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Giubileo, una porta sempre aperta

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di Sac. Pasquale Pirulli
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   Il 29 novembre 2015 con la semplice e austera cerimonia dell’apertura della porta della cattedrale di Bangui, capitale della Repubblica del Centro Africa, papa Francesco ha inaugurato il Giubileo Straordinario della Misericordia. Il gesto del papa ha voluto essere una sottolineatura della universalità della Chiesa “che le sue tende stende dall’uno all’altro mare” (A. Manzoni) e trasmettere un messaggio di pace per la tormentata comunità civile del paese centroafricano.

    Il giorno 8 dicembre 2015, solennità dell’Immacolata Concezione, egli aprirà la porta santa della Basilica di S. Pietro in Vaticano a Roma e sarà l’inizio ufficiale di un anno santo che si concluderà il 20 novembre 2016, solennità di Cristo Re dell’Universo. Nei giorni seguenti ci sarà l’apertura delle porte sante nelle altre basiliche di Roma e nelle cattedrali di tutto il mondo. Una attenzione particolare il papa ha riservato, nella lettera scritta il 1° settembre 2015, anche ai fedeli impossibilitati a compiere il tradizionale pellegrinaggio, cioè agli anziani, agli ammalati e ai carcerati e così chiunque compiendo gli atti di pietà tradizionali (preghiera, confessione, atti di misericordia corporali e spirituali) può celebrare la misericordia del Signore, cioè ricevere la indulgenza giubilare.

Papa Francesco, non ha aspettato la tradizionale scadenza dei 25 anni ma ha offerto alla Chiesa e al mondo l’occasione di riscoprire proprio nella storia della salvezza la misericordia del Signore. Egli ha indetto il Giubileo Straordinario con la bolla dal titolo “Misericordiae vultus”, firmata 11 aprile 2015, cioè nella seconda Domenica dopo Pasqua, dedicata dal santo papa Giovanni Paolo II alla Divina Misericordia ed è questo il primo che possiamo definire <<tematico>>, perché va oltre quelli ordinari legati alla scadenza dei venticinque anni o quelli straordinari legati alla commemorazione di evento come lo sono stati quelli del 1933 e del 1983 legati alla redenzione con la morte di Gesù tradizionalmente fissata all’anno 33 d.C.   oppure l’anno 1966 dedicato alla memoria del martirio degli apostoli Pietro e Paolo fissato all’anno 66 d.C.

Questo indetto da papa Francesco è il 31° anno santo di cui abbiamo notizia iniziando da quello celebrato dal papa Bonifacio VIII nell’anno 1300 e che vide tra i pellegrini anche il poeta Dante Alighieri il quale ricorda l’afflusso dei pellegrini verso la Basilica costantiniana di S. Pietro in questi versi:
    “come i Roman per l’esercito molto / l’anno del giubileo, su per lo ponte / hanno a passare la gente molto colto / che da l’uno lato tutti hanno la fronte / verso ‘l castello e vanno a Santo Pietro / da l’altra sponda vanno verso il monte” (Inf. XVIII, 28-33).
Etimologicamente la parola “giubileo” deriva dall’ebraico jôbēl che “designa il montone le cui corna  erano usate come trombe per dare un segnale di guerra o per richiamare l’attenzione su qualcosa di grande interesse pubblico” (G. Vigini).

 Ed proprio nella Bibbia,  precisamente nel libro del Levitico, troviamo la prescrizione della celebrazione dell’anno giubilare ogni cinquanta anni (l’anno dopo i 7x7=49). Infatti prima c’è la celebrazione dell’anno sabatico (del riposo) ogni sette anni: “Quando entrerai nel paese che vi do, la terra osserverà un tempo di riposo per il signore: per sei anni seminerai il tuo campo e per sei anni poterai la tua vigna e ne raccoglierai i prodotti. Nel settimo anno sarà un riposo completo per il Signore. Non seminerai il tuo campo e non poterai la tua vigna, non mieterai il prodotto spontaneo al tempo del tuo raccolto e non vendemmierai i grappoli della tua vite non potata. Sia un anno di riposo completo per la terra” (Lev 25, 2-7). Subito dopo ci sono le particolari indicazioni per quello che è l’anno cinquantesimo “giubilare”: “Tu conterai sette settimane di anni, sette volte sette anni; il periodo di sette settimane di anni è quarantanove. Farai risuonare il corno dell’acclamazione nel settimo mese, il dieci del mese; nel giorno di espiazione farai risuonare il corno in tutta la vostra terra. dichiarate sacro il cinquantesimo anno e proclamerete nel paese la libertà per ogni suo abitante. Sarà per voi un giubileo; ognuno tornerà nei suoi possessi, ognuno tornerà nella sua famiglia. Sarà un giubileo, il cinquantesimo anno, per voi; non seminerete e non raccoglierete i prodotti non seminata e non vendemmierete la vite non potata. Il giubileo sarà infatti sacro per voi; potrete mangiare quanto il campo produrrà spontaneamente” (Lv 25, 8-12) Per gli ebrei, che sono una società agricola pastorale, il giubileo ha una dimensione sociale anche alla luce della propria fede nell’alleanza del Signore.

