Dove vivono i “Negri” dei barconi, noi ci vivremmo?
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- Pubblicato Martedì, 14 Aprile 2015 16:37
- Scritto da Carlo Picca
Invito alla lettura di
-Si può morire in tanti modi!- di Zakes Mda - E/O Edizioni
di Carlo Picca
Toloki e Noria lottano per sopravvivere in un Sud Africa in pieno conflitto Apartheid. Toloki è un professionista dolente, su commissione piange ai funerali. Noria è assistente di bambini in difficoltà e lavora in un’associazione di volontariato. Sono le loro due storie che si intrecciano, il filo conduttore di questo romanzo scritto dall’autore sudafricano Zakes Mda. Il primo si inventa un lavoro per non soccombere, e la seconda riesce a trovare sostegno da una signora benefattrice, che la assume nella sua casa sociale per bambini malati.
I due si ritrovano adulti, dopo un decennio che si erano persi di vista.
Sono cresciuti assieme nello stesso villaggio. Lo avevano abbandonato per cercar fortuna nella capitale Pretoria. Hanno trascorso assieme l’infanzia e hanno dei ricordi bellissimi.
Il loro incontro segna la possibilità di accomunare la speranza di poter restare e vivere dignitosamente nella loro terra, in un momento particolarmente ostile. L’assetto socio politico è descritto nel momento in cui questo sta per cambiare: Imminente è infatti proprio la fine dell’Apartheid.
Questo libro infatti racconta che il momento della fine dell’apartheid, è anche il tempo che coincide con il culmine del conflitto sociale e dello sfruttamento dettato dall’ultima resistenza coloniale al cambiamento.
La narrazione si intervalla con racconti inerenti la cultura delle tribù sudafricane prima e durante la venuta dei colonizzatori inglesi.
Colonialismo che ha creato potere nelle mani di leader locali e della polizia, per sfruttare la gente e la loro terra, in particolare le miniere di diamanti, e il tutto per conto dei lord inglesi.
Noria e Toloki sono due emarginati sottoproletari che cercano di preservare una dignità nonostante tutto.
Il libro non è affatto privo di momenti intensi e molto crudi, ma è ben godibile.
La storia è intervallata con questi continui flash back che raccontano da dove arrivano e chi sono i due protagonisti, da dove arriva la miseria, come si stava quando le tribù erano semplici tribù e di come sia tutto rovinosamente cambiato da quando è apparso lo sfruttamento colonialista che ha posto a sudditanza le tribù, creato poveri, e messo i poveri contro i poveri.
Perché consiglio la lettura di questo testo? Per chi ama leggere e ama godere della lettura e può farlo attraverso una delle penne africane contemporanee più brillanti e che la Ohio University America ha voluto come professore di scrittura creativa e letteratura.
Ma soprattutto perché si viene a toccare, quanto più da vicino, e per quanto può fare la letteratura, una storia, che può essere allargata e accumunata a quella di tanti altri sfruttati in altre zone dell’Africa e del pianeta, dove regnano lo sfruttamento, la fame, la violenza, la miseria e l’ingiustizia e dalle quali fuggono uomini, donne e bambini che poi, noi, quando raggiungono le nostre coste a bordo di zattere, chiamiamo clandestini.
Questo testo racconta molto da vicino che gli occidentali, noi, non siamo esenti da colpe, e da quali condizioni questi clandestini, “negri” molto spesso fuggono, e nelle quali, noi, non ci sogneremmo di vivere neanche mezzora.
Capitolo primo
«Si può morire in tanti modi!» ci grida il Testimoniante. La sua voce vibra di dolore e sul volto gli si legge l'ira. Noi ascoltiamo in silenzio. «Il modo in cui questo nostro fratello se n'è andato ci lascia senza parole in bocca. Questo piccolo fratello era uno di noi e la sua morte è tanto più dolorosa perché opera nostra. Non è la prima volta che seppelliamo un bambino; di bambini ne seppelliamo tutti i giorni. Ma quelli vengono uccisi dal nemico, dalla gente contro cui lottiamo. Questo nostro piccolo fratello, invece, è stato ucciso da chi lotta per liberarci !».
