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Lama, Annunziata. Dopo l'incendio emergono amianto, rifiuti e carogne

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amianto-annunziata-inc


di Vito Solenne

L’incendio del 12 luglio scorso, che ha interessato una vasta area della lama San Giorgio a Rutigliano, ha portato alla luce i “tesori” che erano ben custoditi dalla fitta vegetazione, ormai ridotta in cenere. Non si tratta di reperti archeologici ma di rifiuti abbandonati per lo più contenenti amianto e non solo.

Questi cumuli di rifiuti occupano, in modo puntiforme, le aree attigue al sentiero che va verso il bosco di San Martino, di fronte alla chiesa dell’Annunziata. In particolare si tratta di lastre ondulate in cemento-amianto, fatte a pezzi, le cui fibre esposte agli agenti atmosferici potrebbero essere inalate da ignari escursionisti.

Appare evidente che, ai fini della tutela della salute pubblica e dell’ambiente, bisognerebbe quanto prima procedere alla messa in sicurezza dei materiali contenenti amianto, delimitando l’area con nastro bianco e rosso coprendo detto materiale con cellophane e apponendo un cartello con scritta “Presenza di rifiuti pericolosi contenenti amianto”.

Alle fibre invisibili dell’amianto, potenzialmente pericolose, si aggiungono i cattivi odori derivanti dalla decomposizione di un animale morto nell’alveo della lama. Per par condicio si dovrebbero menzionare oltre ai rifiuti speciali pericolosi anche quelli urbani come bottiglie di vetro, lattine di alluminio e plastica di ogni tipo.

L’abbandono di rifiuti è un reato, così come smaltire i propri rifiuti, dandoli alle fiamme. Un problema molto diffuso nella città dell’uva da tavola che meriterebbe di essere approfondito in maniera seria, soprattutto in virtù degli ultimi incendi che si sono verificati nella lama San Giorgio.

Piantare un albero è un gesto simbolico ma non sufficiente a fermare i criminali senza scrupoli che utilizzano il fuoco come strumento di distruzione. Neppure sono ipotizzabili interventi di rimboschimento in quanto sono vietati dalla “Legge-quadro in materia di incendi boschivi", per evitare speculazioni.

L'utile attività di prevenzione non richiede grandi investimenti e contribuisce alla tutela della lama, che ha in sè una forte capacità autorigenerativa come tutti gli ecosistemi naturali. Capacità che, decisamente, può essere compromessa dalle tante e invasive attività umane -spesso illegali- come lo scarico abusivo dei rifiuti, gli spietramenti e il conseguente stravolgimento dello stato dei luoghi ai fini dello sfruttamento agricolo, dai ripetuti, puntuali ogni anno, incendi. Un impatto antropico che frustra, limita pesantemente, la capacità di autorigenerazione della lama. Queste non sono considerazioni personali, ma oggettive, pertanto, non verranno prese in considerazione.

La lama va protetta e lasciata vivere secondo natura, e perchè questo succeda le regole, le leggi, devono essere fatte rispettare. Ma intervenire sul rispetto delle regole, si sa, non genera consenso.







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