    Nel Nuovo Testamento Gesù, secondo l’evangelista Luca, rilegge la propria missione di messia proprio alla luce dei riflessi che l’anno giubilare ha nel profeta Isaia. Ritornato alla sua diletta Nazareth egli nella riunione del sabato in sinagoga legge il significativo brano del profeta Isaia: “Lo Spirito del Signore è sopra di me, per questo mi ha consacrato  e mi ha inviato a portare ai poveri il lieto annunzio, ad annunciare ai prigionieri la liberazione e il dono della vista ai ciechi; per liberare coloro che sono oppressi e inaugurare l’anno di grazia del Signore” (Is 61, 1-4). L’evangelista racconta: “Poi, arrotolato il volume, lo restituì al servitore e si sedette. Tutti coloro che erano presenti nella sinagoga tenevano gli occhi fissi su di lui. Allora cominciò a dire:<<Oggi si è adempiuta questa scrittura per voi che mi ascoltate>>. Tutti gli rendevano testimonianza ed erano stupiti per le parole piene di grazia…” (lc 4, 20-22)

    Nella tradizione della Chiesa ritroviamo la concessione del perdono, che è sempre grazia di amore da parte di Dio che è padre di misericordia, attraverso la forma dell’indulgenza,  ai pellegrini che si recavano a venerare il sepolcro di S., Tommaso Bechet, trucidato dagli sgherri di Enrico II, nell’anno 1170 e dichiarato santo dal papa Alessandro III nell’anno 1173.  Anche papa Innocenzo III (1198-1216) aveva concesso l’Indulgenza dei Cento Anni. Non dobbiamo dimenticare l’<<indulgenza della Porziuncola>> ottenuta nell’anno 1216 da S. Francesco d’Assisi dal papa Onorio III, che era Perugia, e conosciuta come il “perdono di Assisi” che ogni anno si celebra nella ricorrenza della dedicazione di S. Maria degli Angeli (Porziuncola) il  2 agosto.  Tutti ricordano la <<Perdonanza>> di papa Celestino V che nei quattro mesi del suo pontificato concesse il grande perdono dei giorni 29-29 agosto con la bolla firmata poi il 24 settembre 1294 ed il papa eremita che secondo alcuni interpreti di Dante fu “colui che fece per viltade il gran rifiuto” aprì la porta santa nella basilica di S. Maria in Collemaggio a L’Aquila.

Il primo Anno Giubilare ricordato dalla storia è quello indetto dal papa Bonifacio VIII con la bolla firmata il 22 febbraio 1300 che ha questo incipit: “Antiquorum habet fida relatio”. Nella basilica di S. Giovanni in Laterano un affresco attribuito a Giotto celebra la lettura della bolla di indizione ai fedeli.  Quasi 300.000 pellegrini si recarono a Roma “ad limina apostolorum” e varcarono la porta salta.
Vorrei ricordare che tradizionalmente nella cronologia della Chiesa c’è sempre un richiamo al sacro. Infatti la prima forma che si utilizza nella scrittura dei “diplomi” è questa: A. D.  (Anno Domini - Nell’anno del Signore) e la seconda è questa: A.R.S. (Anno Restauratae Salutis – Nell’anno della salvezza ricostruita). La scadenza venticinquennale del Giubileo non fa altro che celebrare e recuperare il senso sacro della storia in cui il Figlio di Dio si è fatto uomo.

Papa Francesco nella bolla di indizione  invita tutti i credenti e gli uomini di buona volontà a scoprire in Gesù Cristo il volto della misericordia del Padre. Non può fare a meno di sottolineare insieme alla tradizione ebraica e alla sensibilità islamica che Dio si rivela proprio attraverso la sua hesed che dice fedeltà dello stesso Dio a se stesso e alla sua tenerezza materna di amore, che ha risonanze viscerali nei confronti degli uomini. “Si deve affermare che la misericordia  di Dio è la sua responsabilità per noi. Lui si sente responsabile, cioè desidera il nostro bene e vuole vederci felici, colmi di gioia e felici. (Misericordiae vultus, 9). Si tratta di ascoltare e vivere la beatitudine proclamata da Gesù: “Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia” (Mt 5, 7) La Chiesa “vive un desiderio inesauribile di offrire misericordia”. Il papa si dice convinto  che “Nel nostro tempo, in cui la chiesa è impegnata nella nuova evangelizzazione, il tema della misericordia esige di essere riproposto con nuovo entusiasmo e con una rinnovata azione pastorale” (M v, 12)