Noi borbottiamo. Non sta al Testimoniante fare dichiarazioni del genere. Il suo compito è raccontare come ha incontrato la morte questo bambino, non fornire argomenti al nemico. Cos'è, vuole far valere la sua politica personale? Altri, però, dicono che non c'è modo di spiegare ai presenti come abbiamo ucciso questo piccolo fratello evitando di svergognarci davanti a tutti. Se il nemico ne approfitterà per usare questa morte contro di noi non è certo colpa del Testimoniante; lui, come tutti i bravi Testimonianti, si manterrà fedele ai fatti.
Toloki appartiene a quel gruppo di presenti fermamente persuasi che il Testimoniante sia libero di dire come la pensa. Di funerali ne ha visti molti e ha sviluppato un'ammirazione per chi viene chiamato a ricoprire questo ruolo. I Testimonianti sono i più fortunati, coloro che hanno visto il defunto in vita per ultimi. Di solito, sono una fonte di notizie affascinanti sui modi di morire.
Non volendo perdersi una parola del discorso, Toloki va un po' più avanti; i brontolii sulla sconsideratezza del Testimoniante adesso sono così alti che hanno cominciato a inghiottire le sue parole irate. Toloki era convinto che per farsi largo tra la folla avrebbe dovuto sgomitare, ma la gente si scansa volentieri per lasciarlo passare. Chissà perché si fanno tutti da parte. Sarà per rispetto verso l'abito nero col cilindro che indossa a ogni funerale a mo' di emblema della sua professione? Ma allora perché si coprono naso e bocca con la mano e indietreggiano alla cieca in preda al panico, spingendo chi gli sta dietro? Forse sarà per i fagioli che ha mangiato a colazione; pare che metterci un po' di zucchero aiuti, solo che lui non ne aveva. O forse sarà perché non fa il bagno da una settimana e il sole di dicembre non è stato clemente. Toloki aveva troppi funerali in programma per trovare il tempo di andare in spiaggia e usare le docce all'aperto con cui i bagnanti si sciacquano di dosso l'acqua salata.
«Bonnatale, ou toppie» gli sussurra un ubriaco, l'unico a non essere intimidito da ciò che la gente sembra temere di lui. Buon Natale, vecchio. Vecchio? Ma se ha solo trentott'anni! Magari è addirittura più giovane dell'ubriaco. «È il profumo, vecchio. E troppo forte». Toloki sente che una donna ridacchia. Ma per quale motivo la gente dovrebbe rifuggire la sua sacra fragranza? Quello è il profumo che lui si versa di rito su tutto il corpo prima di andare a un funerale. E in questo rovente giorno di Natale l'odore forte del profumo è esacerbato dal tanfo di sudore non soltanto suo, ma dell'intera folla dei presenti…
Zakes Mda
Scrittore sudafricano. Autore di romanzi e opere teatrali, poeta (Un po’ di macerie, Bits of debris, 1986) giornalista e professore universitario, vive tra gli Stati Uniti e il Sudafrica, dove si adopera per la prevenzione dell’AIDS, tema al quale ha dedicato numerosi testi per il teatro e la televisione. Si è imposto come drammaturgo con Canteremo per la madrepatria (We shall sing for the fatherland, 1973) e ha confermato il proprio successo con La collina (The hill, 1974) e La strada (The road, 1982).
Il suo teatro è una commistione efficace di denuncia della situazione sociale del paese e di realismo magico, tipico della tradizione orale africana. Gli stessi elementi si combinano nei romanzi: Modi di morire (Ways of dying, 1995, in seguito portato in scena come pièce teatrale, opera jazz e produzione di Broadway); Verranno dal mare (Heart of redness, 2000), La Madonna di Excelsior (Madonna of Excelsior, 2002), incentrato sul tema dell’apartheid, e il suo seguito Colui che chiama la balena (The whale caller, 2005).