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La nostra politica? Mercato di balle!

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politica-balle


La lezione del card. Gualtiero Bassetti


di sac. Pasquale Pirulli
don pasquale foto
Ormai stiamo entrando nel clima arroventato delle prossime elezioni politiche (4 MARZO 2018) e i diversi partiti si stanno attrezzando per dirottare su di sé le preferenze degli elettori che sono sempre più distratti e… lontani!

Una prima domanda è quella circa l’essenza stessa della politica. Mi pare opportuno ricordare l’etimologia del termine “politica” che si rifà alla lingua greca. La πολις significa «la città» e la «politica» è l’arte di ben governare i molti che si radunano  assicurando a tutti, in quanto persone, i fondamentali diritti della libertà, della giustizia e della pace. Non ci dobbiamo meravigliare nel ritrovare tra i classici opere fondamentali di politica, quali “La politica” di Aristotele, “La Repubblica” di Platone e “L’utopia” di Thomas More. Del resto i partiti classici si sono rifatti sempre a una dottrina politica di cui gli aderenti si impegnavano ad essere interpreti. La sequenza era così schematizzata: la comunità (civitas) – la dottrina (partito) – i protagonisti. Legati alla dottrina erano i simboli che la richiamavano: lo scudo crociato, falce e martello, l’edera, ecc. Ci si confrontava sulle dottrine, sulle proposte politiche che ne derivavano. Gli uomini che ne erano gli interpreti venivano in secondo piano. Adesso ci troviamo dinanzi a una selva di partiti “personali” i quali si presentano non con una “dottrina politica” ma con le idee dei diversi leaders le cui facce e i cui nomi sparati dai slogans pubblicitari danno l’impressione di un vero e caotico mercato.

Sui tavoli di vendita sono esposti i diversi prodotti (strategie politiche) non sempre rispondenti ai bisogni della “civitas”, cioè ai problemi reali della gente. Si sta sul far della sera (quando si registra il picco degli ascolti tv) a sentire le proposte più disparate. C’è chi dinanzi al problema dei migranti e dei migranti parla di “razza bianca” in pericolo dimenticando che 80 anni fa l’Italia fascista ha toccato il fondo della vergogna quando ha approvato le leggi sulla razza. C’è chi pur di accattare qualche preferenza rispolvera il problema della pubblica decenza invocando la riapertura delle “case chiuse”, auspicando che questo “vergognoso lavoro” possa essere tassato e assegnando allo stato il ruolo “economicamente vantaggioso” di lenone. C’è chi propone la gratuità di tutto il processo scolastico dalla scuola materna all’università
Altre proposte a dir poco “provocanti” e discutibili si riferiscono al mondo del lavoro, al bonus di cittadino, alle tasse universitarie, alla chiusura delle frontiere, alla espulsione dei detenuti stranieri ecc. E questo non è tutto perché nei giorni futuri ne sentiremo tante altre “fanfaronate” così belle che possiamo etichettare come “balle” o, se a qualcuno piace il francese, “ballons d’essai”.

     La realtà storica del nostro paese in questa congiuntura esagitata dal confronto politico  è stata oggetto di attenzione da parte anche dei vescovi italiani. Dalla prolusione tenuta al Consiglio Permanente della CEI dal card. Bassetti è venuto l’invito ai confratelli di chiedere a Dio “la lucidità di chiamare la realtà col suo nome” e di leggere “i segni dei tempi”. Si tratta in fin dei conti di leggere “il libro del mondo” e nel nostro caso di leggere il “libro dell’Italia” in questo particolare momento storico. Si impone a tutti un improrogabile compito, scandito in queste tre tappe:  1. Ricostruire ciò che è distrutto; 2. Ricucire ciò he è sfilacciato; 3.  Pacificare ciò che è nella discordia.

