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OPERAI COSTRETTI A LASCIARE METÀ STIPENDIO AI PADRONI

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Siamo in un momento di crisi senza precedenti, milioni di disoccupati, licenziamenti e, anche quando si riesce a trovare un  lavoro, non è proprio una festa. E’ capitato a Bari che, per due anni, alcuni operai sono stati costretti a “regalare” metà dello stipendio al proprio datore di lavoro.

In un comunicato diramato ieri dal Comando Provinciale dei Carabinieri si legge che gli operai in questione “una volta assunti a tempo determinato, con la prospettiva del licenziamento, erano costretti ad accettare un salario non superiore a 550 euro mensili, pur spettandone 900-1000”. L’importo dello stipendio dichiarato, infatti, era proprio il doppio di quello che in realtà percepivano quei lavoratori.

Perché il rapporto di lavoro potesse durare il patto era chiaro sin dall’inizio e avveniva tra i datori di lavoro e gli operai al momento del colloquio per l’assunzione in presenza anche del ragioniere della società: si lavorava se si accettava metà stipendio. “In caso contrario -si legge ancora nel comunicato- veniva loro riferito che potevano essere rimpiazzati da altre persone disposte ad accettare tali condizioni”.

Le indagini svolte dai carabinieri del Nucleo Operativo di Bari hanno permesso di documentare il patto scellerato ai danni di quattro operai. Così gli imprenditori in questione di una ditta di tendaggi, padre e figlio (73 e 41 anni), baresi e incensurati, sono stati messi agli arresti domiciliari dai “Carabinieri della Compagnia di Bari Centro in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip del Tribunale di Bari su richiesta della locale Procura della Repubblica” con l’accusa di estorsione in concorso. E’ stato denunciato anche il ragioniere. Insomma, un po' di sana giustizia.

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