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TARES, i commercianti incalzano l’amministrazione

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tares-commercianti


di Gianni Nicastro

Una sala consiliare piena come non si vedeva da anni, piena di operatori del commercio e anche qualche artigiano. Doveva essere un incontro tra amministrazione e una delegazione della locale Confcommercio guidata da Giammartino Valenzano, ma si è trasformata in una assemblea pubblica perché i commercianti erano troppi e “arrabbiati”. Alle 18:00 una fiumana di gente aveva invaso il corridoio e la stanza del sindaco. Ad aspettare quella che doveva essere una semplice delegazione solo due assessori, Mastrocristino e Martire, il sindaco non c’era.

La gente era troppa, la stanza del sindaco non riusciva a contenerla. I due assessori, in difficoltà, hanno chiamato il sindaco e si è deciso di spostare l’incontro in sala consiliare per dare a tutti la possibilità di partecipare perché, era chiaro, nessuno aveva voglia solo di ascoltare. I commercianti volevano parlare, raccontare il disagio di fronte a una TARES che si è abbattuta sulla loro attività come un maglio su un muro già crepato.

In sala consiliare, di fronte a quella platea, il sindaco Roberto Romagno, l’assessore alle finanza Nicola Mastrocristino e alle attività produttive Micheletares-commercianti-1 Martire (che non ha fiatato), poi c’era il dirigente dell’ufficio tributi Antonio Chiantera, anche lui non ha parlato. Ad interloquire più di tutti con una platea preoccupata e in ansia per il futuro della categoria è stato lui, il sindaco, che, incalzato dalle obiezioni e dalle richieste di spiegazioni che venivano dal pubblico, ha risposto con una certa fatica giustificando l’operato dell’amministrazione.

Gli argomenti in difesa addotti  dal sindaco sono stati questi: la TARES è una imposizione che viene dal governo, da una legge; il calcolo era vincolato a parametri rigidi ai quali i comuni si sono dovuti attenere; c’è stata l’imposizione della copertura totale del costo del servizio dell’igiene urbana e della raccolta dei rifiuti che ha determinato il maggiore aumento complessivo del gettito rispetto all’anno scorso. Queste in sintesi le tre questioni che hanno impedito, secondo il sindaco, scelte di calcolo meno impattanti.

Per quale motivo “noi commercianti” dobbiamo pagare dal 75 al 150% di aumento rispetto all’anno scorso, come si giustifica questo impennata nel costo, perché solo a noi commercianti, perché non aveste fatto una operazione più perequativa spalmando l’aumento su una platea di contribuenti più vasta in modo che fossero più contenuti per tutti! Queste, in sintesi, le obiezioni mosse dai tanti interventi dal pubblico ieri sera. “E’ tollerabile al massimo un aumento del 30%, ma uno così è assurdo, è ingiustificabile perché io produco gli stessi rifiuti dell’anno scorso”, incalza un commerciante. Il sindaco risponde che la legge ha suddiviso le attività commerciali in tante categoria per le quali ha fissato dei parametri rigidi sulla base dei quali si è calcolata la tariffa al metro quadro.

Questo è vero, ma -è stato fatto notare dal pubblico- quei parametri prevedono coefficienti di calcolo applicabili in un range che va da un minimo ad un massimo. E’ stato, quindi, chiesto all’assessore Mastrocristino come sono stati applicati questi coefficienti, se al minimo, al massimo o tra questi due estremi. L’assessore non ha saputo rispondere, non si ricordava come li avesse applicati.

La situazione generale della categoria è davvero drammatica. Ci sono negozi che rischiavano già di chiudere prima che arrivasse la TARES, perché la gente oggi non spende più come prima, tende a risparmiare, a comprare lo stretto necessario a causa della crisi generale che morde tutti. Ora il rischio della chiusura è ancora più concreto, la pressione tributaria e fiscale non è più sostenibile: “Anziché diminuire qui le tasse aumentano ogni anno e ogni anno si vende sempre meno. Di questo passo, sindaco, chiuderemo tutti”, questo in sostanza è il grido d’allarme che è echeggiato per tutta la serata.

tares-commercianti-2Le risposte del sindaco
Parecchi erano lì nella speranza che l’amministrazione rivedesse gli importi conguagliati, con l’aspettativa, quindi, di un risparmio sulla bolletta già nelle mani. Ma sul 2013 non si può far nulla, non può esserci nessuna riduzione praticabile perché il bilancio è stato approvato insieme alle tariffe e al regolamento TARES e non si può più variare o rivedere nulla.

