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TRAUMI E SPERANZE, LA STORIA DI MILÙ, LULÙ E TITTI

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di
Rosalba Lasorella

La notizia risale a circa un mese fa, quando alla Lega Nazionale per la Difesa del Cane di Mola di Bari giunge, tramite Facebook, la richiesta di intervenire in territorio di Rutigliano per sventare l’ennesimo caso di abbandono e maltrattamento di animali.

La segnalazione permette alle volontarie di salvare due cucciole di cane, legate ad un arbusto con una corta catena, assetate, denutrite e con la coda brutalmente recisa. Non hanno microchip, non hanno riparo, non hanno nulla, se non un collare di metallo troppo stretto ed ormai fuori misura. Accanto alle cagnette, cinque galline anch’esse visibilmente provate dalla fame, dalla sete e dal caldo.

La Lega del Cane si affretta ad assistere gli animali e si rivolge alle Forze dell’Ordine locali e alla Procura della Repubblica per denunciare il proprietario dell’agro rutiglianese presso cui si è consumato il maltrattamento. «Le indagini sono in corso -racconta la Presidente della sezione molese Debora Abatangelo- intanto Milù e Lulù crescono, prendono peso e sono molto affettuose».

Sverminate, vaccinate, identificate con un nome ed un microchip, Milù e Lulù saranno sterilizzate e riprenderanno a correre (sfortunatamente non a scodinzolare) grazie all’affetto di nuovi padroni. Quello che era uno stallo temporaneo, infatti, sta per trasformarsi in una vera casa, una masseria tra Mola e Cozze dove potranno dimenticare la triste vicenda che ha amaramente suscitato «grande mormorio a livello nazionale».

Si prospetta un lieto fine anche per Titti, piccola Breton la cui disavventura comincia lo scorso 30 giugno, quando, attraversando la SP 240, viene investita da un automobilista che fortunatamente si ferma e chiama i soccorsi. Giungono sul posto i Carabinieri di Rutigliano, le Guardie Ecozoofile dell’A.N.P.A.N.A., la Polizia Municipale di Noicattaro e Rutigliano e gli operatori della “Natura Center”, società convenzionata con l’ASL BA per l’accalappiamento ed il trasporto dei cani randagi.

La situazione non convince e mette in allarme gli animalisti, primi fra tutti i volontari dell’associazione “Legalo al Cuore Onlus” di Bari. «Sapevo che la cagnolina sarebbe finita nel canile MAPIA di Bari, un canile sovraffollato -racconta una volontaria- così, d’accordo con il presidente, il vice presidente, il tesoriere e tutti i volontari della mia associazione, abbiamo deciso che quella cagnolina di là sarebbe uscita, ci saremmo occupati noi delle cure e le avremmo trovato adozione».

La macchina si mette in moto: si contatta la ASL di Mola di Bari (a cui il Comune di Rutigliano fa riferimento) per ottenere informazioni circa lo stato di salute dell’animale, ma la risposta è che «non è possibile sapere nulla, perché la cagnolina è stata causa di un incidente stradale ed è quindi in osservazione». Pare, inoltre, che l’investitore avrebbe sporto denuncia alla Provincia di Bari per ottenere il risarcimento dei danni subiti all’auto. I volontari devono, dunque, aspettare, nonostante la ferma intenzione di adottare Titti e garantirle le cure necessarie, soprattutto in considerazione del fatto che l’incidente ha compromesso la funzionalità delle sue zampe posteriori.

Dopo settimane di attesa, “Legalo al Cuore” riesce ad entrare nel canile e a vedere Titti: «timida, si reggeva a malapena sulle zampe posteriori, però poteva camminare; un’andatura goffa, tendeva a rimanere piegata sulle zampe posteriori, quindi era evidente che c’era qualcosa che non andava».

A distanza di pochi giorni, il vice presidente Luigi Siciliani ottiene il permesso di portare via la giovane Breton (nel frattempo microchippata, se pur con ritardo), alla quale l’indomani mattina viene effettuata una radiografia. Responso: entrambi i femori delle zampe posteriori fratturati. «L’osso si è calcificato male, quindi lei non aveva dolore, ma sicuramente in questi 50 giorni ha sofferto tantissimo, anche perché gli addetti al canile ci hanno riferito che quando è arrivata strisciava, non riusciva a stare in piedi».

I veterinari sono intervenuti chirurgicamente, hanno dovuto rompere il callo osseo formatosi e riunire le parti, al momento solo per una zampa; tra quindici giorni torneranno ad operare l’altra. Nel frattempo Titti fa fisioterapia e cerca di recuperare le forze. «Probabilmente l’intervento costerà tra i 1000 e i 1200 euro, una spesa che sopporterà l’associazione grazie a chi ci sosterrà». Non ha ancora una casa, ma sembra che qualcuno si sia già mostrato interessato ad adottarla. L’associazione, infatti, non è dotata di un rifugio e si rivolge spesso a pensioni a pagamento o a privati pur di risolvere le emergenze.

Il lieto fine non basta, però, a smussare l’amarezza che trapela dalle parole di chi ci racconta questa storia, la delusione nei confronti di chi «non ha agito come avrebbe dovuto, pur avendo tra i propri obiettivi quello di proteggere gli animali». Forse, reclamano i volontari, se si fossero subito verificate le condizioni di Titti, la situazione non sarebbe divenuta così grave e non sarebbe stato necessario riparlarne.

«Vorrei lanciare un messaggio -conclude la volontaria- Vorrei che la gente diventasse un po’ più sensibile: gli animali provano dei sentimenti, hanno una ragione, non sono degli oggetti. Le associazioni fanno quello che possono, ma è indispensabile che i cittadini siano collaborativi. Non basta fare una telefonata per salvare un cane, serve qualcosa in più, una sensibilità che evidentemente ancora manca, anche nelle istituzioni».

Di seguito la fotogallery.

Milù e Lulù



Titti

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