Il papa vuol celebrare l’anno della misericordia perché “è un modo per risvegliare la nostra coscienza spesso assopita davanti al dramma della povertà e per entrare sempre più nel cuore del Vangelo dove i poveri sono i privilegiati della misericordia divina”.
Nella bolla di indizione viene dato il motto: “Misericordiosi come il Padre” perché nella misericordia abbiamo la prova di come Dio ama.
Circa il segno tradizionale del pellegrinaggio il papa richiama la verità che l’uomo è  per natura sua viator, cioè “il pellegrinaggio è icona del cammino che ogni persona compie nella sua esistenza”. Facendo la strada verso la Porta Santa a Roma o in altri luoghi, il pellegrinaggio “sarà un segno del fatto che anche la misericordia è una meta da raggiungere e che richiede impegno e sacrificio”. Sulla scorta delle parole di Gesù le tappe del pellegrinaggio dell’anno della misericordia sono: “Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati”: quindi siamo invitati a non giudicare e a non condannare e in un secondo tempo anche a perdonare e a donare. Si tratta di “fare l’esperienza di aprire il cuore a quanti vivono nelle più disparate periferie esistenziali, che spesso il mondo moderno crea in maniera drammatica” (M v, 15).

Papa Francesco oltre al pellegrinaggio invita a celebrare il sacramento della Penitenza  in cui si riceve il perdono di Dio. Egli spiega che: “Nel sacramento della Riconciliazione Dio perdona i peccati, che sono davvero cancellati; eppure l’impronta negativa che i peccati hanno lasciato nei nostri comportamenti rimane. La misericordia  di Dio però è più forte anche di questo. Essa diventa indulgenza del padre che attraverso la Sposa di Cristo raggiunge il peccatore perdonato e lo libera da ogni residuo della conseguenza del peccato (M v, n. 22) . A questo proposito egli propone i <<missionari della misericordia>> che sono “ sacerdoti indicati dai vescovi e nominati direttamente dal papa che avranno la facoltà di rimettere i peccati di cui il perdono è riservato alla Sede Apostolica: la profanazione dell’Eucaristia, l’assoluzione del complice, la consacrazione episcopale senza il mandato papale, la violazione del sigillo sacramentale, la violenza fisica contro il papa. Tutti i sacerdoti avranno la facoltà di rimettere il peccato di aborto procurato”.

L’indulgenza la si potrà ricevere non solo attraverso l’esperienza del pellegrinaggio e l’attraversamento della porta santa ma praticando le opere di misericordia corporale e spirituale. Papa Francesco le ricorda: “Riscopriamo le opere di misericordia corporale: dare da mangiare agli affamati, dare da bere agli assetati, vestire gli ignudi, accogliere i forestieri, assistere gli ammalati, visitare i carcerati, seppellire i morti. E non dimentichiamo le opere di misericordia spirituale: consigliare i dubbiosi, insegnare agli ignoranti, ammonire i peccatori, consolare gli afflitti, perdonare le offese, sopportare pazientemente le persone moleste, pregare Dio per i vivi e per i morti” (M v, 15)    

Quindi quello della Misericordia un anno giubilare dalla connotazione universale che valorizza il ruolo delle chiese locali. Un anno in cui i cristiani rivolgono la loro attenzione fraterna a coloro che vivono l’esperienza della fragilità e dell’emarginazione. Per tutti il vangelo della misericordia è perdono di Dio ma contemporaneamente impegno a praticare il perdono vicendevole per vivere nella giustizia e nella pace.
In tutte le diocesi del mondo i vescovi apriranno le porte delle loro cattedrali e di altri luoghi in cui il popolo di Dio potrà vivere questo particolare incontro con la misericordia di Dio Padre

Per quanto riguarda  il giubileo della misericordia nella Diocesi di Conversano-Monopoli il vescovo Mons. Domenico Padovano aprirà la porta santa della Cattedrale di Conversano il 13 dicembre 2015 alle ore 18.30, quella della concattedrale di Monopoli il 15 dicembre 2015 ore 19.00 e quella della Basilica dei SS. Medici in Alberobello il 20 dicembre 2015 alle ore 11.30.
Celebrazioni particolari saranno proposte ai fedeli nella diverse zone pastorali con attenzione ai giovani, al mondo del lavoro, agli ammalati, ai disabili, alle famiglie, alle confraternite ai carcerati
                                                 


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