Il primo problema che ha dimensione di un fenomeno globale è quello delle “migrazioni internazionali” che nella discussione pubblica, in questo clima di confronto elettorale, suscita equivoci, incomprensioni e scontri . Non bisogna cedere alla “cultura della paura” che in alcuni casi diventa xenofobia e “evoca discorsi sulla razza”. Prima Silvio Berlusconi denuncia la presenza di quasi mezzo milione d’immigrati che «per mangiare devono delinquere» e  poi Attilio Fontana, candidato leghista a governatore della Lombardia, esplode: «L’Italia non può accettare tutti. Qui non è questione di essere xenofobi o razzisti, ma è questione di essere logici o razionali. Non possiamo , perché tutti non ci stiamo, quindi dobbiamo fare delle scelte. Dobbiamo decidere se la nostra etnia , se la nostra razza bianca, se la nostra società deve continuare a esistere, se deve esser cancellata…»).  Verso tutti (poveri, scartati e sconfitti della storia)  il card. Bassetti invoca il “diritto evangelico” per cui ogni cristiano, non certo in nome di una rivendicazione sociale, è invitato ad andare verso di loro con un atteggiamento di comprensione e compassione”. Al blaterare ancora della “razza bianca” di una politica esagitata si ricorda “una pagina buia della storia del nostro Paese, le leggi razziali del 14 luglio 1938. Il papa Pio XI alzò la voce contro il Manifesto della razza dichiarando “l’antisemitismo è inammissibile” e poi aggiunse: “Noi siamo spiritualmente semiti”. Più che alzare barriere, fomentare paure, la politica è chiamata a ispirarsi ad una solidarietà universale per cui tutti facciamo parte dell’unica famiglia umana”. Il papa Francesco nel suo messaggio per la giornata mondiale della pace ha riconosciuto all’Italia  quanto ha fatto nell’accogliere i migranti e rifugiati e ha auspicato che “le difficoltà non portino a chiusure e preclusioni”.

Giustamente anche il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha richiamato nel suo messaggio di fine d’anno la priorità del lavoro,  che richiama si collega alla piaga della disoccupazione giovanile e la conseguente forzata fuga dall’Italia dei giovani. Una particolare attenzione deve essere rivolta alla povertà  assoluta di oltre un milione e mezzo di famiglie. Non bisogna dimenticare che “Nelle famiglie risiede la struttura portante della nostra società e si pongono le basi del futuro”.  Da parte del Forum delle Associazioni Familiari è stato proposto il “Patto per la natalità” e ci si augura che le politiche familiari abbiano priorità nei programmi dei partiti politici
Una parola chiara sulla politica. e sulle prossime elezioni Il card. Bassetti si dichiara in sintonia con l’appello del Capo dello Stato “a superare ogni motivo di sfiducia e di disaffezione  per partecipare alle urne con senso di responsabilità  nei confronti della comunità nazionale”.  Il Presidente della CEI è quanto mai chiaro nel delineare la posizione della Chiesa: “Richiamato il valore morale e democratico del voto, voglio essere altrettanto chiaro sul fatto che la Chiesa non è un partito e non stringe accordi con alcun soggetto. Politico. Il «risveglio della Chiesa nelle anime» evocato da Romano Guardini, lo «sviluppo integrale dell’uomo» promosso da Paolo VI , e il dialogo con tutti costituiscono il nostro orizzonte di riferimento”. Per lui rimane il principio che “dialogare non è negoziare”, richiamato da papa Francesco al Convegno di Firenze. “Negoziare, infatti, consiste soltanto nel «cercare di ricavare la propria fetta della torta comune”…Dialogare significa cercare il bene comune per tutti».

Alla discussione pubblica sul bene comune, quale orizzonte della politica, il porporato offre tre idee quale “contributo fattivo e concreto”.
La prima è riflessione sulla natura della vocazione politica: “… una vocazione, una missione e non un trampolino di lancio verso il potere”.
La seconda è un invito alla sobrietà evitando prima di tutto l’immoralità. Infatti ”La campagna elettorale sta rendendo serrato il dibattito, ma non si può comunque scordare  quanto rimanga immorale lanciare promesse che già si sa di non riuscire a mantenere. Altrettanto immorale è speculare sulla paura della gente: al riguardo, bisogna essere coscienti che quando si soffia sul fuoco le scintille possono volare lontano e infiammare la casa comune, la casa di tutti”.
La terza è la ricerca sincera del bene comune, non a parole ma con i fatti. In questa prospettiva è necessario superare le vecchie pastoie ideologiche e “abitare questo tempo con occhi sapienti e nuovi propositi di ricostruzione” dell’intera Italia, senza sperequazioni tra Nord e Sud. Un campo privilegiato di deciso e immediato intervento è quello della scuola “dove si gioca la partita decisiva del percorso formativo dei nostri ragazzi”. Si esprime giusta preoccupazione per la sopravvivenza delle scuole paritarie che “sono ancora in attesa dell’adempimento di promesse relative a doverosi sostegni”.  

Ai cattolici in politica il card. Bassetti rivolge tre indicazioni preziose:
La prima: Vivete la politica con gratuità e spirito di servizio.
La seconda: Guardate al passato per costruire il futuro.
La terza: Abbiate cura, senza intermittenza, dei poveri e della difesa delle vita.
A chiudere una richiesta di portata politica europea: il rilancio dell’impegno per la pace nel Mediterraneo.

Mi pare che a chi “starnazza” nella politica come animale da pollaio, facile ad effettuare “il salto della quaglia”, le riflessioni del card. Bassetti sono un cordiale invito a “volare” alto come aquila nella luce del sole!

 

 

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