CAPITOZZATURA, IL PARERE DI UN TECNICO FORESTALE
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- Pubblicato Venerdì, 15 Febbraio 2013 14:58
- Scritto da Vito Solenne
A Rutigliano la capitozzatura degli alberi ornamentali del verde pubblico urbano è una pratica consolidata, che si ripete ciclicamente. Una potatura pesante, invasiva, che suscita diffusa contrarietà, se non vero e proprio sdegno, da parte di molti cittadini. Rutiglianoonline ha trattato più volte l’argomento stimolando un dibattito che ha visto, e vede, persone che ritengono la capitozzatura una pratica normale, addirittura necessaria alla pianta, e altre che sostengono esattamente il contrario.
Per un approccio meno emotivo e più tecnico alla questione abbiamo chiesto un parere al dott.
Vito Solenne, laureato in scienze forestali e ambientali.
La strage degli innocenti, ovvero
perché la capitozzatura è una tecnica ormai superata
I tecnici specializzati in selvicoltura urbana e arboricoltura hanno ben presente tre assiomi fondamentali: 1) la potatura, comunque sia effettuata, è uno stress per la pianta; 2) la miglior potatura è quella che non si vede; 3) le piante più belle sono quelle non potate. Le potature devono essere eseguite a regola d'arte, cioè tendere a mantenere la chioma di ogni esemplare arboreo, per quanto possibile, integra e a portamento naturale tipico delle singole specie botaniche.
Le finalità principali della potatura in ambiente urbano sono principalmente di mantenimento, ossia si interviene per eliminare rami secchi o deperiti e di sfoltimento diretto a diminuire la densità della chioma ma non il suo volume (Figura n° 1).
Alle volte però, si è costretti ad effettuare la capitozzatura o tree topping, vale a dire, una potatura di tipo straordinaria che consiste nel drastico accorciamento del tronco o delle branche primarie (Figura n° 2). L’asportazione totale o parziale della chioma è giustificabile solo in determinati casi, come ad esempio la presenza di linee elettriche o telefoniche (Figura n° 3) che possono creare situazioni di pericolo.
Un albero soggetto a periodiche capitozzature nel lungo periodo risulta poco stabile, in quanto viene meno l’equilibrio tra la chioma e l’apparato radicale. Infatti, è stato verificato in occasione di abbattimenti, che piante sottoposte a ripetute capitozzature sviluppano un apparato radicale poco esteso ed estremamente debole. C'è una domanda che tutti ci poniamo: perché la capitozzatura rimane una pratica comune?
Alcuni “tecnici” giustificano la capitozzatura per limitare la crescita degli alberi. I cittadini pensano che le dimensioni eccessive degli alberi possano creare un pericolo per la loro incolumità, ma è davvero così?
La International Society of Arboriculture (ISA), che è la più grande associazione professionale tra quanti si dedicano alla cultura ed alla conservazione degli alberi, ha stilato un documento in cui si spiegano i motivi per cui la capitozzatura sia una tecnica dagli effetti pericolosi.
La pianta capitozzata, essendo un organismo vivente, mette in atto una serie di strategie per poter sopravvivere. In corrispondenza delle grosse ferite lasciate dai tagli, incomincia a formarsi un callo di cicatrizzazione circolare che terminerà nella stagione vegetativa successiva. Quando il callo non si forma, a causa di un errato taglio, i tessuti del tronco sono attaccati da organismi patogeni. Le ferite non rimarginate favoriscono l’ingresso di agenti cariogeni che sono responsabili di formare delle cavità all’interno del legno, compromettendo la stabilità strutturale della pianta (Figura n° 4).
L’eliminazione della chioma influisce non soltanto sulla fonte energetica dell’albero, ma anche sulla capacità di protezione della corteccia dall’azione diretta dei raggi solari. In seguito all’azione traumatica, tra legno e corteccia sul callo cicatriziale le gemme avventizie emettono i succhioni, rami molto vigorosi e scarsamente ancorati alle branche con un “costo” energetico elevato per la pianta. Mentre le gemme dormienti contenute all’interno del legno, che originano rami sani e ben ancorati, vengono eliminate con la potatura.
I succhioni si formano a causa di una condizione di forte squilibrio tra la “forza” dell’apparato radicale e la quantità di foglie e rami che sono stati eliminati. I numerosi rami che si sono sviluppati (Figura n° 5) così velocemente di dimensioni pari a quelli di prima dell’intervento, sono deboli e predisposti alla rottura specialmente in presenza di vento. Infine, con il taglio a capitozzo, la pianta perde la sua bellezza dovuta al portamento naturale raggiunto durante il suo allevamento in vivaio. Ma la capitozzatura non doveva ridurre le dimensioni dell’albero e preservare l’incolumità dei cittadini? A quanto pare la capitozzatura rende l’albero più pericoloso nel lungo periodo. Dal punto di vista economico la capitozzatura è molto costosa, in quanto richiede manodopera specializzata, se l’albero sopravvive richiederà continue potature.
La possibilità che condizioni atmosferiche avverse provochino la rottura di rami è maggiore e sarà quindi necessario intervenire per rimuoverli, se l’albero muore, dovrà essere rimosso. Inoltre si dovrà provvedere a smaltire i residui vegetali presso impianti autorizzati. Quali sono le alternative alla capitozzatura?
Prima di tutto è necessaria una corretta scelta delle piante da mettere a dimora in un determinato contesto urbano tenendo conto dell’accrescimento della pianta (altezza massima e volume della chioma, tipo di apparato radicale) nel corso del tempo. Per fare ciò le amministrazioni comunali devono dotarsi di appositi uffici con a capo personale con specifiche competenze professionali, quali i Dottori Agronomi e Forestali. Le amministrazioni, che hanno già provveduto ad assumere personale qualificato, hanno redatto un regolamento comunale del verde pubblico e privato che costituisce uno strumento di pianificazione comunale.
Il regolamento consente di tutelare il verde urbano prevedendo le modalità di realizzazione e manutenzione del verde, la scelta e la messa a dimora delle specie vegetali, i criteri di valutazione dei danni arrecati al verde, le procedure e i criteri per la progettazione di nuovi spazi verdi. I regolamenti finora approvati hanno vietato la capitozzatura per le ragioni sopra menzionate, prevedendo anche sanzioni amministrative verso coloro che non ottemperano a tali prescrizioni. Oppure si fa riferimento ad essa come tecnica di carattere straordinario, prevedendo particolari accorgimenti nel caso in cui venga effettuata.
La diffusione del verde urbano, indicata anche da Agenda 21 e dalla Carta di Aalborg, è un elemento di grande importanza ai fini del miglioramento della qualità della vita nelle città. Per cui sarebbe auspicabile che il Piano Regolatore Generale Comunale (PRGC) fosse affiancato dal Piano del Verde Urbano per consentire una razionale pianificazione degli interventi di estensione delle aree verdi, la cui assenza produce un rilevante spreco di denaro pubblico e rende di fatto meno fruibile il verde ai cittadini. La legge n. 10 del 14 gennaio 2013 fissa nuove regole per lo sviluppo degli spazi verdi, la quale va anche a potenziare il preesistente quadro normativo sulla tutela dei patriarchi verdi, patrimonio paesaggistico e ambientale di grande pregio del nostro Paese.
Dottore Forestale Vito Solenne