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NULLA SARÀ PIÚ COME PRIMA

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Le ultime elezioni politiche hanno fatto registrare risultati che, pur diffusamente previsti, hanno condotto a scenari nuovi, rivoluzionando le stesse aspettative di quanti intuivano i grandi cambiamenti in atto. Un mio giovane amico, abbastanza attento nell’interpretare gli orientamenti sociali, mi ha fatto prendere atto che oltre il 50% degli elettori, votando il movimento cinque stelle o, non andando a votare, ha voluto esprimere il grande risentimento nei confronti dei tradizionali partiti. Questo 50% è tanto e, forse, nulla sarà più come prima.

D’altra parte, molti avevano già iniziato ad avere il coraggio di manifestare ripetutamente il disagio di continuare a riconoscersi nei partiti tradizionali. Molti hanno iniziato a prendere le distanze da quegli uomini in cui avevano riposto fiducia e consenso, ma che continuavano ad essere indifferenti ai problemi reali della gente, pur rimanendo, tutti, molto attenti ed unanimi nel difendere e salvaguardare i loro privilegi.

Dinanzi alle difficoltà per il lavoro, dinanzi alle difficoltà nell’assicurare il necessario per i quotidiani bisogni per se e per la propria famiglia, dinanzi alla opprimente pressione fiscale, tanti di noi hanno cominciato a gridare tutto il  disagio e la  rabbia nei confronti di una classe politica che ci faceva vivere una vita di cui si iniziava a temerne il corso. E mentre la gran parte di noi quotidianamente doveva cimentarsi con le mille difficoltà che il momento storico stava imponendo,  loro, i nostri rappresentanti da noi stessi votati ed eletti, non solo mostravano tutta la loro incapacità a fornire adeguate risposte alla crisi emergente, ma non hanno avuto neanche il pudore di ridurre immediatamente i tanti e tanti privilegi che si erano unanimemente assicurati.

Dinanzi a tutto ciò come non comprendere la rabbia di chi ha gridato: andate tutti a casa. Io stesso ho cominciato ad avere la sensazione di aver sbagliato moltissime cose durante il mio lungo percorso politico. Ho cominciato ad avere la sensazione di aver contribuito a sostenere partiti politici e rappresentanti politici che avevano condotto i miei figli e tutte le nuove generazioni a vivere una vita “senza futuro e senza speranza”. E questo ho iniziato a non perdonarmelo. Cadere in questa tremenda sensazione non ti fa vivere più serenamente, ed in silenzio inizia a serpeggiare il desiderio di vedere cambiare tutto.

Forse questo segnale il popolo italiano lo ha voluto dare con il voto espresso nelle ultime consultazioni politiche. Bisogna far saltare le asfittiche incrostazioni che stanno impedendo la circolazione delle nuove idee. E’ necessario far emergere tutte le idee per farle camminare, magari sostenute da nuove generazioni che bisognerebbe aiutare e farle sentire protagoniste di azioni mirate a costruire un futuro che appartiene soprattutto a loro. Sento il coraggio di dire tutto questo che magari ha assunto i toni di un “mea-culpa”.

Ma, non si può essere in pace con se stessi se non si ha il coraggio di ammettere i propri errori. E certamente io ho sbagliato quando bisognava gridare con forza nei confronti di una classe politica che ci stava conducendo nel baratro, e non l’ho fatto, o l’ho fatto con poca forza e poca convinzione. Oggi possiamo dire che qualcosa è iniziato a cambiare. Ed io, dall’ultima fila, da quella fila dove in genere si siedono le persone che non intendono farsi notare, sto a guardare per poter sostenere, nel mio piccolo, le idee migliori che possono innescare un processo nuovo di vita e di speranza.

Vito  Antonicelli

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