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GLI INCOMPATIBILI: GALLUCCI, COLAMUSSI, ANTONELLI E COLETTA

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di Gianni Nicastro

“Ai fini della prevenzione e del contrasto della corruzione, nonché della prevenzione dei conflitti di interessi, il Governo è delegato ad adottare, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, uno o più decreti legislativi diretti a modificare la disciplina vigente in materia di attribuzione di incarichi dirigenziali e di incarichi di responsabilità amministrativa di vertice nelle pubbliche amministrazioni”
, così recita il comma 49 dell’art.1 della legge di “prevenzione e repressione della corruzione e dell'illegalità nella pubblica amministrazione” (la 190/2012).

Ci sono voluti più di sei mesi, ma alla fine il governo ce l’ha fatta. L’8 aprile scorso ha approvato il decreto legislativo -pubblicato il 19- che reca le “disposizioni in materia di inconferibilità e incompatibilità di incarichi presso le pubbliche amministrazioni e presso gli enti privati in controllo pubblico”. Una norma nuova di zecca che estende le incompatibilità contenute nell’art. 63 del Testo unico degli Enti Locali (L. 267/2000).

Più precisamente il decreto legislativo in questione -n.39/2013- all’art. 12 comma 3 così dispone:  “Gli incarichi dirigenziali, interni e esterni, nelle pubbliche amministrazioni, negli enti pubblici e negli enti di diritto privato in controllo pubblico di livello regionale sono incompatibili:  … b) con la carica di componente della giunta o del consiglio di una provincia, di un comune con popolazione superiore ai 15.000 abitanti…”.

Alla luce di questa nuova e incalzante norma numerose sono le amministrazioni e i consigli comunali che vedranno stravolta la loro composizione; allo stesso modo numerosi dirigenti di enti pubblici, o privati con controllo pubblico, che hanno contemporaneamente incarichi politico-amministrativi, saranno costretti a scegliere cosa fare nella vita, cioè ad optare tra incarico dirigenziale e incarico amministrativo, pena decadenza da quest’ultimo.

Di fronte a queste disposizioni a Rutigliano come siamo messi? Di primo acchito i casi potrebbero essere quattro, quello del segretario comunale Floriana Gallucci, del presidente del consiglio comunale Matteo Colamussi, dei consiglieri di opposizione Pasquale Coletta e Mimmo Antonelli. Potrebbero essercene altri, ma soffermiamoci un attimo su questi.

La dott.ssa Gallucci è anche assessore nella giunta Emiliano del comune di Bari, dal momento in cui il caso viene sollevato -a Rutigliano o a Bari- il segretario assessore ha 15 giorni di tempo per decidere, scegliere una delle due cariche. Colamussi oltre ad essere consigliere comunale (PDL) è da diversi anni presidente del consiglio di amministrazione delle FAL (Ferrovie Apulo Lucane), che sono un ente con capitale sociale completamente pubblico nelle mani del Ministero dei Trasporti. Anche il Colamussi dovrà scegliere che presidente vuol essere, se del consiglio comunale di Rutigliano o delle FAL di Bari; nel primo caso l’indennità è di 1317 euro mensili, nel secondo è probabile si tratti di qualche migliaio di euro in più.

Il consigliere socialista Coletta è anche direttore dell’Ufficio delle Dogane di Brindisi, per continuare a fare il consigliere comunale dovrebbe mettersi in aspettativa alle dogane. E’ difficile che questo accada, dovrà dunque dimettersi da consigliere. Mimmo Antonelli nel 2010 ha partecipato a un concorso pubblico della ASL BT per la copertura di un posto di dirigente delle professioni sanitarie infermieristiche ed ostetriche territoriali, è risultato idoneo e da allora fa il dirigente del servizio infermieristico ostetrico ospedaliero nella ASL della BAT. Anche lui, come Coletta, dovrà scegliere tra aspettativa e dimissioni.

C’è un'altra incompatibilità che l’amministrazione Romagno si trascina sin dal suo insediamento, quella del vicesindaco Pasquale Redavid. Qui saremmo di fronte a un vero e proprio conflitto di interessi se gli obblighi dell’art. 63 del TUEL valessero anche per gli assessori così come valgono per il sindaco e i consiglieri comunali. Nel caso, l’incompatibilità è rappresentata dalla Censum S.p.a., ditta appaltatrice del comune di Rutigliano per la gestione della banca dati ICI e dei servizi relativi alla riscossione dei tributi comunali, controllata al 74,5 % dalla Eurogest, altra società per azioni i cui azionisti sono Vito Redavid (maggioritario) e Donata Labate, rispettivamente fratello e moglie del vicesindaco, nonché assessore all’agricoltura, Pasquale Redavid.

Nel caso le incompatibilità siano sollevate, in consiglio comunale o da qualsiasi altro cittadino elettore del comune di Rutigliano, ai tre consiglieri subentrerebbero i primi dei non eletti delle rispettive liste. Per il PDL entrerebbe il sig. Orlando Giovanni, per il Partito Socialista entrerebbe la sig.ra Angela Lorusso, per la lista Risveglio entrerebbe l’avv. Giovanni Albanese.

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