Tutela del cane, contrasto all’abbandono e microchippatura. Interviste
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- Pubblicato Sabato, 23 Settembre 2017 15:24
- Scritto da Gianni Nicastro
A cosa serve la microchippatura, l'abbandono, il randagismo,
la leishmaniosi, l'attesa -e ancora non realizzata- area di sgambamento
cani. Interviste a due veterinari e a un amministratore
di Gianni Nicastro
Interessante e utile iniziativa quella che si è svolta domenica scorsa in Piazza XX Settembre. “Giornata di sensibilizzazione alla tutela del cane e all’installazione del microchip”, questo il titolo dell’iniziativa organizzata dal comune di Rutigliano e dal Comando di Polizia Locale in collaborazione con l'associazione ecozoofila ANPANA. Era prevista la microchippatura gratuita, un’occasione colta da una trentina di cittadini che ne hanno approfittato per microchippare i loro cani.
Sono stati allestiti quattro stand, due dell’Anpana, uno sotto cui il veterinario della ASL Bari, dott. Antonio Larini, ha praticato e registrato le microchippature, l’altro dedicato all’aspetto sanitario dei cani, in modo particolare alla prevenzione della leishmaniosi, stand animato da due veterinari che operano a Rutigliano, la dott.ssa Raffaella Anelli e il dott. Marco Dario.
Come da programma, a metà mattinata, si è tenuto, presso la vicina sala del museo civico archeologico, l’incontro-dibattito su randagismo, microchippatura e abbandono degli animali. Un dibattito moderato dal Comandante della Polizia Locale Magg. Francesco Vita nel quale sono intervenuti sindaco e vicesindaco di Rutigliano, il dott. Larini prima citato, Carmine Gassi, Comandante Regionale Guardie Ecozoofile A.N.P.A.N.A. e i due veterinari Marco e Anelli.
Su questioni diverse abbiamo intervistato i veterinari e l’assessore all’Ambiente e all’igiene urbana Pinuccio Valenzano. Abbiamo chiesto al dott. Larini a cosa serve, precisamente, la microchippatura. «Serve -ci ha spigato- intanto ad indentificare il cane e il suo proprietario che ne è responsabile a tutti gli effetti; serve a risalire al proprietario soprattutto nei casi di abbandono, casi che sono puniti dalla legge, ma anche nel caso in cui il cane si allontani, fugga. Esiste, ovviamente, un'anagrafe nazionale dove sono registrati i dati del cane (la razza, il sesso e il mantello) e del padrone».
Dott. Larini, sono registrate anche le vaccinazioni?
«No, le vaccinazioni non hanno nessunissima importanza, sono importanti per quanto riguarda la salute del cane, come prevenzione dalle malattie infettive diffuse tra cani e non tra cani e persone, perché sono vaccini specifici per specie e relative malattie. Pertanto, non ci riguarda sapere se ha fatto l’antirabbica, il cimurro o la leishmaniosi, ci interessa soltanto conoscere la proprietà dell’animale. Questo serva ad evitare che i cani vengano abbandonati».
Quindi, il microchip serve soprattutto per la tracciabilità del cane, a prevenire il randagismo. E a proposito, la sterilizzazione -per la ASL- è un modo di affrontare, e limitare, la diffusione del randagismo?
«Allora, nella ASL, infatti, è in atto il programma della sterilizzazione a titolo gratuito per quelli che sono i cani aziendali, cioè i cani che vivono in una azienda zootecnica, per contenere le nascite non volute evitando così che i cuccioli vengano uccisi o abbandonati. Per quanto riguarda, invece, il cane randagio catturato dal servizio veterinario, per mezzo degli accalappiacani addetti, questo va in un canile sanitario là dove noi prestiamo le prime attenzioni, cioè la sverminazione, la vaccinazione e la sterilizzazione sia del maschio che della femmina. Dopodiché, questi animali, sono adottabili, quindi, chi vuole un cane a titolo gratuito va nei canili e ne sceglie uno che più gli aggrada. A questo punto il microchip viene intestato alla persona che lo prende, che del cane diviene a tutti gli effetti padrone, quindi, responsabile. Per quei comuni che hanno adottato, invece, la reimmissione sul territorio, dopo le cure e la sterilizzazione, i cani vengono reimmessi lì dove sono stati trovati perché, evidentemente, sono cani che hanno più o meno stabilito un rapporto col territorio, con le persone e le cose di quel territorio».
Noi, dott. Larini, a proposito di cani e territorio, a Rutigliano abbiamo il problema di un branco di cani che si sono stabiliti in una zona, prossima a un quartiere che si trova a ridosso di via Mola. Cani che sembrano rinselvatichiti, dei quali i cittadini hanno timore per il loro atteggiamento generalmente aggressivo e perchè aggrediscono, soprattutto, i cani che sono portati al guinzaglio dai proprietari. In questo caso la ASL può interviene?
«In questo caso, su segnalazione sempre della Polizia Urbana, che normalmente si occupa del territorio, noi allertiamo il servizio accalappiacani perché li catturi e li metta al sicuro. Ovviamente i cani, quando si riuniscono in branco, tendono ad avere il cane “alfa”, il capobranco, quello che decide dove e come muoversi. E’ un fatto di protezione, tutto sommato, del territorio perché, quei cani, se diventano aggressivi è perché hanno confidenza con quel luogo, che diventa parte del loro territorio di vita. Per cui, un cane portato al guinzaglio risulta loro un intruso e lo aggrediscono per mandarlo via».
Insomma, difendono il territorio.
