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Fischietti, scomparsa la giuria popolare dal Concorso Nazionale

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di Gianni Nicastro

E’ stato bandito il 27° Concorso Nazionale Fischietto in Terracotta Città di Rutigliano con un novità che non ci saremmo aspettati: la scomparsa della giuria popolare. Dopo 26 anni ai visitatori del concorso, numerosi, non sarà più permesso di esprimere il loro giudizio sui manufatti in esposizione. Un concorso, quello di quest’anno, senza la tradizionale urna in cui infilare la scheda con su segnato il numero del fischietto preferito.
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Per quale motivo l’amministrazione comunale ha eliminato la giuria popolare? Non è dato sapere. Nulla dice, in proposito, la delibera con la quale la giunta ha approvato il disciplinare del concorso, come nulla si evince dallo stesso disciplinare che riporta solo la “giuria degli esperti” come organo di valutazione e premiazione dei fischietti in competizione.

Quello che si capisce è che la decisione di cassare la giuria popolare è maturata nella “commissione consultiva riunitasi nella seduta del 16 novembre” scorso nella quale, “la stessa dopo ampio dibattito” ha proposto “Expo 2015-Nutrire il Mondo” come “tema del Concorso”. Così è scritto nella delibera in questione, la 193 del 17 novembre 2014. Sembrerebbe cha la commissione abbia ampiamente dibattuto solo per intitolare il concorso, trascurando di motivare una cosa importante come l’eliminazione della giuria popolare.

Mai nessuna amministrazione era arrivata a tanto, amministrazioni -c’è da dire- che, nel corso di diciotto anni, senza soluzione di continuità, hanno sempre più ridotto la giuria popolare a un simulacro, limitandola e declassandola. La giunta Romagno2, dunque, ha completato l’inesorabile lavoro di demolizione della giuria popolare rottamandola definitivamente in perfetta continuità “culturale” con le quattro giunte che l’hanno preceduta.

Concorso con regole astrusegiuria-popolare-no-1
Questa opera demolitoria è cominciata con l’edizione del 1997, quando l’amministrazione di allora, con l’art. 7 del disciplinare del concorso, decise che “una commissione tecnica composta da esperti di arti e tradizioni popolari, nominata dall’Amministrazione Comunale, selezionerà TRE opere da sottoporre alla valutazione popolare”. Da questo momento in poi la giuria popolare viene “tutorata”, come non avessero, i visitatori votanti, abbastanza gusto estetico e artistico, quindi, fossero bisognosi di un “suggerimento” limitato a soli tre fischietti preventivamente selezionati dagli “esperti”.  Un sistema che non solo metteva in mora la libertà di scelta della giuria popolare, mortificava anche tutti i tanti espositori non preselezionati ai quali era precluso in partenza la possibilità di competere nel concorso. Questa decisione suscitò forti polemiche che non modificarono granché la situazione. Nel ‘98 l’unica concessione fu che i pezzi preselezionati aumentarono, divennero cinque.

Il “commissariamento” della giuria popolare va avanti fino ai primi anni 2000. Nel 2003 scompare, finalmente, la preselezione e si passa a due giurie, quella tecnica e quella popolare, distinte ma paritarie sul piano del valore: “I premi da assegnare sia ai vincitori della giuria tecnica che a quelli risultati vincitori della giuria popolare sono...”  (art. 10 del regolamento del 15° Concorso nazionale). L’anno successivo le cose si complicano, riappare la “sovranità limitata” della giuria popolare, comincia il declassamento vero e proprio con la giuria degli esperti che fa tutto: seleziona tre fischietti e decreta, nell’ordine e solitaria, i vincitori del concorso (art. 9 giuria-popolare-no-2regolamento edizione 2004). Poi, non contenta, preseleziona dieci manufatti sui quali soltanto la giuria popolare potrà votare. Qui, comunque, nonostante il ritorno della preselezione, i premi delle due giurie sono uguali come entità economica, ma il popolo decreta soltanto i "maggiori più suffragati”, non i vincitori che continuano ad essere scelti dagli esperti. Un concorso, insomma, con regole alquanto astruse.

L’anno successivo, edizione n. 17, il sistema è uguale a quello precedente ma al primo “maggior suffragato della giuria popolare” si assegna un premio di 500 euro, esattamente la metà di quello assegnato al primo classificato della giuria degli esperti, che si becca 1000 euro ed è vincitore assoluto del concorso. Il giudizio degli esperti, dunque, vale il doppio di quello dei visitatori votanti. Questo “equo” sistema di selezione e premiazione dura fino al 2007. Nel 2008 “i primi tre classificati attraverso il voto popolare, riceveranno particolari ‘attestazioni di merito’ con targhe di pregio e valore...”. Scompare, quindi, il premio in denaro ai “classificati” della votazione popolare, mentre rimangono, ed aumentano, i premi in denaro ai tre vincitori della giuria degli esperti (1300, 600 e 400 euro).

