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LAMA, L’ALLUVIONE DEL 2006 E LE “PERICOLOSE INTERFERENZE”

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Pubblichiamo questo interessante “power point” che ci ha inviato Matteo Lucente. Si tratta di un servizio fotografico, bello e impressionante allo stesso tempo, che descrive la violenza dell’acqua piovana nella lama San Giorgio. Le foto testimoniano il fondamentale ruolo idrogeologico che la lama svolge per sua natura. Il rischio idrogeologico, a volte devastante e mortale, è dovuto soprattutto alle “interferenze” umane, alla selvaggia e illegale antropizzazione.

Chi abusivamente costruisce un tendone, un muro di cemento armato o, addirittura, una casa nella lama deve sapere il rischio che corre. La lama, prima o poi, si vendica. Quando scorre, l’alluvione non guarda in faccia nessuno. Alla luce di queste immagini è ancora più evidente l’assurdità del canale ricoperto di mattoni di calcestruzzo che il Consorzio di Bonifica Terre d’Apulia voleva costruire per far scorrere, in continuità idraulica, i reflui di fogna di quattro depuratori.

Che fine avrebbero fatto quelle tonnellate di calcestruzzo grigliato di fronte alla violenza idraulica che si scatenò nella lama nel 2006? Nella migliore delle ipotesi le avrebbero raccolte nella baia di San Giorgio, nella peggiore sarebbero andate ad ostruire, insieme al grande materiale che l’acqua si porta appresso, i ponti di cui la lama è disseminata lungo tutto il suo percorso.

Di fronte ad una alluvione di quel tipo che fine farebbero i liquami di fogna malamente depurati, o non depurati affatto, come la cronaca di questi giorni sta facendo emergere, di quattro depuratori? Quand'anche non scorressero per tutta la lama l'alluvione li spalmerebbe sull'intero territorio con tutti i fanghi che i depuratori, in caso di forti piogge, scaricano nei recapiti finali.

Queste immagini fanno capire che qualsiasi opera, che non sia monumentale e di cemento armato, quindi, estremamente invasiva, nella lama non dura, viene spazzata via. E’ difficile immaginare, in un territorio del genere, l’ing. Giuseppe Corti (Consorzio Bonifica) che, per far scorrere senza ristagni i reflui, risolve la continuità idraulica scavando “a mano”.




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