affronta un tema di grande attualità. E’ la storia di un profugo curdo, il piccolo (bicuk) Serush, sopravvissuto alle bombe irakene che sogna uno Stato libero e senza disuguaglianze sociali: il Kurdistan. Un paese di appartenenza irakena, turca, siriana, iraniana, ricco di petrolio e di grandi risorse idriche che, unito politicamente, potrebbe concorrere con le nazioni mediorientali più ricche. Rimasto solo, senza la sua famiglia e senza la sua sorellastra di cui un giorno si perdono le tracce, il ragazzo a soli dieci anni, è costretto ad intraprendere, prima, la via della lotta armata e, successivamente, ad emigrare in Siria, spinto da una forte voglia di libertà.
Qui, il 15 marzo 2011 scoppia la guerra civile e l’intraprendente e tenace Serush ancora una volta sceglie la via dell’esilio, affrontando, come clandestino, il lungo cammino verso l’Italia. Si stabilisce a Bari, dove incontra l’amore della sua vita, una giovane donna che lo accompagna nella sua amata Iraq, in un viaggio indietro nel tempo, riaprendo, però, una ferita mai rimarginata, a cui il giovane curdo saprà reagire con forza e determinazione. Autrice del libro “Rosso Melograno” (Il Grillo editore, 2018), opera di fantasia (pur ben inserita nel contesto storico), dedicato a tutti i Serush che sono alla ricerca di una Patria e che decidono di cambiare la propria vita, Giulia Poli Disanto, poetessa e scrittrice, con all’attivo numerosi lavori letterari come “La pelle del lupo” , “E nei tarocchi”, "l’Isola delle lacrime”, "Ciliegie a mezzanotte”, "Nei giardini di Tagore” e nel 2005 “Cara madre ti faccio sapere…”, una raccolta di documenti sui santermani nelle guerre del Novecento.
Un romanzo nel cui titolo “Rosso Melograno” è insita la sua passione per i fiori, come, ad esempio, in un suo precedente libro “Tagore”, dove si fondono erbe, piante e profumi campestri. Alla domanda “quali sono le emozioni che provi quando scrivi?”, la scrittrice si è così espressa “quando scrivo un libro, che sia poesia, racconto o romanzo, non c’è una risposta precisa alla domanda. Quasi sempre le emozioni cambiano, sono diverse secondo l’approccio che si ha con l’argomento. Unico, invece, rimane il malessere che si avverte quando sta per nascere qualcosa. Di solito, se è poesia, i versi affiorano nella mia mente, quindi urge il bisogno di fermarli sulla carta, per poi lavorarli ed ottenere una poesia più vicina allo stato d’animo, o alle sensazioni, che si provano al momento.
Quando si tratta di un romanzo o di un racconto, questo si delinea nella mia mente all’improvviso, magari stimolato da una fatto vero o verosimile. La trama nasce da subito, quasi sempre nella sua complessità e so già come strutturarla. Sono sicura di scrivere quando non riesco più a controllare le mie ansie e le mie emozioni perché la storia con tutti i suoi personaggi mi si affollano nella mente, quindi sento il bisogno di liberarmene, dando vita al libro che è in me.
Durante la stesura è un continuo affanno, per non perdere il filo della storia, tanto che le giornate le trascorro pensando come strutturare un capitolo e allora mi calmo quando il lavoro è terminato. Insomma, di solito scrivo un romanzo prima con il cuore e poi con la testa, nel senso che scrivo e riscrivo la storia fino a quando elimino tutte quelle che, secondo me, sono le imperfezioni”. Di tutto questo si parlerà in un incontro (ad ingresso libero) con il patrocinio del Comune che si terrà giovedì 25 ottobre 2018, alle ore 19.00, presso la Biblioteca comunale (sala delle conferenze) di Palazzo San Domenico a Rutigliano. Relatore: il preside Nicola Valenzano. Converserà con l’autrice, l’assessore alla Cultura e Turismo avv. Giuseppe Rocco Poli. Ad allietare la serata, i due giovani fratelli musicisti Ippolito che eseguiranno con la fisarmonica e il violino brani strumentali di Morricone, Piazzolla e Lennon.