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Vergognosa frase di Giampaolo su Marino. Comunicato del consigliere

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di Gianni Nicastro

Voleva diventare famoso Nicola Giampaolo, e ci è riuscito, ma nel peggiore dei modi. Un post del 20 ottobre scorso sul suo profilo facebook sta scatenando un putiferio sullo stesso social network e in Italia. In relazione alle registrazioni dei matrimoni gay ad opera del sindaco del comune di Roma, questo ha scritto Giampaolo sul suo profilo: “Roma vergognati! Meglio un sindaco mafioso del Sud”.

Eppure veniva appena da Roma, dove ha assistito alla beatificazione di Papa Paolo VI, eppure si è appena chiuso il sinodo dei vescovi che ha riflettuto e discusso sulla famiglia e le sue evoluzioni nella società moderna concludendo di “accogliere gli omossessuali con rispetto”. Eppure abbiamo un Papa, Papa Francesco, così straordinariamente aperto alla società, alla famiglia e a come si evolvono, così pronto a capire, a discutere e ad accettare tutte le “creature di Dio”, ognuna col proprio modo di esprimere amore e affettività.

I matrimoni omossessuali, le coppie di fatto, il loro riconoscimento giuridico e la loro regolamentazione sono un fatto acquisito nelle società più civili, moderne e avanzate in Europa e nel mondo. Preferire un sindaco mafioso a uno coraggioso e moderno come Ignazio Marino è immorale, è indegno. Certo, si può non essere d’accordo con i matrimoni gay e i sindaci che li registrano anche in Italia, ma il disaccordo non può, non deve, mai trascendere a questa maniera, offendendo non solo il destinatario di quella invettiva, ma l’intero Sud Italia, luogo dove soltanto può trovarsi, secondo il senso della frase scritta da Giampaolo, un sindaco mafioso.

Da qualsiasi punto di vista la si veda, o la si interpreti, quella frase è la negazione del confronto, dei “diversi” da sé, è la violenta chiusura culturale a una moltitudine di esseri umani che vivono una sessualità differente, ma non meno significativa sul piano dell’amore e dell’affettività.

Rutiglianoonline non può che essere con il sindaco di Roma Ignazio Marino, non può che esprimere  solidarietà a lui e a tutti gli omossessuali.


Su questa vicenda Nicola Giampaolo ci ha inviato il comunicato stampa che qui sotto pubblichiamo


 

Rutigliano, 22 ottobre 2014giampaolo

In riferimento al post pubblicato sul mio profilo Facebook “Roma vergognati! Meglio un sindaco mafioso del sud!” confermo le parole dette, disconoscendo tuttavia alcuni dei commenti successivamente pubblicati. Detto ciò, ritengo opportuno da parte mia avvalorare la posizione espressa con chiarimenti e delucidazioni in merito.

"Una tale arbitraria presunzione, messa in scena proprio a Roma in questi giorni, non è accettabile". È questa la ferma reazione della Cei (Conferenza Episcopale Italiana) dopo la trascrizione delle nozze gay a Roma decisa dal sindaco Ignazio Marino. Sono scelte che sbigottiscono, scrivono i vescovi, "perché oltre a non essere in linea con il nostro sistema giuridico", suggeriscono "una equivalenza tra il matrimonio ed altre forme che ad esso vengono impropriamente collegate". "L'augurio", auspicano, è che il "rispetto delle persone individuali sia sempre salvaguardato nelle loro legittime attese e nei loro bisogni, senza mai prevaricare il dato della famiglia. La sua originalità non può essere diluita, se ci sta veramente a cuore il "bene comune" che è la differenza, dei generi e delle generazioni. In una parola, se ci preme la famiglia". Incalza la Diocesi di Roma: "Una scelta ideologica, che certifica un affronto istituzionale senza precedenti" basato su una "mistificazione sostenuta a livello mediatico e politico".

Il Sindaco Marino, servendosi di uomini e donne con idee differenti ma comunque rispettabili, ha commesso atti ritenuti oltraggiosi al sistema giuridico italiano; si tratta di un atto amministrativo illegittimo rispetto al sistema giuridico italiano, che ha contenuto politico-ideologico che non può guidare l’azione amministrativa di un soggetto istituzionale qual è la figura del sindaco. È evidente che il Sindaco ha approfittato della propria carica per imporre un suo punto di vista culturale, sociale, politico ed ideologico superando la norma del nostro ordinamento giuridico. È grande ed evidente che è un atto amministrativo gravissimo ed allo stesso tempo una inammissibile provocazione che inevitabilmente sollecita reazioni altrettanto provocatorie. Certamente l’ostinazione, la pervicacia e la sfida “contra legem” dimostrata sono pari all’ostinazione “contra legem” ed eversiva come quella dei mafiosi. Il sindaco si erige a “legibus solutus” organismo sciolto dalla legge “la legge sono io”.