Con questo tipo di votazione e premiazione si arriva fino all’edizione dell’anno scorso. Quest’anno neanche gli attestati di merito, la giuria popolare non esiste più.
Come la prenderanno i visitatori del concorso, quelli che da fuori vengono ogni anno non solo per il piacere di ammirare i festosi, satirici e colorati fischietti, ma anche per votarli, per esprimere un giudizio, in sostanza, per partecipare in modo attivo alla grande festa? Non lo sappiamo. E’ probabile che rimangano delusi, qualcuno, forse, proverà a chiedere spiegazioni sul perché al pubblico non sia più dato di votare il fischietto più bello.

Le "cordate"giuria-popolare-no-4
Da quello che siamo riusciti a sapere, per vie ufficiose, il motivo della eliminazione sarebbero le cosiddette “cordate”, cioè l’intruppamento organizzato del voto. Si è sempre parlato, negli anni, di questo fenomeno ma nessuno è riuscito mai a dare uno straccio di prova delle famigerate cordate, che farebbero vincere sempre gli stessi fischietti e artisti, prevalentemente locali.

Riteniamo che le “cordate” qui non c’entrino nulla. La scelta del vincitore è determinata dal fatto che la platea di votanti è prevalentemente locale, il voto, quindi, si concentra sui pezzi degli autori locali non solo perché più conosciuti, ma anche perché più vicini alle tradizioni locali in quanto a soggettistica (la donna formosa, il “prete guardone”, lo spazzino, il carabiniere...). Il problema sta nel fatto che questo concorso è nazionale solo nel nome, non lo è mai stato nei fatti. La gara si consuma tutta qui, in loco, è chiaro che questo si riflette sulla scelta dei fischietti vincitori.

Un concorso davvero nazionale
La soluzione, però, non può essere l’eliminazione della giuria popolare, la soluzione è far diventare questo concorso davvero nazionale. Portarlo su altre piazze italiane, in quei comuni che hanno la terracotta e i fischietti nella loro cultura e tradizione popolare. Si pensi ai paesi da cui viene parte degli espositori del concorso rutiglianese (Cremona, Piacenza, Novi, Bari...). Si può pensare a gemellarsi ogni anno con uno di questi paesi, a coinvolgerli nella votazione portando lì una esposizione virtuale del concorso che, in un futuro, potrebbe addirittura essere reale, cioè lo spostamento del concorso da Rutigliano in uno di quei comuni. I pezzi sarebbero votati da un pubblico non solo locale, ma molto più largo e diversificato. Alla fine si farebbe la somma dei voti che i fischietti in concorso ricevono qui e altrove.
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Insomma, un concorso itinerante dal respiro davvero nazionale che porti in giro non solo il fischietto in terracotta, ma la cultura, le tradizioni, i prodotti, le bellezze artistiche, architettoniche, archeologiche della Città d’Arte Rutigliano. Con i potenti strumenti telematici oggi a disposizione non dovrebbe essere difficile realizzare tutto questo.

Ci vorrebbe che non solo l’amministrazione comunale, ma anche le sette botteghe figule DECO, le associazioni, i cittadini più sensibili alla cultura e alle tradizioni popolari, si mettessero insieme ed elaborassero un progetto che faccia fare questo poderoso salto di qualità al Concorso Nazionale del Fischietto in Terracotta di Rutigliano, che gli apra un orizzonte davvero nazionale, che lo liberi dalla stretta, limitata, dimensione locale nella quale è stato relegato sin dalla sua nascita.

Le potenzialità di questa manifestazione sono grandi, grande è il valore dell’arte figula e dell’indotto economico e culturale che questa è capace di stimolare. Ci vogliono amministratori all’altezza della sfida, che capiscano fino in fondo il valore e l’importanza di una manifestazione del genere. Amministratori che non si limitino a cancellare, ad eliminare le opportunità, ma che siano capaci di sviluppare le opportunità che ci sono e, magari, di crearne delle nuove.

Se tutto questo non fosse possibile, per incapacità o problemi di altra natura, si faccia la cosa più normale che c’è, si ripristini la giuria popolare pienamente sovrana di scegliere il vincitore del concorso e si istituisca una competente giuria tecnica che assegni il premio della critica. Come normalmente si fa, un po’ dappertutto.


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