Da Viganò a Bassetti, per uscire dall’inverno e respirare aria di primavera
- Dettagli
- Pubblicato Domenica, 25 Marzo 2018 15:23
- Scritto da sac. Pasquale Pirulli
sac. Pasquale Pirulli
Il battage in favore della collana di studi sulla teologia di papa Francesco pubblicata dalla Libreria Editrice Vaticana ha segnato il tracollo di un leone rampante quale si è presentato Mons. Dario Edoardo Viganò, prefetto della Segreteria per la Comunicazione della Santa Sede. Egli aveva chiesto per la pubblicazione dell’opera, affidata a diversi teologi, una presentazione autorevole e non era possibile pensare ad altri se non al papa emerito Benedetto XVI, fine teologo dagli anni dalla partecipazione al Concilio Vaticano II, al magistero episcopale sulla cattedra di Monaco e più ancora quale prefetto della Congregazione per Dottrina delle Fede e negli anni di servizio alla sede di Pietro. Con benevolenza il papa emerito aveva declinato l’invito a causa delle condizioni fisiche che gli impediscono di leggere tutti gli undici volumi della collana e manifestando un chiaro disappunto nel ritrovare tra gli autori il prof. Peter Hunermann che nel passato si era reso protagonista di attacchi a lui quando era gravato della responsabilità pontificia.
Una lettera cortese ma chiara che portava sulla intestazione la qualifica “lettera riservata e personale” e che non era opportuno divulgare. Non soltanto Mons. Viganò il 12 marzo la divulgato la lettera ma non l’ha letta tutta, scegliendo di leggere ai giornalisti soltanto i due passaggi in cui Benedetto XVI contestava l’opinione di chi screditava il livello teologico della formazione e del magistero di papa Francesco e affermava la continuità magisteriale tra il papa emerito Benedetto XVI e papa Francesco. Sul piano comunicativo l’operazione si rivelava una vera “fake new” costruita maldestramente per facilitare il successo della opera pubblicata. Bene ha fatto l’ingenuo (?!!) Mons. Viganò a presentare le dimissioni dopo il clamoroso infortunio e papa Francesco ho ha nominato assessore allo stesso dicastero, affidato pro tempore a Mons. Lucio Adrian Ruiz. Un documento personale e riservato del papa emerito non può essere ridotto a spot pubblicitario di una collana editoriale dal dubbio valore scientifico del resto tutto da dimostrare. Per fortuna in Vaticano è finita l’era dei “pagliacci di corte” che invitano tutti a batter le mani!. Papa Francesco come tutti gli altri papi non hanno bisogno di accattare gli applausi del successo editoriale!
La situazione dell’Italia dopo i risultati della consultazione elettorale del 4 marzo che ha visto una vera rivoluzione che ha portato il Movimento 5 S ad essere il primo partito e la squadra del centrodestra (Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia…) vincere le elezioni relegando all’opposizione il Partito Democratico. I numeri sono quanto mai “difficili” per assicurare all’Italia la speranza che il nuovo Parlamento (Camera dei Deputati e Senato ) e il futuro governo abbiano una navigazione sicura in acque tranquille.
Nell’ultima riunione del Consiglio permanente dei vescovi d’Italia il cardinale Gualtiero Bassetti ha auspicato che ci sia subito un governo per il Paese “con gli occhi, il cuore, la mente rivolti ai bisogni più urgenti della gente”. A proposito del numero sparuto di cattolici in parlamento e della sensibilità politica dei laici il Segretario generale della CEI Mons. Nunzio Galatino ha dichiarato: “Non è una novità, ma una tendenza esistente già da tempo. Abbiamo preso atto di una insufficiente preparazione e sensibilità anche politica che si è rivelata nei nostri ambienti, ma non spetta ai vescovi riorganizzare i laici rispetto a un impegno in un partito piuttosto che in un altro. Il problema è più ampio. Bisogna lavorare ancora di più perché il Vangelo diventi mentalità di Vangelo”.
Il card. Bassetti, Presidente della CEI, ha inquadrato nella «categoria dell’inverno» la situazione italiana: “I segni dell’inverno parlano della paura del futuro; paura legata al tasso di disoccupazione dei giovani, al livello di impoverimento delle famiglie, al senso di abbandono che umilia le periferie. L’inverno si esprime nella paura del diverso: una paura che spesso trova nell’immigrato il suo capro espiatorio. In realtà, questa paura è spesso indice d insicurezze e chiusure su cui rischia di attecchire una forma di involuzione del principio di nazionalità. L’inverno si acutizza in un disagio che alla lunga diventa risentimento, litigiosità, rabbia sociale. Spira un vento gelido nella violenza intollerabile che si scatena sistematicamente sulle donne, vento di ignoranza, immaturità e presunzione di possesso”. A proposito della situazione politica l’analisi è quanto mai lucida,: “C’è inverno nella disaffezione profonda e diffusa che investe l’inadeguatezza della politica tradizionale, rispetto alla quale ha avuto buon gioco una nuova forma di protagonismo e di consenso dal basso, attivo e diffuso, anche se non è ancora prova di autentica partecipazione democratica.
Davanti allo scenario che si è aperto nel Paese con le elezioni dello scorso 4 marzo, vorrei tentare di dar voce unanime a quanto, come vescovi, ci siamo detti in questi giorni, senza rinunciare nel contempo a farlo secondo una mia precisa sensibilità.
Non ci sono facili soluzioni con cui uscire dalla notte invernale. E, comunque, la via non può risolversi nella scorciatoia di promesse di beni materiali da assicurare a tutti, né dalla ricerca di volta in volta di un accordo su un singolo problema. Guai – lasciatemelo dire – se il “particulare” assurgesse a metro, a regola del viver sociale. Diverrebbe davvero impossibile per tutti amministrare la cosa pubblica. Per ripartire dobbiamo ritrovar una visione ampia, grande, condivisa: un progetto-Paese che, dalla risposta al bisogno immediato, consenta di elevarsi al piano di cultura solidale”.
Più che soffermarsi al calduccio pe ripararsi dal freddo invernale, l’Italia ha bisogno di respirare “aria di primavera” perché: “C’è una società da pacificare. C’è una speranza da ricostruire. C’è una Pese da ricucire”. Chi è disponibile a misurarsi con questi orizzonti troverà sempre la collaborazione di uomini di buona volontà, intelligenti e liberi.