Bisogna garantire l'applicazione delle leggi dello Stato italiano, così come richiesto anche dalla circolare del Ministero dell'Interno perché non c'è una norma che consenta la registrazione dei matrimoni tra coppie gay. Inoltre un sindaco o qualsiasi politico non può commettere abusi o violazioni contro le leggi italiane. Diversamente tutti commetterebbero violazioni alle leggi fino ad arrivare alla violenza privata di ogni cittadino oltraggiata dal non rispetto delle regole di convivenza imposte dal Diritto Civile e Penale.

Affidare dei minori a coppie omosessuali è un atto deprimente che va contro i principi sacrosanti rivendicati dalla Carta internazionale dei diritti all'infanzia e dei diritti umani! Ad ogni bambino il diritto di crescere in una famiglia fatta da un padre e una madre. Se un adolescente diciottenne ritiene di vivere e affidarsi ad una coppia omosessuale lo può fare, ma un minore non può essere affidato a questo comportamento illegittimo.

Anche che il Sinodo ha chiarito questi temi e noi cristiani abbiamo il dovere di seguire l'indicazione impostata da Santa Madre Chiesa. Seppur con evidenti divisioni (percentualmente inferiori sui temi cruciali del dibattito). "Rispetto per gli omosessuali ma no alle nozze". Scomparso il passaggio che valorizzava il mutuo soccorso tra i partner! Certamente la Chiesa deve presentarsi come "una casa con la porta sempre aperta nell'accoglienza, senza escludere nessuno".
Noi cristiani dobbiamo abbracciare qualsiasi fratello in qualsiasi entità religiosa, sociale e umana. Dobbiamo salvaguardare il diritto all'infanzia e dobbiamo rispettare le leggi italiane. Dio ci indica la sua dottrina per mezzo della Chiesa e, se ti ritieni cristiano, devi seguire le indicazioni imposte dalla Chiesa. La Chiesa non ha mai sbagliato in fatto di dottrina, la Chiesa cammina e si adegua di volta in volta secondo le condizioni sociali. Mi rifaccio ai concili e ai sinodi. Bisogna leggere le encicliche di Paolo VI e Giovanni Paolo II sui temi della vita e della scienza per ricevere una risposta.
La provocazione doveva da me cristiano risentito, essere ostacolata per confermare il mio dissenso per quanto mi appartiene, per l’effetto nel riflesso mediatico sul mio territorio.

La provocazione del Sindaco di Roma è avvenuta in un momento storico e sociale della Chiesa a conclusione del Sinodo sulla Famiglia e alla vigilia della Beatificazione di Papa Paolo VI istitutore del Sinodo e difensore dell’etica cristiana in materia di famiglia, genetica, scienza e vita. Con una forte attenzione della Chiesa a questi ruoli e comportamenti di valutazione e interpretazione (vedi Enciclica Ecclesiam Suam 6 agosto 1964 ed Humanae vitae 25 luglio 1968 l'enciclica in cui penetra nel pieno della rivoluzione sessuale). Il documento ribadisce la connessione inscindibile tra il significato unitivo e quello procreativo dell'atto coniugale; dichiara anche l'illiceità di alcuni metodi per la regolazione della natalità (aborto, sterilizzazione, contraccezione) e approva quelli basati sul riconoscimento della fertilità.

Tutti siamo chiamati, in un mondo civile, al rispetto delle idee e delle regole imposte dalle leggi italiane. Rispettando le regole e le idee si rispetta la libertà altrui perché anche per noi cristiani,  come dice una canzone del maestro Vecchioni “perché le idee sono come farfalle, che non puoi togliergli le ali, perché le idee sono come le stelle che non le spengono i temporali, perché le idee sono voci di madre che credevano di avere perso e sono come il sorriso di Dio in questo sputo di universo; in questo disperato sogno, tra il silenzio e il tuono, difendi questa umanità, anche restasse un solo uomo ...”

Nicola Giampaolo

 

 

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