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EMERGENZA LAVORO NEL SUD EST BARESE, NE HA DISCUSSO IERI LA CGIL

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di Domy Divittorio


Collaborazione, innovazione e impegno della classe dirigente: sono queste le cure prescritte dalla CGIL per curare il male della disoccupazione che tanto attanaglia la nostra terra. Questo è quanto è emerso, in estrema sintesi, dall' incontro tenutosi ieri presso la sala consiliare del nostro comune "L'emergenza lavoro nel sud est barese".

Dopo avere presentato, nello scorso aprile, il nuovo Piano del Lavoro "Creare lavoro per dare futuro e sviluppo al Paese", il sindacato di Giuseppe Di Vittorio è ora alle prese con il confronto diretto con le realtà locali, perché ascoltare la gente e toccare con mano i problemi è l'unica via per la realizzazione di un programma efficiente e coerente.

Grazie alla studio approfondito del sociologo Leo Palmisano, è stato possibile prendere atto della reale situazione occupazionale della nostra terra. La provincia di Bari nel quinquennio 2008-2012 ha registrato un calo dell' occupazione del 3%, un trend ben più accelerato sia di quello regionale (2%) che di quello nazionale (1.8%). Se si guarda la situazione dalla prospettiva dell' occupazione per genere, la realtà non è più confortante: nella provincia di Bari le donne lavoratrici sono la metà rispetto agli uomini occupati, ben lontano dal dato nazionale che registra uno scarto di 20 punti percentuali.

E questo nonostante il tasso di scolarizzazione delle donne sia più alto di quello maschile: il numerato delle laureate pugliesi è più alto di quello dei laureati, ma in termini occupazionali la situazione si ribalta. Questo è legato tanto all'uscita volontaria dal mondo del lavoro dopo il primo figlio (uscita che diventa necessaria a seguito della riduzione dei servizi alla persona offerti dalle cooperative sociali), quanto alla bassa richiesta di qualificazione del lavoro da parte delle imprese, altro tasto dolente della nostra regione.

Come si può infatti rispondere alla crisi se non con l'innovazione, tanto nei prodotti quanto nei processi? E da dove arriva l'innovazione, se non da una formazione altamente specializzata? Ebbene, le nostre imprese si pongono in netto contrasto rispetto a questo processo. In tutti i settori, dalle costruzioni alla ristorazione, passando anche per l' agricoltura, settore trainante della nostra economia, la domanda di lavoro di laureati è irrisoria. Addirittura, nel campo edile è nulla.

Al problema della mancanza di mentalità imprenditoriale, si aggiunge l'incompetenza della classe politica, che invece di proporre soluzioni, si aspetta risposte dal sindacato. A rappresentanza degli enti locali erano presenti il sindaco di Rutigliano, Roberto Romagno, il sindaco di Putignano, Gianvincenzo De Miccolis, l'assessore al bilancio e contenzioso del comune di Noicattaro Alida Palmieri e infine il vicesindaco di Polignano Paolo L'Abbate.

È vero, le politiche industriali, che sono ciò di cui necessita il nostro Paese, di certo non rientrano nelle competenze degli enti locali. Ma non è loro il compito di creare le condizioni necessarie a che le imprese nascano e si sviluppino, dando vita a nuovi posti di lavoro? La lentezza della burocrazia, anche solo se si tratta di rilasciare un'autorizzazione, non è già di per sè un ostacolo a fare impresa? Questo è quanto ha voluto sottolineare il presidente del consorzio Meridia, Gianfranco Visicchio.

Come può ripartire la nostra economia? Come possono le nostre imprese uscire dall'orizzonte locale e internazionalizzarsi? Come possono resistere di fronte ai competitors di tutto il mondo? Incontri come quello di ieri servono ad analizzare un piaga come la disoccupazione in tutte le sue sfaccettature, e sono proficui fintanto che la collaborazione tra amministrazioni, parti sociali e imprenditori rimanga salda nel tempo.

Una nota dolente è però doverosa: a chi dovrebbe interessare in primis la questione dell'occupazione se non ai giovani? Cercare una cura alla disoccupazione non è un compito primario di tutti i partiti politici? L'assenza tanto dei primi quanto dei secondi è sintomo di quanto la nostra società civile si stia impoverendo e a volte si limiti a lamentele sterili.

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