«Sì, diventano territoriali, direi randagi relativi, nel senso che per randagio si intende un cane che si muove dappertutto in cerca di cibo e acqua. Evidentemente questi sono, anche, in un certo modo, condizionati da qualcuno che li ha nutriti, per cui loro trovano comodo restare in quel posto e ne diventano "proprietari"».
Di fronte a un branco del genere chi si deve muovere?
«Il comune si muove facendo intervenire l’ASL, nessuno può prendere delle iniziative, men che meno iniziative tipo esche avvelenate, come succede anche coi gatti, che procurano grandi sofferenze e torture agli animali e questo non è oggi legittimato».
Sono comportamenti, tra l’altro, puniti dalla legge.
«Sì, oggi c’è anche la mancanza di soccorso nel caso si investe un animale, figuriamoci se lo si uccide. L’animale è protetto e va gestito in questa maniera: va catturato, va nel canile e, dopo le varie cure del caso, va affidato se qualcuno lo vuole altrimenti, purtroppo, è destinato a vivere una vita non felice, ma, comunque, protetta».
Alla dott.ssa Raffaella Anelli abbiamo chiesto il motivo della loro presenza alla manifestazione. «La nostra presenza -ci ha risposto- oggi serve a porre l’attenzione sull’importanza della prevenzione di alcune malattie». «Infatti il randagismo -ha aggiunto- è un fenomeno che tende a diffondere determinati agenti patogeni. Gli animali randagi rappresentano un serbatoio naturale di vari agenti patogeni che possono colpire gli animali domestici, di affezione».
La dott.ssa Anelli ci ha poi informato che lei e il dott. Marco Dario hanno deciso di «proporre, per il mese di ottobre, una campagna di screening sulle patologie più diffuse sul nostro territorio», una delle quali, ha precisato, «è la leishmaniosi». Questa malattia viene trasmessa al cane attraverso la puntura di un insetto «molto piccolo, molto simile a una zanzara -ha spigato la veterinaria- che pungendo l’animale malato, e poi l’animale sano, non fa altro che trasmetterla».
Abbiamo chiesto quale tipo di prevenzione si fa sulla leishmaniosi. «L’unica prevenzione efficace della leishmaniosi è proprio la diagnosi precoce, perché abbiamo varie modalità di prevenzione, però non sono tutte efficaci al 100%. Solo l’unione di queste modalità, quindi l’applicazione di antiparassitari (che sia collare o spot-on), cercare di far dormire il cane dentro nelle ore notturne» è stata la risposta della dott.ssa Anelli. «E’ stato messo a punto anche un vaccino -ha continuato- però ha un problema di copertura che non è totale».
Non esiste, quindi, un vaccino efficace. «Non esiste un vaccino efficace al 100%, solo unendo tutti questi metodi di prevenzione si riesce ad avere un buon risultato». «Alla fine -ha aggiunto la veterinaria- l’unica prevenzione importante è, appunto, la diagnosi precoce».
Dottoressa, un cane riesce a guarire dalla leishmaniosi? E questa malattia può attecchire nell’uomo?. «Allora, la leishmaniosi è una zoonosi -ha risposto- quindi è una malattia che colpisce l’uomo; il flebotomo può pungere il cane, ma può pungere anche l’uomo e nelle stesse modalità si diffonde la patologia». «C’è, poi, il sistema immunitario che agisce in modo diverso», ha precisato la dottoressa, e la risposta dell’organismo sarà diversa a seconda che si tratti di anziani, bambini o immunodepressi.
«Il cane» dunque «può guarire clinicamente dalla malattia, nel senso che non ha più le manifestazioni cliniche, ma, alla fine, convive con essa. Bisogna continuamente monitorare lo stato di salute dell’animale anche dopo la guarigione clinica perché sono frequenti le recidive» ha precisato.
Infine le abbiamo chiesto qual è il livello di diffusione della leishmaniosi nella popolazione canina a Rutigliano. «Noi siamo in una zona endemica -è stata la risposta della dott.ssa Anelli- in tutto il bacino del mediterraneo è presente questa malattia, soprattutto perché, qui, il flebotomo riesce a sopravvivere e diffonderla questa malattia. La percentuale si aggira intorno al 20% della popolazione canina, ma la diffusione sul territorio è a macchie di leopardo».
Le percentuali, dunque, sono variabili a seconda delle zone; complessivamente, però, la dottoressa riporta un dato del 20% di popolazione canina affetta da leishmaniosi sul territorio. Inutile, dunque, ricordare o aggiungere, che la prevenzione svolge un ruolo fondamentale per mettere in sicurezza i propri animali dalla leishmaniosi.
Domenica mattina in piazza abbiamo incrociato anche l'ass. Pinuccio Valenzano, al quale abbiamo chiesto che fine abbia fatto l’area di sgambamento cani promessa ai cittadini in campagna elettorale tre anni fa, se sia stata individuata. «Le valutazioni sono più di una -ha risposto l’assessore- però l’attenzione è posta su un’area che abbia certe caratteristiche, pratica e facile da raggiungere, quanto più possibile vicino al paese e che, allo stesso tempo, non debba recare fastidio al circondario». «Queste sono le notizie e le richieste he ci sono pervenute dai cittadini -ha aggiunto l’assessore-, questo è un nostro progetto che, magari, tra qualche tempo, ma non tanto tempo, concretezzeremo». Tradotto: l’area di sgambamento cani non c‘è ancora e non si capisce bene quando sarà realizzata, nonostante il comunicato stampa del comune di Rutigliano inviato in redazione ad aprile del 2014 e da noi pubblicato (qui).