LE FANCIULLE DI AUSCHWITZ EVOCATE NELLA POESIA DI F. PIRRO. Video
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- Pubblicato Sabato, 16 Febbraio 2013 10:35
- Scritto da Gianni Nicastro
di Gianni Nicastro
Una serata densa di emozioni la presentazione del libro di Federico Pirro (giornalista RAI, Gazzetta del Mezzogiorno, Repubblica) avvenuta mercoledì scorso nella cornice del Caffè letterario di Torre Belvedere di Paola Borracci, organizzatrice dell’evento culturale e responsabile del Presidio del Libro di Rutigliano nel cui ambito si è svolta l’iniziativa in collaborazione con la cartolibreria "Barcadoro".
Una presentazione fuori dai canoni, che si è dipanata tra poesia, musica e racconto col qualificato supporto di Maria Giaquinto (voce) e Giuseppe De Trizio (chitarra) dei Radicanto, affermato gruppo di musica popolare e tradizionale del Sud.
Un giornalista che viene “folgorato” sulla via di Auschwitz, è il caso di dire. Questo è il secondo lavoro letterario sulla Shoah di Federico Pirro, lavori stimolati da un viaggio in Polonia nell’orrore del campo di sterminio nazista più famoso. E’ così. Chiunque vada a visitare un luogo del genere, per quanto chiara possa essere la sua visione di quella grande tragedia dell’umanità, ne viene fuori, ritorna, con una percezione diversa, molto più realistica, con la sottile inquietudine che il germe culturale di quell’orrore possa ancora covare sotto le ceneri della storia e, per questo, sente il bisogno di raccontarla al mondo quella inquietudine.
Da qui l’importanza della Memoria, appunto, dell’utilizzo di qualsiasi strumento e luogo per raccontare, portare alla mente, riflettere, commuovere, perché l’emozione fissa in modo indelebile nella nostra testa quello che vediamo, sentiamo, percepiamo… i ricordi.
E l’emozione ha più volte assalito Federico Pirro l’altra sera, non solo quando ha letto alcune delle sue poesie su quelle giovani vite devastate nella carne e nello spirito dall’orrore nazista, anche quando ha raccontato il suo viaggio in Polonia che lo ha portato a Cracovia, città vicina ad Auschwitz e al suo campo di sterminio. Qui ha visto la fabbrica di Oskar Schindler, l’imprenditore tedesco («un pescecane»), iscritto al partito nazista, che faceva affari con la guerra, ma che a un certo punto, «assistendo ad un rastrellamento di ebrei», racconta Pirro, cambia, diventa un’altra persona e si ingegna, in mille modi, per sottrarre alla deportazione e allo sterminio quanti più ebrei possibile. Portandoseli a lavorare nella sua fabbrica ne ha salvati 1200.
Vi proponiamo qui, in video, alcuni, brevi, momenti della serata alla quale, ricordiamo, hanno partecipato, oltre all’autore e alla organizzatrice, anche l’ass. Angela Redavid e il giornalista Gianni Capotorto.
Buona visione