L’unica cosa che si può fare il sindaco l’ha detta non senza difficoltà per l’insoddisfazione della platea. Una rimodulazione della TARES, o come si chiamerà quest’anno, che ridistribuisca meglio il carico tenendo presente una cosa: «Posto mille, se togliamo 50 a uno quelle 50 dobbiamo recuperarle da un altro», ha detto il sindaco, non si sfugge. Ha mostrato, dunque, la disponibilità, per il 2014, di rivedere, insieme ai commercianti, come rimodulare, come ridistribuire meglio il carico del tributo. L’altra cosa che l’amministrazione può fare è riprorogare la scadenza del conguaglio e rateizzare l’importo che è stato ad ognuno assegnato, un po’ come si è impegnata a fare con l’altra categoria con cui si è incontrata qualche giorno fa, la Confartigianato. Quindi posticipo della data di scadenza e rateizzazione per gli importi che superano i 200 euro, accordo che sarà fissato in una delibera di giunta non appena sindaco e assessori si riuniranno.

Meno "ragionieri", più politici
Ora, qualcuno si è chiesto ieri: ma il comune davvero non poteva fare diversamente?
E’ vero tutto quello che ha detto il sindaco, ma è anche vero che qualche margine in più di manovra l’amministrazione l’aveva, un margine fornito dallo stesso governo con un decreto di agosto (il 102/2013) convertito in legge ad ottobre dello scorso anno che, all’art. 5 (“Disposizioni in materia di TARES”), dice quanto segue:
“4-quater. In deroga a quanto stabilito dall'articolo 14, comma 46, del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, (...), e dal comma 3 del presente articolo, per l'anno 2013 il comune, con provvedimento da adottare entro il termine fissato all'articolo 8 del presente decreto per l'approvazione del bilancio di previsione, può determinare i costi del servizio e le relative tariffe sulla base dei criteri previsti e applicati nel 2012 con riferimento al regime di prelievo in vigore in tale anno. (...). Nel caso in cui il comune continui ad applicare, per l'anno 2013, la tassa per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani (TARSU) in vigore nell'anno 2012, la copertura della percentuale dei costi eventualmente non coperti dal gettito del tributo è assicurata attraverso il ricorso a risorse diverse dai proventi della tassa, derivanti dalla fiscalità generale del comune stesso”.

Quindi i comuni che non avessero ancora approvato il bilancio di previsione, come quello di Rutigliano, non avevano l’obbligo della copertura totale del costo della gestione dei rifiuti, potevano fare come fatto sino a quel momento: l’82% dalla tassa rifiuti, il resto dal bilancio, cioè dalla fiscalità generale. Al governo interessava solo la copertura totale del costo, come coprire questo costo era problema del comune. Questo è importante, perché la giustificazione addotta, più delle altre, dal sindaco e dall’assessore al bilancio, è stata quella della necessità della copertura totale da recuperare con la TARES.

L’obiezione dell’assessore è stata, quando noi glielo abbiamo chiesto, che a causa dei minori trasferimenti dallo stato ai comuni, se l’amministrazione non avesse agito così come ha agito, avrebbe dovuto aumentare l’IMU e altri tributi comunali. Questo è tutto da vedere, tutto da verificare, perché si è parlato di un aumento complessivo del costo di qualche centinaia di migliaia di euro, non di milioni. Si sarebbe potuto intervenire con un approccio più politico. Per esempio portare la copertura dall’82 al 87-90%, distribuire su una platea più numerosa il carico rimanente o continuare a prenderlo dalla fiscalità generale, il che avrebbe significato lo stesso ripartire su tutti il costo, ma in modo meno invasivo.

Si è scelto di fare i ragionieri, presi, all’ultimo momento, dall’ansia di dover far quadrare i conti facendo comunque una scelta: scaricare sui commercianti e le attività produttive la gran parte del costo della copertura totale tutelando, dall’eccessivo aumento, o facendo addirittura risparmiare rispetto al 2012, le utenze domestiche perché è da qui che arriva il grosso della raccolta differenziata, quindi del risparmio sullo smaltimento in discarica. Una scelta politica che può anche essere condivisibile, ma che andava ragionata meglio, calibrata meglio.


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